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Unità-Il Fantasma della Finanziaria

Il Fantasma della Finanziaria di Laura Pennacchi San Silvio da Arcore, che miracoli autentici (cioè benefici) non riesce a farne, rischia di riuscire nell'ennesimo gioco illusionistico: derub...

09/09/2005
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l'Unità

Il Fantasma della Finanziaria
di Laura Pennacchi

San Silvio da Arcore, che miracoli autentici (cioè benefici) non riesce a farne, rischia di riuscire nell'ennesimo gioco illusionistico: derubricare ad ultima delle preoccupazioni quella che dovrebbe essere la prima priorità del Paese, e cioè la preparazione della Finanziaria per il 2006, l'ultima della legislatura e alla vigilia di decisive elezioni politiche. Intanto, ogni giorno che passa l'Italia precipita sempre di più lungo la china discendente su cui l'hanno portata quattro anni e più di governo del centrodestra: mentre si accumulano segnali di instabilità a livello internazionale - primi fra tutti le devastazioni ambientali e sociali e il rialzo del prezzo del petrolio ormai a livelli pre shock -, il Pil ristagna, la crisi di tante piccole e medie imprese avanza, le esportazioni crollano, gli investimenti languono, il Sud declina.
Nel frattempo le famiglie contraggono i loro consumi e i giovani sono costretti a dilapidare il loro potenziale nell'attesa di lavoro o nella precarietà.

Non che gli argomenti sotto le luci della ribalta siano privi di importanza. Da una parte c'è il balletto scatenato intorno all'inverosimile vicenda, così tardivamente e maldestramente gestita, della riforma della Banca d'Italia, con il duetto Siniscalco-Fazio che, dalla comune riscoperta di inizio estate di un keynesismo ad usum delphini, è precipitato nell'impossibilità addirittura di intravedersi al prossimo Ecofin di settembre. Dall'altra parte le infinite fibrillazioni politiche all'interno della maggioranza - a cui ora si aggiunge una nuova puntata della telenovela sulla modifica della legge elettorale, quasi sicuramente destinata a concludersi con un nulla di fatto e pertanto con la riconferma che l'Udc prima scalpita e poi non rompe con la Cdl - catalizzano un dibattito mediatico che già, per larga parte dell'estate, si è trastullato con la metafisica del "centro" (in realtà inesistente come categoria teorico-concettuale: esistono sì elettori "di centro", ma le politiche si definiscono in primo luogo in base alle discriminanti destra/sinistra, le quali danno luogo ad articolazioni graduate, modulate, "moderate" ed è solo su tale moderazione - possibile sia per politiche di destra che per politiche di sinistra - che si esprimono gli elettori centristi).

Eppure, mai come quest'anno sulla manovra di bilancio si addensano interrogativi drammatici ai quali urge (urgerebbe) dare risposte serie, analoghe a quelle date in periodi cruciali del governo dell'Ulivo, quando l'allora ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi, convocava riunioni istituzionali collegiali (!) la domenica pomeriggio dopo Ferragosto per preparare le misure della Finanziaria con cui siamo entrati nell'Euro. Ma quella che il governo in carica manifesta non è solo inerzia: si tratta di attiva determinazione prima, di altrettanto attivo dirottamento ora. Constatiamo, infatti, quanto profonde siano le lacerazioni produttive, sociali, perfino etiche provocate dal quinquennio berlusconiano, iniziato all'insegna della depenalizzazione del reato di falso in bilancio e dell'abolizione dell'imposta di successione e donazione per i grandi patrimoni, proseguito al suono di cartolarizzazioni (molti dei cui introiti, iscritti in bilancio, non si sono realizzati) e condoni (venti fattispecie diverse di una medesima tipologia condonativa nel solo anno fiscale 2003, un più recente, devastante condono edilizio), inframmezzato dallo scudo fiscale (mentre in Germania l'aliquota andava dal 25% in su ed è stata imposta l'abolizione dell'anomimato, da noi, con un obolo del 2,5% e mantenendo l'anonimato, i capitali portati illegalmente all'estero hanno potuto regolarizzarsi, sicché si sono ben guardati dal prendere la via dell'investimento interno e sono rimasti per gran parte, comodamente, là dove erano).

Al tempo stesso ci chiediamo se e come verrà sciolta l'ambiguità che ha caratterizzato l'intera (misera) partita del DPEF, del quale fummo fin troppo facili profeti nel diagnosticare che non andava sottovalutato perché "tanto più fosse stato "vuoto" di indicazioni precise, tanto più sarebbe stato "pieno" di pericoli futuri". Che, infatti, ora si palesano. Nonostante un deficit che già viaggia oltre il 6% del PIL (ben oltre il 4,7% ammesso solo qualche settimana fa), a tutt'oggi anche l'entità complessiva della manovra correttiva è oggetto di controversia, perché i "saldi" complessivi rimangono non chiariti ("saldi" che sono però cruciali per identificare e circoscrivere le coordinate generali, e dunque gli spazi quantitativi, entro cui vanno collocate le specifiche misure della Finanziaria) per effetto della mancata, limpida e dettagliata indicazione dello scarto, e quindi dell'aggiustamento da apportare, tra andamenti "tendenziali" (quelli prevedibili in assenza di interventi governativi correttivi) e andamenti "programmatici" (quelli derivanti dalle correzioni governative). Dunque, c'e poco da almanaccare: ci verranno propinati cospicui ma fittizi tagli di spesa (come quelli a cui si è altre volte ricorso, senza alcun risultato, relativi alla spesa per l'acquisto di beni e servizi o alla ridicola applicazione del tetto del 2%), mentre cospicui ma veri tagli verranno scaricati sugli enti locali che si vedranno obbligati a contrarre prestazioni il cui impatto è rilevantissimo sulla vita quotidiana dei cittadini: sanità, trasporti, mense scolastiche, asili nido, assistenza agli anziani. Nulla ci verrà detto, sino a qualche speciale blitz notturno, sulla apertissima e maledettamente complicata faccenda dell'Irap, ma saremo certamente dilettati da poemi in lode della "lotta all'evasione" cantati, in spregio anche al senso del ridicolo, da quelli stessi che all'evasione avevano dato una patente di legittimità, non risparmiandosi nel decretarla "moralmente giustificata".