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Unità: «Il governo ci ascolti, non perda l’occasione»

Da Guglielmo Epifani un invito a Palazzo Chigi: «Altrimenti non c’è possibilità di dialogo»

30/05/2008
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

RISERVE MOTIVATE Senza ascolto non c’è dialogo. Guglielmo Epifani lo dice al governo in forma di «augurio», non di ultimatum. È questione di metodo, soprattutto dopo la falsa partenza del tavolo sulla pubblica amministrazione e la prima crepa
nel rapporto con la squadra di Silvio Berlusconi. «Se si vuole dialogare con il sindacato, si deve avere volontà di ascolto, altrimenti il dialogo prima o poi finirà». «Vale - continua - quel che ho detto al primo incontro a Palazzo Chigi: patti chiari, amicizia lunga». Quanto al merito, il «suggerimento» del leader Cgil all’esecutivo è di «costruire insieme obiettivi possibili» per portare il paese fuori dal pantano.
Più che un’apertura di credito è disponibilità al confronto quella che il leader della Cgil dichiara davanti a quasi mille delegati riuniti a Roma per la conferenza d’organizzazione. La Cgil è pronta, ma quanto sia né agnostica né indifferente Epifani lo chiarisce tracciando un quadro «che - afferma - non ci rassicura». Cita l’evidenza di «contraddizioni e paradossi» nel fare e nel dire del governo: l’essere federalisti da una parte e statalisti nel prelievo fiscale dall’altra, europeisti sul bilancio e non europeisti quando si forgia il reato di immigrazione clandestina: è «incostituzionale», «qui si passa il confine tra libertà e arbitrio». A proposito: «tutto il Paese dica basta, come noi oggi, alle ronde, alla caccia al diverso, basta all’intolleranza». Ancora: «La forza ottenuta dal centrodestra con le elezioni sarà messa al servizio del paese o di interessi di parte?». Le risposte a domande come questa decideranno il rapporto tra la Cgil e il governo.
I primi provvedimenti, intanto, non piacciono. Per dirlo Epifani sceglie toni soft, non fa comizi pur giocando in casa, semmai avanza «riserve motivate». Se la forma è sostanza, questa è una scelta politica. La detassazione degli straordinari «divide i lavoratori e sarà di difficilissima gestione» e il provvedimento sull’Ici, «non affronta le condizioni di chi vive in affitto e apre un problema con le entrate dei Comuni». Andava ridotto il fisco sul lavoro dipendente e sulle pensioni e ripresa la lotta contro l’aumento dei prezzi. Su questo Epifani ritiene che con Cisl e Uil vada riproposta la priorità, come si fece con il governo Prodi. Si deve chiedere un intervento di 5-6 miliardi di euro con un rafforzamento delle detrazioni, in media 400 euro a testa che possono sostenere la domanda. Ce n’è bisogno tanto più che l’economia internazionale mostra che «siamo su una polveriera», si profila un «quadro da economia da guerra». È poi rivolto al governatore di Bankitalia l’appello a riconoscere che «i salari non c’entrano nulla con l’inflazione», anzi la subiscono.
Guarda alla redistribuzione del reddito anche la riforma contrattuale. Con Confindustria ci sono state le prime schermaglie, sarà una trattativa difficile ma non «una sfida tra chi è più furbo o chi è più fesso», dice Epifani rivolto a Emma Marcegaglia, «interlocutore serio e rigoroso» per la Cgil. Certo, le resistenze degli industriali non mancano, si è già visto «un ritorno di paternalismo ottocentesco, da chi dà senza contrattare» e poi «in tanti hanno allergia ai tavoli con più sedie e vogliono rendere inutile la funzione sindacale». Ma compito del sindacato sarà comunque quello di «ritornare a sporcarsi le mani» sul territorio: e qui Epifani chiama la Cgil a darsi l’obiettivo di «contrattare di più e meglio» e a considerare l’estensione del secondo livello come «un elemento decisivo». È davvero una novità per il sindacato di Corso d’Italia.
Il dialogo prevede l’ascolto. Il giorno dopo lo strappo con il ministro Renato Brunetta, il segretario della Cgil rilancia, chiede «l’apertura di un tavolo vero sulle parti normative di tutti i contratti pubblici», che deve sfociare in un accordo, una legge semmai può venire dopo. In ogni caso, si deve farla finita con «raffigurazioni caricaturali» dei lavoratori pubblici e con «campagne qualunquistiche che fanno di ogni erba un fascio». Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti sono ospiti della conferenza. Non condividono la scelta di lasciare il tavolo ma non mettono in dubbio l’unità sindacale, anzi la rilanciano con convinzione. «Dobbiamo stanare il governo sulle questioni di merito - incalza il leader della Cisl - spero che lo inchioderemo insieme. Non c’è metodo che possa permettere a chicchessia di sfuggire al nodo vero». La sfida per la modernizzazione è accolta anche dal numero uno della Uil per il quale «il vero tumore è l’eccessiva dose di clientelismo, la possibilità di decidere carriere e assunzioni senza regole».