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Unità: Il Ministero scivola su Montale

di Marina Boscaino

19/06/2008
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l'Unità

MATURITÀ

NO A SNOBISMO culturale e gossip: anche se per il secondo anno consecutivo coloro che selezionano le prove dell’Esame di Stato hanno dimostrato scarsa attenzione, il fatto che Montale abbia dedicato a un uomo “Ripenso il tuo sorriso” (Ossi di seppia) non inficia la validità della scelta.
Come fa sapere in serata la ministra Gelmini: «Quanto accaduto non inficia la validità della prova». Quanto è successo è che si è chiesto agli studenti l’analisi del testo di una poesia, che il ministero ha interpretato come dedicata ad una donna e che invece al premio Nobel fu ispirata da un ballerino russo, Boris Kniaseff. Mentre rispondo ad sms allarmati dei miei alunni, bersagliati dai lanci di agenzia e terrorizzati all'idea di aver sbagliato la prova, vorrei osservare che, se l'analisi del testo letterario ha come finalità quella di valutare la capacità dello studente di comprendere, penetrare e contestualizzare alcuni aspetti del testo stesso, indipendentemente dalla sua conoscenza specifica, è evidente che il «caso» ha nulla a che fare con la scuola. Pochissimi insegnanti, me compresa, ne sono sicura, saranno stati in grado di rilevare l'errore; e se è vero, come molti ragazzi sanno, che la funzione salvifica della donna nella poetica di Montale emerge nella raccolta successiva agli Ossi di Seppia - Le Occasioni - è altrettanto vero che la lirica esaminata ne avrebbe potuto costituire un'anticipazione. E che il sistema di consegne aveva una certa coerenza. In conclusione: ancora un modo per non ragionare (o s-ragionare?) di scuola in un giorno in cui quasi 500.000 ragazzi affrontano una prova impegnativa.
Saggio breve o articolo di giornale: lo straniero come diverso, estraneo, alienato, nell'arte e nella letteratura. Il lavoro tra sicurezza e produttività: addirittura una possibile riflessione su disfunzioni dei capitalismi, esigibilità dei diritti e sicurezza fisica nell'esercizio delle proprie funzioni. I 60 anni della Costituzione: la traccia più scontata, eppure necessaria, considerando la significatività (speriamo non solo di maniera, ma sostanziale) della celebrazione. La Costituzione e persino le parole del Presidente Napolitano compaiono tra i documenti: incoerenze tra stridori e contraddizioni che l'attualità politica fa registrare. L'idea di scienza che emerge dallo sviluppo tecnologico. Infine i due temi tradizionali: la condizione femminile; la comunicazione delle emozioni convogliata attraverso le tecnologie: lettera vs sms e e-mail; comunicazione fisica contro comunicazione incorporea, impersonale e immediata. O no?
Belle tracce, dunque, al di là del gossip tra nozionismo, terrorismo, snobismo. Belle in assoluto, come concetti, come sollecitazioni destinate però a un mondo adulto e critico; meno afferrabili per adolescenti immersi nella liquidità, cui si richiede un intervento che - nel metodo e nel merito - la scuola spesso sollecita solo in quest'ultima prova del percorso. Perché è certo che i concetti richiamati dalle tracce appartengono alla sfera della coscienza critica e richiedono competenze di cittadinanza. Ma è altrettanto vero che la scuola è ancora strettamente legata a modelli trasmissivi che poco incidono su quella sollecitazione. E, nel contempo, la sua stessa organizzazione ribadisce la centralità del «programma», che impedisce qualunque deviazione e scoraggia una revisione dei paradigmi monolitici su cui si fondano le discipline. La prima prova rappresenta, anno dopo anno, un modo per riflettere sulle potenzialità della scuola e sulla sua effettiva capacità di incidere. Nella forma e nei contenuti. Mi chiedo ancora una volta quanti insegnanti (e quanti funzionari ministeriali, preposti alla selezione delle tracce) sarebbero in grado di affrontare un saggio breve. E perché - a fronte della «trasversalità» della prova, identica per tutti gli ordini di studio - si taglino aprioristicamente fuori da molte tracce gli studenti dei tecnici e dei professionali - la maggior parte della popolazione scolastica - che certamente hanno una minore dimestichezza soprattutto rispetto alle implicazioni filosofiche di cui sono intessute tutte le tracce. Fare parti diverse tra uguali non è il compito della scuola come istituzione pubblica.
Oggi stiamo ai perché, alle risposte da dare, alla riflessione, al pane (politico e non propagandistico) che riguarda la scuola italiana; per un giorno possiamo dimenticare fannulloni, chiamate dirette, concorrenza, mercato e pensare a come la scuola potrebbe diventare effettivamente per i ragazzi italiani un luogo di crescita culturale ed etica. Ma si espone il tetto senza aver costruito le fondamenta: l'esame, insomma, rappresenta ciò che la scuola potrebbe essere, ma che continua a non essere. Ed evidenzia come improcrastinabili trasformazioni che devono essere frutto di competenza e conoscenza della scuola e della sua realtà, e di una autentica elaborazione intellettuale coerente con l'autonomia scolastica.