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Unità-Il momento delle (vere) riforme

Il momento delle (vere) riforme L'esito della consultazione elettorale rende necessarie alcune osservazioni. In questa tornata elettorale, la situazione economica delle famiglie è stata dete...

06/07/2004
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l'Unità

Il momento delle (vere) riforme

L'esito della consultazione elettorale rende necessarie alcune osservazioni. In questa tornata elettorale, la situazione economica delle famiglie è stata determinante per il successo e l'insuccesso: Berlusconi ha perduto, perché si è generalmente addebitato alla sua persona e alla sua politica il continuo peggioramento delle condizioni di vita non solo delle classi operaia e impiegatizia, ma anche dalla piccola e media borghesia, e - per contro - lo sfacciato arricchimento dei ceti già privilegiati.
A sua volta l'"Ulivo" non ha trionfato, perché non è apparso capace di presentare al Paese soluzioni economiche chiaramente ed esplicitamente alternative a quelle del governo in carica.
Infine l'estrema Sinistra ha guadagnato voti, perché, pur non presentando essa stessa soluzioni alternative, è stata spesso considerata portavoce della protesta popolare.
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Sulla base di questi presupposti, occorre adesso pensare al futuro del centrosinistra nel suo complesso.
È necessario innanzitutto che la coalizione colmi il preoccupante deficit di progettualità che è apparso evidente e che ha provocato l'errore di attribuire alla "innovazione" e alla "modernizzazione" la dignità di scelte politiche, quando si trattava, solo, di utili modificazioni gestionali.
Il centrosinistra, cioè, è parso muoversi nell'analisi dei grandi temi economici, secondo schemi già applicati nella scorsa legislatura con risultati non convincenti. Da ciò è derivato che, spesso, la distinzione tra sinistra e destra in politica economica sia apparsa sfumata per essere compresa e apprezzata.
Valgano, fra tanti, alcuni esempi:
* perché abbiamo accettato che l'Enel si sia trasformato in un grande monopolio privato, che aumenta le tariffe per aumentare il reddito dei suoi azionisti?
* perché non ci siamo ribellati allo scandaloso cartello delle compagnie di assicurazione sulla responsabilità civile degli automezzi, che grava pesantemente su tutte le famiglie? * perché non abbiamo proposto misure drastiche contro l'aumento continuo dei prezzi dei prodotti di prima necessità, che peggiorano i bilanci familiari in modo insopportabile?
* perché non abbiamo posto un veto assoluto al trasferimento del trattamento di fine rapporto (T.F.R.) dalla sicurezza (garantita dallo Stato) dei conti aziendali, al rischio di strumenti finanziari legati all'andamento della Borsa?
* perché abbiamo di fatto rinunciato alla politica della proprietà pubblica della casa, che era stato uno dei capisaldi della Sinistra?
* perché non abbiamo sostenuto con convinzione la sacrosanta proposta di tassare il trasferimento di capitali a scopo unicamente speculativo?
* perché non abbiamo fatto una proposta organica di aumentare la imposizione sulle rendite da capitale, (attualmente fissata al 12,5%?), diminuendo quella sui conti correnti bancari (attualmente al 27%)?
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Tutto ciò è accaduto per la dichiarata necessità per il centrosinistra di subordinare le proprie convinzioni di base e la propria scala di valori ai dati di fatto di una società immodificabile. Siamo tutti convinti di dover tenere conto della situazione data, ma siamo altrettanto convinti che è grave errore rinunciare al proprio punto di partenza. E il punto di partenza è il nostro programma e sono gli uomini chiamati ad applicarlo.
È quindi fondamentale che tutta l'opposizione, unita, dica al Paese che cosa farà quando sarà maggioranza: abbiamo detto in questi anni dei sacrosanti "no", ma è necessario ora chiedere al Paese dei "sì" su un nostro progetto globale. Un progetto che unisca l'idealismo a lungo termine e il realismo di una azione di governo, che concilii i bisogni individuali con l'interesse generale e che non entri in contrasto con la necessaria gradualità di un disegno riformatore: una visione che conquisti le menti e i cuori degli uomini e delle donne appartenenti sia ai ceti più svantaggiati, sia alla maggioranza degli altri.
Mi rendo conto che è un'impresa difficile, ma so che è l'unico modo di garantire alla coalizione una vittoria non effimera.

È sull'economia e su un progetto globale che si gioca la partita: il centrosinistra in questi anni ha detto dei sacrosanti no, ora bisogna pensare ai sì

NERIO NESI