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Unità: Il ragazzo è insicuro? Colpa dei grandi

le conoscenze “scadono” in fretta, ciò che hanno appreso oggi domani potrebbe non valere più. ....

07/05/2006
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l'Unità

MARIO RUSSOLo psicologo del lavoro ed esperto di formazione: «Gli adulti non trasmettono fiducia nel futuro»

Il ragazzo è insicuro? Colpa dei grandiQuando si spengono i sogni? Che cos’è che rende i ragazzi di oggi più incerti rispetto al futuro? «Sono in aumento le complessità all'interno della nostra società che si rivela statica, non riesce a trasformarsi, non vive le sfide innovative come opportunità. L'adulto incerto non dà fiducia al giovane e il giovane si trova dinanzi a un paradosso», risponde Mario Russo, psicologo del lavoro ed esperto di formazione per i genitori nell'ambito delle attività del Coordinamento genitori democratici. Insomma, gli adulti che non sono riusciti a trasformare la società non trasmettono ai ragazzi la fiducia nel futuro. E i giovani che “se la cavano” riescono a far tesoro delle proprie risorse - del coraggio in primo luogo - e a cogliere la sfida. Ma il loro percorso ha aspetti contraddittori.

I ragazzi sembrano sollecitati da due orologi che segnano il tempo con ritmi opposti...

«Sì, è così. Da una parte il percorso formativo si è allungato molto. Prima si accedeva al lavoro a 14 anni, adesso a 18, ma se occorre mettere a punto una professionalità anche a 30. In questo senso i ragazzi restano a lungo nell'alveo protettivo di famiglie che oggi si sentono più insicure. Dall'altra parte le conoscenze “scadono” in fretta, ciò che hanno appreso oggi domani potrebbe non valere più. Questa situazione è paradossale. In più i ragazzi hanno poche occasioni di mettersi alla prova nel mondo del lavoro, cosa che aumenta il senso di rarefazione dell'efficacia delle loro conoscenze. C'è chi prende questa situazione come una sfida a trasformarsi e a tollerare margini di incertezza, chi arretra con paura».

Dunque, nasce la sfiducia. Ma l'adolescenza non dovrebbe essere l'età dei grandi progetti?

«Certo, lo è. Solo che i ragazzi oggi sono più incerti. Il sogno si trasforma o perché trova forme di realizzazione oppure perché si rileva impossibile. C'è tra gli adolescenti chi continua a sognare e ad avere concrete speranze, e ciò avviene anche perché è in condizioni di comprendere. Dinanzi a una situazione complessa i giovani hanno bisogno di avere fiducia e di una grande intelligenza per trovare il proprio percorso. Oggi hanno più occasioni di prima ma devono essere in grado di valorizzarle. E, ancora, non devono iniziare svantaggiati. Chi vive al Sud o frequenta gli istituti professionali non parte dalle stesse condizioni degli altri. La riforma Moratti in questo senso non aiuta».

In molti casi al sogno si sostituiscono l'attesa del “miracolo” o un'apatia rancorosa...

«Se è troppo grande il divario tra il sogno e le possibilità avvertite come reali ci si rifugia nella mediocrità per non sentire il dolore della rinuncia, oppure si cercano le scorciatoie. Le offerte di protagonismo dei vari reality televisivi sono state deleterie, hanno dato ai giovani occasioni di sfruttare forme di esibizionismo più che di trovare un lavoro fertile per sé e per la società».

Gli adulti che ruolo hanno?

«Dagli educatori, dagli insegnanti, dai comunicatori ci si aspetta che credano in se stessi e che sappiano rischiare in termini positivi. Una società che non interpreta la presenza di altre culture come opportunità di arricchimento, la varietà di modelli familiari come forma di libertà, le trasformazioni nel mondo del lavoro come occasioni nuove, semina insicurezza tra gli adulti. Adulti che assistono a una serie continua di “stop and go”, che perdono il lavoro a 45 o a 50 anni e non sono sicuri di cavarsela, non ispirano fiducia. La soluzione non è nella nostalgia, ma nell'avere coraggio sociale e individuale, nel mettere tutti nelle stesse condizioni formative e portare a compimento i processi di trasformazione partendo dal principio che la complessità è ricchezza».d. v.