Unità: Il rettore:Belle idee ma niente risorse
Intervista a Guido Fabiani, rettore di Roma Tre: "Dl positivo ma non a costo zero"
di Maristella Iervasi
«L’Università italiana aveva bisogno di un impianto riformato di 'governance' e funzionamento. Ha bisogno anche di un meccanismo serio di valutazione e premialità oltre a risorse certe per portare avanti la sua missione. Il mio giudizio sul Dl Gelmini? Positivo, merita molta attenzione - dice Guido Fabiani, il magnifico rettore di Roma Tre - ma servono anche consistenti risorse aggiuntive. Non può essere a costo zero. Il dl è frutto di un’attività di ascolto del ministero sui problemi dell’università: governance, accesso alla carriera nel rispetto del merito, meccanismi di valutazione ed elementi gestionali. Mi auguro che in sede parlamentare tutti questi temi vengano affrontati senza pregiudiziali. L’opposizione politica credo debba assumere un atteggiamento critico ma di confronto».
Avrà più poteri come rettore con la riforma Gelmini?
"Il dl responsabilizza gli organi di governo, dà più potere ai vertici dell’Ateneo: rettori e Cda Il rettore avrà un maggiore esercizio di controllo sulla didattica e la ricerca rispetto ad oggi. Poteri di controllo ma anche di sanzioni”.
Sarà rettore-manager, per questo le piace il dl Gelmini?
"Guardi, io sarò rettore ancora per tre anni, poi ho chiuso. Mi sto occupando di costruire l’Università per quelli che verranno”.
Pensa di federarsi con qualche università?
“È una novità importante del disegno di legge e bisogna rifletterci. Non saprei per ora dare una risposta, anche se sento che c’è una esigenza di costruire su base territoriale un sistema universitario”.
Se avesse un figlio che volesse fare il ricercatore, glielo consiglierebbe?
“Il lavoro universitario è un bel lavoro. Personalmente ripeterei d’accapo quello che ho fatto e non lo dico perchè sono diventato rettore. Vale la pena investire dopo il dottorato sei anni della propria attività per entrare nella carriera universitaria”.
Ma ci sarà pure qualcosa che le piaccia meno in questo provvedimento.
“Lascia incertezze e interrogativi il fondo per il merito affidato all’Economia. Scelta discutibile: ok per la borsa di studio agli studenti più meritevoli ma perchè non al Miur o responsabilizzando le università anche sulla gestione di questo fondo? C’è poi un altro punto che mi lascia perplesso: la nomina del presidente del Cda con decreto del presidente della Repubblica: non capisco, perchè andare a questi livelli per il Cda di una piccola o media università. Sarebbe accentramento più che autonomia”.
Se entrassero le aziende nel Cda, quanto sarebbero favorite le facoltà scientifiche rispetto a quelle umanistiche?
“Questo rischio c’è, non lo nascondo. Tuttavia tempo fa ho incontrato un amministratore delegato di una casa automobilistica straniera. Mi disse che il suo direttore generale è laureato in Filosofia. A volte la preparazione umanistica è molto più apprezzata dalla imprese rispetto alla scientifica e tecnologica che è troppo rigida e poco flessibile. Non bisogna avere paura dei privati. L’importante è che i soggetti che entrano vogliano collaborare allo sviluppo dell’Università e ad una formazione libera degli studenti”.