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Unità: «Il ritorno del maestro unico?Per i bambini è una sconfitta»

Come potrò lavorare bene da solo con il gruppo classe? Altro che maestro unico come esigenza pedogogica! È una vera debacle, la sconfitta del sapere per il bambino-studente

31/08/2008
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l'Unità

Maristella Iervasi/ Roma

I suoi bambini sono ancora in vacanza. Ma è come se fossero già lì: li «sente» correre per le scale, buttare a terra zaini e giubbini, tirarsi le palle di pane a mensa, li vede pigiarsi il naso e girare un dito nell’orecchio per inghiottire gli spaghetti schizzando sugo sull’intera tavolata. Sorride il maestro Nicola Perfetto, 57 anni, ma lo sguardo non si stacca dal muro. C’è Pietro che cammina su due mani, il giandarme Gianmarco che tiene sottobraccio un burattino nella piazza del mercato. Il grillo che «sputa» saggezza e Martina con una telecamera in mano che «inghiotte» tutto. L’hanno intitolato Il Pinocchio della Garbatella: una riscrittura di Collodi, con tanto di girato e montaggio in Vhs. Il film dei bambini dell’elementare «Alonzi» di Roma: a turno registi, attori e tecnici del suono, coadiuvati dagli insegnanti delle due terze, in primis Andrea Pioppi.

E il maestro Nicola si commuove: «Tutto questo non sarà più possibile. Tutti gli approfondimenti letterari o storici-scientifici sui dinosauri, il ciclo della vita, l’acqua, le gite culturali con sempre gli studenti protagonisti, andranno a farsi benedire. I bambini andranno alle medie che sapranno appena leggere, scrivere e contare. Con un bagaglio nozionistico da far paura e senza più scambi con le classi parallele. E il trauma del passaggio alla scuola “dei grandi” sarà sempre di più una voragine».

Fine della maestra-mamma e del maestro «vice zio». Stop alla compresenza in classe. Si torna al passato, al maestro unico. All’insegnante generalista con la penna rossa, che sa poco di tutto.

Nicola Perfetto si siede in cattedra. E si proietta nel futuro. «Buongiorno bambini, sono il vostro maestro e staremo insieme per 5 anni». Scuote la testa, il maestro di matematica, geografia e scienze della Alonzi: «No, no... come lo spiegherò ai bambini? Speriamo che le famiglie ci aiutino». Per quest’anno le elementari - come le medie - riaprono con i voti. La pesante «cura dimagrante» alla scuola, con il «massacro» degli insegnanti voluta dal duetto Gelmini-Tremonti - 90 mila insegnanti e 43mila bidelli e segretari in meno entro il 2012 - debutterà invece successivamente. Ma è bene prepararsi per tempo. Perchè le conseguenze saranno a catena, per i docenti, i bambini e le stesse famiglie.

Scomparirà inevitabilmente il tempo pieno: una «parolina», questa, che la ministra dell’Istruzione si guarda bene dal pronunciare per non finire nel «tritacarne», come accadde a Letizia Moratti. Un addio si prefigura anche per le mense scolastiche e forse per tappare i disagi dei genitori che lavorano, spunteranno i doposcuola-parcheggio: tenuti magari da personale non statale, a collaborazione. Mentre al docente di ruolo in eccesso rimasto senza classe per la scelta del maestro unico non resta che sperare in un posto di supplente. È questo il futuro disegnato per la scuola dal Berlusconi IV. È questa l’istruzione per le nuove generazioni.

Sulla sedia dell’ultimo banco della 3 B, ora ribattezzata IV F - per continuità con la vicina elementare «Cesare Battisti», nota nel quartiere come la scuola de I Cesaroni -, c’è un grembiule bianco con in tasca pezzetti di foglio di quaderno. Il maestro Nicola si avvicina e ricompone il puzzle: una numerazione, la tabellina dell’otto. Una delle più difficili per i bambini da mandare a memoria. Sorride il maestro e ricorda: «La gara sulle tabelline è una costante. Un’interrogazione a mo’ di gioco». Ma mentre racconta degli aneddoti si fa subito serio: «Come farò a gestire da solo una classe di 25 studenti per 20 ore alla settimane? Come farò a tenere fermo nel banco Pallino, evitare che Caio picchi Talaltro e accudire nel frattempo il bambino diversamente abile che ha finito le ore con l’insegnante di sostegno? Come farò ad aiutare i bambini che restano indietro, che hanno difficoltà con la lingua perchè stranieri o a rispiegare con pazienza le divisioni a due cifre a chi arriva da un’altra scuola con problemi comportamentali e rifiuto dei nuovi compagni?. Quest’anno tutto questo è accaduto - sottolinea Nicola Perfetto - e con Simona, l’altra insegnante prevalente, siamo stati un po’ anche genitori, psicologi e dottori. Ma un domani? Come potrò lavorare bene da solo con il gruppo classe? Altro che maestro unico come esigenza pedogogica! È una vera debacle, la sconfitta del sapere per il bambino-studente».