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Unità: Immigrazione, morti sul lavoro Chi paga sono sempre i deboli

Luigi Cancrini

16/06/2008
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l'Unità

Lettera firmata
Mio figlio lavorava da tre anni in nero. Quando è caduto da una impalcatura e si è rotto tutte e due le gambe, la macchina di qualcuno che passava di là l’ha portato in Ospedale. È stato allora che hanno cominciato a venire. Offrendo soldi e minacciando davanti a tutti: medici ed infermieri che non avevano il coraggio di dire nulla. Qualsiasi cosa perché mio figlio non dicesse quello che era accaduto. Abbiamo paura. La denuncia non l’abbiamo fatta. Se la legge di cui si parla in questi giorni sarà approvata davvero, il criminale sarà lui, mio figlio. Il paese da cui veniamo è molto povero. Le leggi, da noi, non proteggono tutti. Pensavamo che in Italia ed in Europa le cose andassero in modo diverso. Ci siamo sbagliati ma non è facile ora tornare indietro.

Ho tentato di riassumere la sua lettera ed il suo lungo sfogo con tutta l’attenzione possibile. Dall’interno di un sentimento, acuto, di vergogna e di impotenza. Di vergogna perché sono italiano e mi dispiace che il mio paese si presenti così agli occhi di chi ci viene per lavorare. Di impotenza perché la mia mente ha cercato inutilmente, mentre leggevo, di immaginare qualcuno a cui rivolgermi, qualcuno a cui dirle di rivolgersi. Malinconicamente concludendo che ha ragione lei, che è meglio che suo figlio non faccia nulla dopo che un sussulto di orgoglio e di paura vi ha impedito di accettare la mancia che vi veniva offerta da gente con cui è meglio non aver niente a che fare: oggi, in alcune zone di questo paese ed in quella in particolare in cui questi fatti sono accaduti non c’è rappresentante dello Stato, infatti, in grado di tutelare quello che, in linea di principio, sarebbe un vostro diritto.
Di incidenti del lavoro nelle zone di Gomorra parla del resto esplicitamente Roberto Saviano in un capitolo significativamente intitolato "Cemento armato". Di edilizia "si muore, scrive a pag. 237, in continuazione. La velocità delle costruzioni, la necessità di risparmiare su ogni tipo di sicurezza e su ogni rispetto d’orario. Turni disumani nove-dieci ore al giorno compreso sabato e domenica. Cento euro a settimana la paga con lo straordinario notturno e domenicale di cinquanta euro ogni dieci ore. I più giovani se ne fanno anche quindici. Magari tirando coca. Quando si muore nei cantieri si avvia un meccanismo collaudato. Il corpo senza vita viene portato via e viene simulato un incidente stradale. Lo mettono in un’auto che poi fanno cadere in scarpate o dirupi, non dimenticando di incendiarla prima. La somma che l’assicurazione pagherà verrà girata alla famiglia come liquidazione. ..Quando il mastro è presente il meccanismo funziona bene. Quando è assente spesso il panico attanaglia gli operai. E allora si prende il ferito grave, il quasi cadavere e lo si lascia quasi sempre vicino a una strada che porta all’ospedale. Si passa con la macchina si adagia il corpo e si fugge. Quando proprio lo scrupolo è all’eccesso si avverte un’autoambulanza. Chiunque prende parte alla scomparsa o all’abbandono del corpo quasi cadavere sa che lo stesso faranno i colleghi qualora dovesse accadere al suo corpo di sfracellarsi o infilzarsi. E così si ha una specie di diffidenza nei cantieri. Chi ti è a fianco potrebbe essere il tuo boia, o tu il suo. Non ti farà soffrire, ma sarà lui che ti lascerà crepare da solo su un marciapiede o ti darà fuoco in un’auto. Tutti i costruttori sanno che funziona in questo modo. E le ditte del sud danno garanzie migliori. Lavorano e scompaiono e ogni guaio se lo risolvono senza clamore. Io so e ho le prove. E le prove hanno un nome."
È in uno stato di questo tipo, mi dico, che caleranno i provvedimenti (di cui oggi il Governo parla con tanta fierezza e lei parla con tanta tristezza e timore) sull’immigrazione clandestina. Ho risposto due settimane fa in questa stessa rubrica dedicata ai diritti negati alla lettera di Antonella Ciurlia che mi segnalava, in nome dei 70.000 pediatri di base, il modo in cui (minacciare di) fare della clandestinità un reato significha tenere lontani dalle risposte sanitarie e assistenziali centinaia di migliaia di clandestini e, con loro, tutti i bambini che hanno la sfortuna di avere per genitori dei clandestini. Quello che mi sembra doveroso segnalare oggi, di fronte ad una lettera come la sua, è il modo in cui il crimine di chi lucra sulla salute e sulla vita dei lavoratori utilizzandoli in nero e senza preoccuparsi delle misure di sicurezza inutilmente richieste dalle nostre leggi verrà ulteriormente facilitato dalla paura di dover pagare con la prigione certa di chi ha commesso il reato di clandestinità il tentativo di denunciare chi ti ha sfruttato mettendo a rischio la tua salute e la tua vita.
C’è qualcosa di bieco e di sporco nel modo in cui gran parte della stampa e della televisione italiana (quelle che per giorni e giorni sputarono fango sui rumeni dopo l’omicidio commesso da un romeno balordo a Roma) hanno sottovalutato o messo sotto silenzio la notizia dei due piccoli imprenditori italiani che hanno ucciso un giovane rumeno dopo avergli fatto stipulare una assicurazione sulla vita. Il premio dell’assicurazione, lo avevano costretto a indicare sul contratto, doveva andare a loro per cui uccidere un rumeno era evidentemente normale. Quello che sta accadendo in questo paese ora che la destra governa con la benedizione di un papa (pronto a dimenticarsi dello sfruttamento dei lavoratori di ogni persecuzione degli emigranti di fronte ad un premier che gli promette di finanziare le scuole private cattoliche) è un qualche cosa di veramente orribile anche per merito (colpa) di questi media orrendi nella loro fatua amoralità.
Quello cui stiamo arrivando, mi dico a volte, è un clima, un livello di inciviltà cui la peggior Democrazia cristiana non ci avrebbe portato. Anche perché, forse, quello che c’era una volta era il PCI a darti costantemente l’idea di un luogo, morale e fisico, in cui avresti potuto condividere e incardinare la protesta nei confronti delle cose che fanno male alla coscienza di un essere umano normale. In cui avresti potuto portare suscitando una solidarietà attiva un dramma come quello che lei mi segnala. Collegandolo al lavoro quotidiano ed organico di una opposizione capace di farsi sentire con chiarezza e con determinazione. Capace di porre dei limiti alla deriva populista e vigliacca del potere: quella cui stiamo purtroppo andando incontro oggi nel paese in cui quelli che contano sembrano soprattutto gli interessi convergenti di un Presidente del Consiglio, dell’imprenditoria legale di Confindustria e di quella illegale della camorra. Con la benedizione di un Papa che sembra aver dimenticato (perfino lui!) la capacità di distinguere il bene dal male.