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Unità-Insieme per fermare il declino

Insieme per fermare il declino di Guglielmo Epifani Lo sciopero di oggi è importante per molti motivi. Innanzitutto per il merito: di fronte ad un Paese che rischia per intero di percorrere la st...

24/10/2003
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l'Unità

Insieme per fermare il declino
di Guglielmo Epifani

Lo sciopero di oggi è importante per molti motivi. Innanzitutto per il merito: di fronte ad un Paese che rischia per intero di percorrere la strada del declino produttivo e industriale; di fronte ad un mezzogiorno che dopo dieci anni di crescita si è fermato; di fronte ad una dinamica dei prezzi che non si riesce ad arrestare, e che giorno dopo giorno apre un fossato fra la capacità di spesa delle famiglie ed i costi di beni e servizi, la legge Finanziaria del governo appare ed è del tutto inadeguata a fornire le risposte che il paese si aspetta. L'intervento in materia previdenziale - inoltre - si presenta per quello che è: una scorciatoia del tutto impropria, un passaporto del tutto irrituale per avere un via libera da Bruxelles su quei conti e su quelle politiche che non sono né giusti né utili per il futuro del Paese. Ma così facendo, il governo non solo ha mandato al macero la concertazione e il rispetto di interlocuzione delle parti sociali, ma ha anche dato un colpo definitivo a quella che continua ad essere una buona riforma, la riforma Dini, così come dimostrano i risparmi consistenti realizzati in questi anni, così come esprime la lungimiranza delle situazioni che essa si proponeva di affrontare anche per l'equilibrio del sistema previdenziale.
I lavoratori, le lavoratrici, i giovani, i pensionati sono quindi chiamati oggi a dare una risposta di lotta contro queste politiche e contro questi provvedimenti, per riaffermare il bisogno di politiche giuste e per difendere un impianto riformatore che è insieme il più equo e il più sostenibile di quelli che siano stati affrontati fino ad oggi in Europa.
Per non parlare della vergognosa vicenda dei lavoratori esposti all'amianto.
Secondo motivo di importanza di questo sciopero è che esso ridà forza e voce alle persone, ai soggetti, che di fronte ad una politica governativa che tende a ridurre gli spazi del confronto, dell'interlocuzione, del rispetto vuoi che si tratti di un sindacato, di una associazione di impresa, di un ente locale, riafferma il bisogno di far partire qualsiasi scelta politica da una questione di metodo fondamentale: il rispetto della rappresentanza, il rispetto dei corpi sociali intermedi, una visione ricca e articolata della democrazia e della complessità della decisione politica.
In terzo luogo lo sciopero di oggi è importante perché è unitario. Fino a poco più di un anno fa sarebbe stato difficilmente immaginabile, in un tempo così breve la possibilità per Cgil, Cisl e Uil di proclamare uno sciopero insieme, di far confluire persone di diverso orientamento culturale e sindacale a lottare per gli stessi obiettivi e sulle stesse parole d'ordine.
È evidente che una lotta che ha al centro questioni così rilevanti come quelle dello sviluppo del Paese, del mezzogiorno, della coesione sociale, di una politica dei redditi che metta sotto controllo innanzitutto prezzi e tariffe, che parla del disagio crescente di aree di povertà, che parla della condizione degli anziani, della precarietà, delle prospettive di lavoro di molti giovani, di tagli indiscriminati agi enti locali che significheranno la riduzione di servizi e welfare locale, ha bisogno di un sindacato fortemente unito. Ancora più di un sindacato unitario, un sindacato unito nell'analisi, nelle proposizioni, negli obiettivi e nella capacità di stare in campo con una mobilitazione intelligente e ampia. Io penso che se oggi si trovasse conferma del distacco che c'è nel Paese (come dicono i sondaggi la maggioranza dei cittadini è contrario ai provvedimenti del governo) fra le politiche sbagliate del governo e le domande dei cittadini, non solo il sindacato ritroverebbe centralità e forza per chiedere con più vigore al governo la modifica radicale delle sue scelte, ma tutto il Paese sarebbe di nuovo attraversato da un senso di fiducia nei confronti della possibilità dell'agire individuale e collettivo per il cambiamento, la trasformazione e le riforme.
Il vicepresidente del Consiglio onorevole Fini ha parlato di uno sciopero politico. Dal suo punto di vista voleva dire che è uno sciopero privo di motivi di merito sindacale. Da questo punto di vista, il vicepresidente si sbaglia. Le ragioni al centro della protesta sono squisitamente sindacali, politicamente sindacali: il lavoro, l'occupazione, la fine della precarietà, la difesa dei redditi dei pensionati e dei lavoratori, una politica di investimenti in ricerca, innovazione e tecnologie, lavorare sulle infrastrutture che servono e smetterla di considerare sempre e soltanto la spesa sociale - e oggi quella previdenziale - come la fonte per far quadrare i difficili conti di una politica fallimentare. Ha invece ragione se vuole sottolineare che proprio in virtù e accanto a questi contenuti sindacali la protesta di oggi è anche politica. Politica per affermare esattamente il senso più alto di una responsabilità pubblica, quello che deve saper correggere i propri errori e guardare sulla base della migliore esperienza del modello sociale europeo ad una politica di sviluppo condita, attraversata e sostenuta da una politica di solidarietà e di coesione sociale.
Un obiettivo questo che richiede di stare in campo con la necessaria continuità nelle mobilitazioni e nelle lotte, partendo dalle questioni centrali dello sviluppo del paese e del mezzogiorno fino al raggiungimento degli obiettivi necessari.