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Unità it: L'Oms: c'è la crisi? Più soldi alla sanità

Vale la pena ricordarlo anche a chi governa il nostro paese.

20/11/2008
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l'Unità

di Cristiana Pulcinelli

E' ancora troppo poca la ricerca scientifica in medicina che si occupa di malattie dimenticate o della salute delle persone povere nei paesi in via di sviluppo. E' per questo che è nato il Forum ministeriale mondiale sulla ricerca per la salute. Quest'anno il forum, che è iniziato lunedì 17 novembre e prosegue fino al 19, si svolge a Bamako in Mali e ha lo scopo di indirizzare la ricerca scientifica in modo che riesca a incontrare i bisogni dei paesi poveri del mondo. Vi partecipano politici, ricercatori, rappresentanti dell'industria farmaceutica e della società civile.

L'intervento d'apertura è stato di Carel Ijsselmuiden, direttore del Council on Health Research For Development (COHRED). Ijsselmuiden ha messo l'accento sul fatto che i governi dei paesi in via di sviluppo devono stabilire quali sono le loro priorità di ricerca. Ad esempio, ha detto, nell'Africa sub sahariana i paesi donatori hanno finora focalizzato i loro interventi sulle malattie infettive come Aids, Tubercolosi e malaria, ma questo ha significato un'assenza di investimenti per le malattie che sono i maggiori killer dei bambini come la diarrea e la polmonite, o per gli incidenti stradali e le malattie legate all'ambiente. In Uganda manca qualsiasi politica per la ricerca nella sanità. "Come si può discutere quindi con i paesi donatori sulle priorità da seguire?", si è chiesto Ijsselmuiden.

Ma una ricerca medica più indirizzata ai bisogni dei poveri è solo un aspetto dei problemi che si trova a dover affrontare la popolazione dei paesi in via di sviluppo oggi. E forse da domani non sarà l'aspetto più importante.

Il forum arriva infatti solo qualche giorno dopo che Margaret Chan, direttore generale dell'Oms, ha rilasciato una dichiarazione estremamente preoccupata. Stiamo vivendo una crisi finanziaria senza precedenti in un mondo strettamente interconnesso. Le conseguenze della crisi saranno dunque di dimensioni mondiali. La salute, sostiene Chan, subirà le conseguenze peggiori di questa crisi.

Nei paesi ricchi la pressione fiscale presumibilmente aumenterà e, di conseguenza, gli aiuti ai paesi in via di sviluppo diminuiranno. Inoltre, i paesi poveri (e non solo quelli) si troveranno di fronte alla necessità di tagliare le spese sociali, ovvero la sanità e l'istruzione. Nel passato questo è già avvenuto e ogni volta è stato devastante per la salute, lo sviluppo e la sicurezza delle popolazioni. E' importante quindi imparare dal passato, ha continuato Chan, e affrontare questo periodo di difficoltà economica aumentando (e non diminuendo) gli investimenti in salute e servizi sociali. E porta 5 buoni motivi per aderire alla sua proposta.

Primo: per proteggere i poveri. In tempi di crisi i più vulnerabili sono i poveri sia nei paesi poveri che in quelli ricchi. Quando i prezzi crescono e c'è meno lavoro, essere affetto da una malattia in un paese senza sistema sanitario può voler dire piombare nella miseria.

Secondo: per promuovere la ripresa economica. Un capitale umano in salute è il fondamento della produttività economica.

Terzo: per promuovere la stabilità sociale. La distribuzione equa di servizi sanitari è un fattore di coesione sociale.

Quarto: per generare efficienza. E' dimostrato che una copertura sanitaria universale è il modo più efficiente per spendere le risorse, soprattutto quando sono limitate.

Quinto: per costruire sicurezza. Un mondo che è sbilanciato per quanto riguarda la salute delle popolazioni è instabile e insicuro. Sistemi sanitari forti sono essenziali per avere una pronta capacità di risposta di fronte alle emergenze, come ad esempio, le minacce di pandemie.

Vale la pena ricordarlo anche a chi governa il nostro paese.


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