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Unità it; Primi segnali di marcia indietro da parte del governo sull'università

Atenei, governo in retromarcia: «Confronto con l'opposizione».Veltroni: solo se sospendete i tagli

03/11/2008
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Il primo ad aprire al confronto con l'opposizione è il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli. Chiede la collaborazione del segretario del Pd Walter Veltroni perché spiega «so di aver commesso un errore in passato, quando ho fatto di tutto per cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza». Sulla scuola, ammette Calderoli, il governo ha «sicuramente» sbagliato in termini di comunicazione. Infatti, sottolinea il dirigente leghista,«nelle strade e in parlamento si sta protestando per cose che risalgono a luglio e agosto. Si è utilizzato il decreto Gelmini, che nulla c'entra con un euro tolto alle università, per sollevare il problema». I due temi sono separati e Calderoli si dice «d'accordo con gli universitari quando chiedono più formazione e più ricerca» mentre afferma di condividere il decreto Gelmini che «non è una riforma ma un intervento limitato alla scuola dell'obbligo».

D'altra parte sulla riforma dell'università arriva l'ufficializzazione di tempi molto ritardati. Lo annuncia il vicecapogruppo Italo Bocchino. «Il ministro Gelmini presenterà le linee guida della riforma dell'Università che sarà discussa preventivamente con tutte le parti interessate e solo dopò saranno oggetto di uno o più disegni di legge».

E anche da importanti esponenti del centrodestra arrivano segnali negativi per Gelmini e Berlusconi. Il governatore della Lombardia Roberto Formigoni all'inaugurazione del 146mo anno accademico del Politecnico di Milano ha detto: «Il mio è un invito al ripensamento. Capisco che in un momento di crisi bisogna stare molto attenti ma la razionalizzzazione deve puntare alla qualità. Non ci devono essere tagli indistinti ma bisogna distinguere le università inefficienti da quelle virtuose».

Dall'opposizione l'apertura viene presa con cautela. Bene il confronto, ma è possibile solo se il governo sospende i tagli. Il segretario del Pd, Walter Veltroni, detta la linea per riaprire il dialogo con la maggioranza su scuola e università. «Vedo che il governo manifesta sull'Università una preoccupazione e una attenzione nuove rispetto a quanto ha mostrato sinora. Ne prendiamo atto. Ma, - avverte il leader democratico - se il governo è interessato ad aprire su questi temi un confronto in Parlamento questo sarà possibile solo a condizione che vengano sospesi e resi inefficaci i provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria che impediscono, con tagli indiscriminati a scuola e università, ogni intervento necessario per il rilancio del nostro sistema formativo ed educativo». «Crediamo che la scuola e l'università - conclude Veltroni - abbiano bisogno di un intervento serio di rinnovamento e di riforma, su questa strada si può avviare in Parlamento un confronto reale che coinvolga il mondo della scuola ma, ripeto, dopo aver preliminarmente sospeso gli effetti perversi innescati dai tagli».

I sindacati intanto confermiamo lo sciopero e la manifestazione del 14 novembre. «L'esecutivo non ha mai avuto un confronto con noi neanche sui contratti che la 133 ha messo in grave rischio - ha spiegato Civica - e se non vorrà farlo dopo il 14 continueremo la nostra protesta, affiancata ad una proposta di riforma universitaria».

Ma nel frattempo i sindacati propongono un intervento per lo sviluppo dell'università italiana, che va in una direzione diametralmente opposta ai tagli imposti dalla legge 133, ma che anzi avvicini l'Italia alla media Ocse. Flc Cgil, Cisl e Uil università - insieme con la Cisal, il comitato nazionale universitario (Cnu), il sindacato universitario nazionale (Sun) e con i docenti, dottorandi, ricercatori e studenti (Adu, Adi, Andu, Apu, Cnru, Rnrp, Udu) hanno presentato le loro idee in contrapposizione alla legge 133 e in vista dello sciopero generale del settore del 14 novembre. «È necessario - ha spiegato Marco Broccati di Flc Cgil - un radicale rovesciamento del provvedimento legislativo che produrrebbe uno scenario di desertificazione, destrutturazione e definitiva scomparsa dell'università. Avvicinando l'Italia alla media Ocse, invece, l'università godrebbe di ben quattro miliardi di euro di finanziamento aggiuntivo». Tra le proposte dei sindacati figurano «una previsione pluriennale di crescita del finanziamento» che avvicini l'Italia alla media Ocse; un'operazione di reclutamento straordinario «per dare prospettiva all'abnorme area del precariato» e la ripresa di quello ordinario «evitando immissioni concentrate nel tempo e riavviando un processo di immissione di giovani».

Prevista anche l'istituzione di un organismo di coordinamento nazionale «capace di assicurare l'autonomia del sistema universitario e un suo sviluppo organico». Altro punto è la «rimozione delle barriere di accesso alle facoltà e la valorizzazione del merito degli studenti attraverso un monitoraggio nel corso del loro percorso di studio». Infine, una riforma del dottorato che organizzi i corsi in scuole in grado di fare da tramite tra la ricerca universitaria, la ricerca privata e i motori di innovazione. «Siamo i primi a denunciare i problemi dell'università perchè non è una questione che riguarda solo noi ma il Paese intero», ha aggiunto Sergio Sergi, professore associato all'università di Cassino, spiegando che sarebbe necessaria una «rimodulazione dell'assetto complessivo e un adeguato sistema di valutazione che potrebbe produrre senz'altro una diminuzione delle spese. I tagli indiscriminati della 133, invece, mettono alcuni atenei sull'orlo del baratro».