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Unità-Italia 2005 - il fantasma analfabetismo

di Marzio Cencioni ANALFABETISMO Una piaga aperta, visto che il problema riguarderebbe direttamente 12 italiani su 100, e potenzialmente il 66% della popolazione. È uno dei dati più allar...

15/11/2005
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l'Unità

di Marzio Cencioni

ANALFABETISMO Una piaga aperta, visto che il problema riguarderebbe direttamente 12 italiani su 100, e potenzialmente il 66% della popolazione. È uno dei dati
più allarmanti emersi dalla ricerca dal titolo "La croce del Sud. Arretratezza e squilibri educativi nell'Italia di oggi" basata sui dati Istat relativi all'ultimo censimento del 2001. Lo studio condotto da Saverio Avveduto, pubblicato dall'Università di Castel Sant'Angelo dell'Unla, è stato illustrato a Roma alla presenza di Sergio Zavoli e di Tullio De Mauro.
Tra i maggiori Paesi dell'Ocse, l'Italia registra il più basso numero in assoluto di laureati e laureati "brevi" e un numero sempre decrescente di ricercatori, mentre il nostro sistema economico presenta il più basso indice di operatori con qualifica terziaria, cioè università e specializzazioni. Insomma, un quadro davvero preoccupante. Avveduto ha sottolineato come, se in Italia la platea degli analfabeti totali e dei senza "nessun titolo" è pari a quasi 6 milioni di persone (quasi 12 italiani su 100), sommando a questi i possessori della sola licenza elementare o della sola scuola media - titoli insufficienti, per Avveduto, a vivere e produrre nel mondo di oggi - gli italiani che la ricerca definisce "ana-alfabeti" e cioè del tutto analfabeti o appena alfabeti arrivano addirittura a 36 milioni: sarebbe quindi pari al 66% della popolazione la quota di potenziali analfabeti di ritorno. Al vertice della "piramide" della scolarità elaborata dal curatore del volume, il sistema formativo italiano vede il 7,5% di italiani laureati, pari a circa 4 milioni, mentre alla base vi sono il 36,5% (ben cinque volte) di italiani senza alcun titolo di studio o in possesso della sola licenza elementare: circa 20 milioni di italiani sui 53 censiti. Nel mezzo si pongono il 25,85% con un diploma di scuola secondaria superiore e il 30,12% con un diploma di scuola media. Dei quasi venti milioni senza titoli o con la licenza elementare, la maggioranza si concentra in Lombardia (2 milioni e 800 mila), seguita dalla Campania (2 milioni) e dalla Sicilia (oltre 1 milione e 800 mila). La più grande città analfabeta d'Italia, secondo lo studio, è Catania (8,4%), seguita da Palermo, Bari, Napoli e Messina. La distribuzione dei laureati per grandi comuni vede invece in testa Milano e Bologna, le città più colte, con il 16,7 e il 16,4%, seguite da Roma, ma anche città che hanno un alto numero di analfabeti, o di persone con la licenza elementare, hanno al tempo stesso un alto numero di laureati: è il caso di Bari, Messina, Catania e Palermo. Tra le regioni, il Lazio è quella con la più alta percentuale di laureati (10,8%), seguita dalla Liguria (8,4%) e subito dopo dalla Calabria (7,9%) che ha più laureati della Lombardia, del Piemonte, dell'Emilia Romagna e del Veneto. La regione più analfabeta è la Basilicata, seguita da Calabria e Molise. A livello internazionale, l'Ocse pone l'Italia al terz'ultimo posto tra 30 concorrenti: ci seguono solo Portogallo e Messico. Eppure i dati positivi non mancherebbero: a fronte del basso numero di ricercatori e delle scarse risorse per Università e scienza, l'Italia mostra anche come, a parità di condizioni, i nostri ricercatori siano tra i più produttivi tra quelli dei principali Paesi avanzati.