Unità: L’Europa e l’Italia devono puntare sulla ricerca»
Intervista a Giovanni Bignami: «È la prima risorsa per lo sviluppo dei Paesi avanzati ma il nostro ci investe solo lo 0.9% del Pil»
PIETRO GRECO
Giovanni Bignami, lei non è un politico di professione. È uno scienziato. Accademico dei Lincei e astronomo di fama internazionale. Ha diretto tra l’altro il Centre d’Etude Spatiale des Rayonnements a Tolosa, in Francia; è stato fino allo scorso mese di agosto presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. Ora è nella lista del Pd per le europee. Perché si è candidato?
«È molto semplice. Per portare più ricerca italiana in Europa e più fondi europei in Italia. Vede, nel 2006 l’Unione Europea ha investito in ricerca e sviluppo 5,3 miliardi di euro: pari al 4,3% del suo budget complessivo che è di 124 miliardi. L’Italia investe in ricerca solo lo 0,9% del Pil. In Europa ci sono più soldi per la ricerca che in Italia. Ma gli scienziati italiani non riescono a utilizzare appieno questa fonte di risorse. Nel 2012 l’Europa investirà in ricerca 10 miliardi di euro: dobbiamo esserci anche noi. Dobbiamo essere pronti a trarre profitto da questa disponibilità. È questa la ragione prima della mia candidatura».
Lei non chiede il voto solo ai suoi colleghi ricercatori. Lei chiede il voto di tutti i cittadini. Perché, a fronte di questo impegno, dovrebbe votarla anche la famosa casalinga di Voghera?
«Perché la ricerca scientifica non ha solo un enorme valore culturale. E non sarebbe poco. È anche la prima risorsa per lo sviluppo economico di tutti i paesi avanzati. È un fattore primario dell’innovazione. Significa, come dice Obama, un ambiente migliore. Significa lavoro di qualità: più solido e meglio remunerato. Ecco perché la ricerca è importante ed ecco perché chiedo a tutti, non solo ai ricercatori, di votare l’unico scienziato attivo candidato alle europee».
Lei è candidato nel Nord Ovest che, nel contesto italiano, vanta forse una maggiore intensità di ricerca scientifica.
«Nel Nord Ovest c’è una forte e qualificata presenza di università. Ci sono centri pubblici di ricerca. Ma c’è, più che in altre parte del Paese, anche l’industria che fa ricerca: penso allo spazio, alle alte tecnologie dei settori meccanici e aeronautici. Ma anche nel Nord Ovest occorre fare di più. Dagli Stati Uniti alla Cina, tutti nel mondo stanno incrementando gli investimenti in ricerca. L’Europa deve investire di più. L’Italia deve essere più presente nell’Europa della ricerca. E anche il Nord Ovest deve accelerare l’entrata nell’economia della conoscenza».