Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: L’Ocse boccia la scuola Il ministro Fioroni conferma: «Sì, è ingiusta»

Unità: L’Ocse boccia la scuola Il ministro Fioroni conferma: «Sì, è ingiusta»

Tanti costi e pochi laureati, e investimenti sopra la media per le private Il ministro: «Successo scolastico legato alle condizioni delle famiglie»

26/09/2006
Decrease text size Increase text size
l'Unità

di Massimo Franchi/ Roma

COSTOSA E INEFFICIENTE Così l’Ocse giudica la scuola italiana rispetto agli altri ventinove paesi membri. Come ogni anno e basandosi sui dati del 2004, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo ha pubblicato il suo rapporto «Uno sguardo sul-
l’educatore». Qualche sorpresa, molte conferma e un mare di dati che possono essere tirati da una parte e dell’altra pur di tirare acqua al proprio mulino. Il nostro paese ha parecchie maglie nere o quasi. Solo in Turchia la percentuale di laureati è superiore alla nostra: i “dottori” sono solo l’11 per cento delle persone fra i 25 e 64 anni. Le cose vanno pure peggio nelle discipline scientifiche dove i laureati sono la metà della media dei paesi Ocse: 1227 ogni cento mila giovani. Che i ragazzi italiani siano poco propensi alle discipline matematiche è confermato dai test a cui è stato sottoposto un campione di 15enni con risultati assai negativi. Tra i dati che non fanno ormai più notizia c’è il livello dei salari degli insegnanti, confermati tra i più bassi d’Europa e non solo. Il corpo docente risulta anche come il più anziano: gli insegnanti under 30 sono vere e proprie mosche bianche, uno su mille, come nella canzone di Morandi, mentre la media Ocse è cento.
Un dato invece dovrebbe zittire coloro che, come i «Giovani di Forza Italia» sostengono che «l’unica soluzione è il superamento del mito della scuola di stato, ormai causa di discriminazione per famiglie e studenti». Al contrario infatti l’Italia si colloca al di sopra della media Ocse, il 27,9 contro il 23,6 per cento per quanto riguarda i finanziamenti privati. Il nostro è un paese in cui i privati investono di più dopo la Polonia e la Gran Bretagna.
Altro dato inatteso quello sugli alunni per classe. Sorprendentemente la “densità” nelle scuole italiane è più bassa della media e le ore di insegnamento è più che adeguato: fra i 7 e 14 anni siamo terzi dietro solo ad Olanda e Australia. Note meno positive (e inaspettate) sui costi. La nostra scuola primaria, spesso lodata, è in testa e ogni alunno costa 7 mila 300 euro l’anno. Per secondaria e superiore invece i ragazzi costano meno rispetto agli altri paesi e i risultati, si potrebbe dire, si vedono. Gli investimenti nella scuola però sono molto al di sotto della media europea con quelli nella scuola dell’infanzia praticamente vicini allo zero.
Il quadro generale non è certo positivo ed ha aperto un dibattito a cui non si è sottratto il ministro Fioroni, sebbene i dati non si riferiscano alla sua gestione. «Il rapporto Ocse richiama quanto sia prioritario il problema della scuola. La sfida vera è quella dell'equità. La nostra scuola non è ancora un ascensore sociale. Non siamo ancora in presenza di una scuola giusta perché non consente pari opportunità. I dati dell'Ocse - ha continuato Fioroni - ribadiscono come il successo scolastico è strettamente connesso alle condizioni socio-economiche della famiglia: siamo ancora in presenza di una scuola che se sei figlio di operaio la normalità è che resti operaio. E l’Ocse ci dice che questo processo si è incentivato dal 2000».
Dal sindacato arrivano reazioni sullo stesso tenore. «I dati sono molto simili a quelli dell’anno scorso - commenta il segretario della Cgil Scuola Enrico Panini -. La vera novità è che, diversamente dal passato, è nata una discussione vera a cui partecipa anche il ministero. Il rapporto ci dice che il sistema italiano tutto sommato regge e molti dei dati andrebbero corretti perché non tengono conto dell’enorme divario fra Nord e Sud. È l’ennesima conferma - conclude Panini - che la scuola italiana ha bisogno di grandi risorse a partire dalla prossima finanziaria per migliorare la propria efficienza».