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Unità: L’OCSE e il balletto delle cifre

Un gruppo di influenti economisti bocconiani va dipingendo un quadro catastrofico dell'università italiana, che non sarebbe affatto sottofinanziata ma solo stracolma di sprechi, inefficienze e immoralità.

03/11/2008
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l'Unità

Un gruppo di influenti economisti bocconiani va dipingendo un quadro catastrofico dell'università italiana, che non sarebbe affatto sottofinanziata ma solo stracolma di sprechi, inefficienze e immoralità.

Questo catastrofismo, con le sue palesi forzature, finisce per legittimare la distruzione che dell'università pubblica è in atto da parte dei nostri governi i quali, con una progressione giunta oggi al culmine grazie ai provvedimenti inseriti nella legge 133/2008, stanno sottraendole le risorse necessarie per riformarsi e perfino per sopravvivere. Ecco un esempio - altri ne potremmo fare - di palese forzatura.

L'autore del recente volume «L'Università truccata», il bocconiano Roberto Perotti, confuta i dati dell'Ocse sulla spesa per studente che vedono l'Italia - con 8.026 dollari - molto al di sotto della media Ocse - 11.512 - e al penultimo posto tra i paesi dell'Europa occidentale, circa il 40% in meno del Regno Unito, il 35% della Germania, il 27% della Francia, il 20% della Spagna.

Poiché per l'Italia, a differenza che per la maggior parte degli altri paesi, tutti gli studenti sono considerati a tempo pieno, compie una rettifica, di cui omette di esplicitare adeguatamente la metodologia, grazie alla quale - coup de théâtre - balzeremmo ai primi posti della graduatoria.

Insomma, l'università sarebbe sovrafinanziata anziché sottofinanziata.

Ma il ricalcolo è del tutto arbitrario perché la tabella dell'Ocse (Education at a Glance, 2008) si basa sulla spesa annua moltiplicata per la durata media degli studi. Pertanto, come precisa l'allegata nota metodologica, se il dato italiano sulla spesa annua è sottostimato quello sulla durata è sovrastimato e i due effetti si bilanciano. Quindi i conti di Perotti non tornano né tornano le disastrose scelte di Tremonti e della Gelmini.