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Unità: «L’Università non si è fermata». parola del Rettore-sfollato

Voglia di ricominciare, nonostante il dolore. I professori fanno i pendolari, presto una tenda per le informazioni. Ieri la prima lezione di zoologia. «Speriamo che non vincano gli avvoltoi»

17/04/2009
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l'Unità

BIANCA DI GIOVANNIL’Università non vuole fermarsi. Neanche davanti al lutto - irreparabile e terribile - della cinquantina di studenti morti sotto le macerie. «Le singole facoltà già si sono attivate, c’è un continuo comunicare tra gli studenti e i professori sulle date degli appelli e per le tesi», spiega il Rettore Ferdinando Di Orio.

Come si comunica?

«Attraverso il nostro sito, www.univaq.it, che abbiamo già ripristinato dopo i primi giorni di stallo».

Oggi tutto regolare, quindi?

«Oggi (ieri, ndr) si è tenuta la prima lezione del dopo-sisma nella sede di Coppito (una frazione dell’Aquila, ndr), non danneggiata dal sisma. Si tratta di una lezione di zoologia, tenuta dal professor Maurizio Biondi».

Dove risiedono i professori?

«Molti viaggiano, come me. Io mi divido tra Roma e l’Aquila. Loro fanno lo stesso, in case di parenti e amici. Ma in questi giorni stiamo lavorando anche 13 ore al giorno per organizzarci».

Quanti danni ha l’Università?

«Il 30% delle strutture, quelle delle facoltà umanistiche che erano nel centro storico, è stato distrutto. La parte decentrata ha resistito meglio: un 30% è abitabile e un 40% ha bisogno di ristrutturazione».

Dove vi incontrate?

«Ci vediamo a Coppito: abbiamo fatto senato accademico e consiglio d’amministrazione. Stiamo riprendendo la nostra vita. Tra poco installeremo delle tende per i servizi agli studenti. Stiamo ripartendo con strutture provvisorie. Il sito comunque assicura un rapporto continuo studenti-professori».

Quanto servirà per recuperare tutto?

«Stiamo ancora valutando i danni. Il ministro Gelmini ci ha annunciato un decreto ad hoc».

C’è stato qualche timore sul fatto che altre Università approfittassero di questa situazione sottraendo studenti?

«Devo dire che la conferenza dei rettori è stata molto solidale. Solo qualche univesità telematica ha cercato di speculare, ma è stata poca cosa. Speriamo solo che non ci siano avvoltoi nella ricostruzione: tutto dev’essere trasparente. Vogliamo ricostruire per dare un futuro ai nostri figli, nulla di più».

L’intervista