Unità: La camorra? Ci protegge» I temi-choc dei ragazzini
Sono di un istituto delle medie alla periferia nord di Napoli Il preside: scandalizzarsi non basta. Don Merola: il crimine è morte
di Maristella Iervasi / Roma
«C’È GENTE che odia la camorra, io invece no. Anzi, a volte penso che senza la camorra non potremmo stare, perché ci protegge». Antonio, frequenta la scuola media «Salvo D’Acquisto» a Miano, un quartiere alla periferia Nord di Napoli. E nel suo tema - co-
me anche in quelli degli altri suoi compagni in calzoncini corti - parla con disincanto e disinvoltura di malavita organizzata. Fino a dire: «I clan ci proteggono». Sono gli elaborati che gli alunni hanno svolto per partecipare ad un concorso sulla legalità, organizzato dalla VII municipalità. «Confessioni» per riflettere su una questione fondamentale per la formazione civica degli studenti (si legge sul sito) e che ieri sono finite in prima pagina sul Mattino. «Non basta scandalizzarsi di fronte agli scritti dei nostri ragazzi - spiega Antido Villani, il preside dell’istituto -. Sono temi che lanciano un’allarme: la cultura che apprendono per strada. Dobbiamo ascoltarli i nostri studenti, lottando tutti insieme per la legalità». Mentre Don Luigi Merola, ex parroco di Forcella e collaboratore del ministero dell’Istruzione, prova a far cambiare idea ai baby-studenti: «La camorra è morte e povertà. La comorra strangola le aziende con i racket. La camorra è il diavolo di Napoli: non fidatevi». Per nulla stupita invece l’Associazione studenti contro la camorra: «Clan visti come alleati, dov’è la novità?». E annuncia per domani i risultati del settimo questionario anticamorra. Nella passata edizione, 1 studente su 3 considerava il camorrista un eroe.
I ragazzini della media «D’Acquisto» vivono tra Scampia, Miano e Secondigliano, il «triangolo» della guerra di camorra che ha prodotto dall’inizio dell’anno 70 vittime. La scuola che frequentano è uno degli istituto modello della legalità: proprio da qui è partito il la al fotoromanzo anticamorra; magistrati e polizia di Stato sono di «casa» in questa scuola con seminari e incontri-studio; e la stessa biblioteca dell’istituto espone una targa: Attilio Romano, l’ex studente ucciso per sbaglio durante una faida tra i clan. Eppure, leggendo i temi dei ragazzini tra gli 11 e i 13 anni ci sono frasi che fanno accapponare la pelle. «Quando esco di casa mi capita di vedere nel mio quartiere grandi mappaglie di persone che spacciano: ma a noi della zona ci proteggono». Così come la logica delle bande spiegata da Anna, 13 anni: «Se qualcuno di un’altra zona avesse l’intenzione di farci del male o di ricattarci, i clan ci difendono». Fino alla testimonianza choc di un altro baby-alunno: «La camorra a Miano c’è. Noi la conosciamo bene perchè si svolge tutto davanti a noi. Spacciare la droga è una cosa che vediamo tutti i giorni. I bambini spacciano, i grandi stanno nelle macchine. Si comincia a spacciare alla nostra età: se sei nel giro e provi ad uscirne vieni ucciso».
Pensieri e frasi da brivido che fanno dire a Don Luigi Ciotti, presidente di Libera: «Questi temi non devono farci dimenticare che quei ragazzini sono anche il prodotto del loro contesto di vita. È vero che le mafie danno “protezione” come raccontano gli studenti nei temi, ma è una protezione momentanea e dal prezzo altissimo: diventare o agire come mafiosi. Come intervenite? Raccogliamo le confessioni di quei giovani e trasformiamoli in stimolo - sottolinea Don Ciotti -. Diamo ai ragazzi spazi, interessi e opportunità: solo così è possibile sconfiggere la sfiducia nelle istituzioni e nello Stato».