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Unità: La Cgil davanti al Paese che va a destra «Nessun conflitto preventivo»

Epifani al direttivo

30/04/2008
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l'Unità

Il paese si è spostato a destra, la maggioranza che lo rappresenta è forte, la «dimensione» della sua vittoria (si guardi Roma) «apre una fase nuova e prevedibilmente lunga». E la Cgil deve farci i conti.
Il giorno dopo lo tsunami capitolino che replica e consolida quello politico, il sindacato da sempre nella famiglia della sinistra valuta il voto nel chiuso del proprio direttivo. Aprendo la riunione Guglielmo Epifani ha ripetuto (a maggior ragione) quanto disse alla segreteria all’indomani delle elezioni politiche: nessuna fuga in avanti, no a ricercare improbabili rivincite. No, insomma «a forme di conflitto preventivo» con il governo. «Sarebbe sbagliato», spiega, «non si risponde in questo modo al voto democratico». Un voto che va passato ai raggi X, «ma che consideriamo ineccepibile, verso il quale va espresso rispetto».
La linea da seguire è un’altra, il governo andrà valutato «concretamente nel merito» e guai ad allentare l’unità con Cisl e Uil, sarebbe un grosso errore. Ad iniziare dalla riforma contrattuale. Smentendo le previsioni che davano la riunione del parlamentino Cgil dedicata proprio alla bozza unitaria di riforma, l’argomento non è stato al centro del dibattito monopolizzato dall’analisi del voto da una Cgil che non ha nascosto di accusare il colpo. Ovviamente i riferimenti non sono mancati. Epifani lo ha fatto nell’introduzione, la proposta unitaria è «obiettivo importante», un punto di forza per il sindacato. Ci è ritornato chiudendo i lavori, ha detto che se Cgil, Cisl e Uil non arrivassero a un’intesa il governo avrebbe buon gioco a intervenire, scavalcando il sindacato o tentando di dividerlo. Basti pensare alla detassazione degli straordinari già annunciata da Silvio Berlusconi per il primo consiglio dei ministri.
La bozza sulla revisione del modello contrattuale sarà un compromesso, ma si deve fare. Anzi, c’è già per larghissima parte. Il dossier è nelle mani dei leader confederali, sono d’accordo su tutto se si esclude la parte sulla democrazia. La Cisl vuole consultare solo gli iscritti, la Cgil che vuole il voto per tutti i lavoratori. Ma Epifani non ha mostrato dubbi, anche su questo si troverà una mediazione. E passato il ponte del Primo Maggio, la prossima settimana, il documento verrà varato dalle segreterie unitarie quindi passerà per gli organismi interni, che per la Cgil significa affrontare le posizioni di dissenso registrate già ieri.
Il leader della Rete 28 Aprile ha annunciato di voler chiedere una consultazione degli iscritti su tesi alternative a quelle del documento unitario «per rafforzare il contratto nazionale». Giorgio Cremaschi ha messo in guardia Epifani dal «piegarsi ai diktat di Confindustria». A suo avviso anche la Cgil «ha perso le elezioni» perché si è schierata con il governo Prodi, e ora rischia di subirne le conseguenze: per questo Cremaschi reclama un congresso straordinario: «Ora è troppo tardi criticare Prodi, bisognava farlo prima - afferma -. Agli occhi dei lavoratori la Cgil si è aperta al collateralismo con il governo e se prosegue su questa strada rischia di fare la fine della Sinistra arcobaleno». Anche il numero uno dell’area Lavoro e Società, Nicola Nicolosi, ritiene che il voto «richiama precise responsabilità politiche, non può lasciare indifferente il sindacato che deve quindi interrogarsi anche sui suoi errori». Anche in questo caso, si dissente dalla linea di Epifani: «Si deve ripartire dal contratto, dai salari e non da una redistribuzione affidata al fisco». Quanto ai contratti, quello nazionale «va difeso» e ogni modifica «deve essere discussa preventivamente dal direttivo».
Lo ha chiesto anche il leader della Fiom, Gianni Rinaldini, che non vuole leggere sui giornali dell’intesa raggiunta, «non prima che vengano consultati gli iscritti, come dice lo Statuto». Il suo intervento - un allarme - è stato però in gran parte dedicato all’esito del voto, alla crisi della sinistra, e alle prospettive, incerte, del sindacato confederale e solidale.