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Unità: La Cgil ha cinque proposte per il governo

Epifani: non agiremo solo di rimessa, l’abolizione dell’Ici non è una priorità

14/05/2008
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l'Unità

di Felicia Masoccoinviata a Gallipoli

DEMOCRISTIANI Il quadro è «straordinariamente» difficile, ma la Cgil «non agirà solo di rimessa», limitandosi a discutere ai tavoli quanto propone il governo. Anche perché non è chiarissimo che cosa intenda fare. A Gallipoli per la conferenza d’organizzazione del-
la Funzione pubblica, il segretario della Cgil parla del rapporto con l’esecutivo e del ruolo del sindacato. Le avvisaglie non sono le migliori, ma Guglielmo Epifani non arringa, sceglie i toni pacati di chi sa di avere davanti a sé una lunga marcia e un interlocutore «molto attento a non ripetere gli errori del passato», che «è mosso da una cultura quasi democristiana, che ispira comportamenti di mediazione... ». Tutto da verificare, ovviamente, perché «se dice che è pronto a dialogare con tutte le parti sociali e poi si prepara a fare solo quello che vuole, è evidente che una contraddizione c’è». Intanto Epifani serra le fila, prepara la sua organizzazione ai tempi lunghi e abbozza un ruolino, convinto di «avere argomenti per stare in campo», unitariamente con Cisl e Uil.
Ce ne sono almeno cinque, c’erano col passato governo e restano: detrazioni per i redditi da lavoro dipendente, aiuto alle pensioni, interventi sui prezzi che ogni giorno aumentano, il rinnovo dei contratti pubblici e investimenti in infrastrutture materiali e immateriali. Una lista che non trova riscontro nelle prime esternazioni dei nuovi inquilini di Palazzo Chigi molto concentrati sull’abolizione dell’Ici per i redditi medio alti e per la detassazione degli straordinari che - nota Epifani - raggiungerà un milione e mezzo, al massimo due milioni di lavoratori. «Per noi non è una priorità», afferma, e pacatamente la smonta punto per punto. «Questi due interventi costano quanto l’aumento delle detrazioni per tutto il lavoro dipendente». Ancora: gli straordinari verranno detassati solo nel settore privato o per tutti? E con quali modalità? «Io credo che il governo non l’abbia ancora capito». Il ministro Sacconi parla di sperimentazione «forse perché capisce che qualche problema c’è».
In ogni caso è l’intervento in sé che va bocciato, per gli effetti perversi che genera. Per Epifani non è solo lavorando di più che si accresce la produttività, «Confindustria fa finta di non capire, per competere non servono più ore per lavoratore, ma migliorare quantità e qualità per ogni ora lavorativa». Per questo ci vogliono investimenti, formazione, motivazione. «L’idea di guadagnare di più lavorando di più è sbagliata esattamente come quella degli anni Settanta, “lavorare meno lavorare tutti”, che aveva la stessa dimensione quantitativa». Senza contare che in Francia, dove Sarkozy ha molto puntato sulla detassazione degli straordinari, già dicono che non funziona. L’elenco delle distorsioni è lungo: l’azzeramento degli accordi sulla flessibilità contrattata in azienda, la rincorsa salariale che si innescherebbe tra chi, ad esempio, fa il turno di notte e guadagna tot, e chi invece «allunga» il sabato e guadagna di più. Lo straordinario, è noto, lo fanno gli uomini: le lavoratrici si ritroverebbero allargato il gap salariale che già subiscono. Per non parlare dei dipendenti pubblici, che gli straordinari se li vedono concedere o negare dal capo a mo’ di premio o punizione. «Beffa a beffa».
In tutto questo resta da l’incognita delle risorse per il rinnovo dei contratti pubblici. Nessuno ne parla. La platea di quadri e delegati della funzione pubblica sarebbe l’ideale per un comizio sull’argomento. Invece Epifani preferisce spiegare dettagliatamente (e difendere) la piattaforma sulla revisione del modello contrattuale che il mese prossimo vedrà le confederazioni al difficile confronto con le controparti.
Sui contratti pubblici, afferma, sarebbe bene che il ministro Renato Brunetta dicesse qualcosa, invece di sollevare la polemica sui fannulloni con toni «non accettabili». «Tutto quello che porta ad una riforma, all’efficienza, anche ad una modernizzazione della pubblica amministrazione e della scuola ci ha sempre visti e ci vede assolutamente favorevoli - conclude Epifani -. Vorrei evitare, però che si aprisse una discussione infinita, in cui si sta tutti i giorni sui giornali e non si risolve mai nulla».