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Unità: La Cgil in piazza: «Governo svegliati»

"Diritti in piazza con la CGIL". Epifani: se le cose non cambieranno per la scuola ci sarà lo sciopero generale

28/09/2008
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

LA SVEGLIA «Pochi insegnanti, tanti ignoranti». È lapalissiano, tanto ovvio da essere scontato, ma le maestre che lo scrivono a pennarello su un cartellone comprato lì per lì, per scontato non danno nulla. Di insegnanti ce ne erano tanti ieri mattina in piazza

Farnese a manifestare con la Cgil. La riforma del ministro Gelmini se portata a termine trasformerà, tra l’altro, 10mila docenti oggi di ruolo in altrettanti supplenti. E così con la scuola pubblica peggiorerà la loro vita privata. «Governo svegliati», grida Guglielmo Epifani dal palco. «Come si fa a dire che i bambini meno stanno a scuola e più imparano?». E annuncia che se le cose non cambieranno per la scuola ci sarà lo sciopero generale. Se possibile con Cisl e Uil, altrimenti da soli.

Da soli, per ora. Nonostante le questioni di merito siano condivise dalle altre due confederazioni. È una considerazione amara che comunque non toglie nulla alla giornata di mobilitazione per il resto riuscitissima. In più di 150 piazze si sono ritrovate decine e decine di migliaia di persone, «quasi un milione», ne conteranno alla fine gli organizzatori. «Una manifestazioncina in ogni città», dirà il leader della Cisl Raffaele Bonanni autorizzando a questo punto chiunque a stroncare qualsivoglia piazza sindacale.

Il tempo delle polemiche è già arrivato ma chi glielo dice ai dipendenti della Cersi Service? Sono da 5 mesi senza stipendio, non pochi per chi con lo stipendio ci vive. Ieri hanno avuto una piazza per dirlo, hanno sistemato il loro striscione sotto il palco e sono diventati il simbolo di una crisi strisciante, fatta di licenziamenti, fallimenti, cassa integrazione. «Governo svegliati, perché il paese sta perdendo colpi e l’occupazione sta andando indietro», ripete il segretario della Cgil. «Certo - afferma - possono ancora dire “abbiamo detassato gli straordinari”. Ma che risposta è quando le persone perdono il posto di lavoro o vanno in cassa integrazione? Che politica industriale è? Che politica sociale è?». I lavoratori della Cersi applaudono, prima degli straordinari vorrebbero lo stipendio. Restituire il fiscal drag o agire sulle detrazioni fiscali, la Cgil chiede anche questo, perché «con questa inflazione, a parità di salario, un lavoratore dipendente pagherà 300 euro in più di Irpef. Altro che abbassare le tasse, qui pensionati e lavoratori pagano più tasse dello scorso anno».

C’erano gli studenti, i pensionati, i medici, i poliziotti, gli operai con le loro tute, i lavoratori del commercio, i precari. Tutti con una loro vertenza, con cambiamenti al ribasso, con una richiesta. A cominciare dal pubblico impiego alle prese con Renato Brunetta. «Che cos’è questa idea che vuole dare i soldi da solo? Vuole fare il ministro e il sindacalista»? Partono i fischi. «Abbia più rispetto per le organizzazioni dei lavoratori perché non sono mance quelle che i lavoratori chiedono, ma diritti e contratti».

I contratti. Nota dolentissima, foriera di divisioni senza ritorno nei rapporti tra Cgil, Cisl e Uil. Il segretario della Cgil prova a spiegare perché il documento presentato da Confindustria «non va bene». «Parla di sanzioni, divieti, di tribunali, di arbitri terzi: io voglio contrattare essendo libero di poterlo fare». E c’è il salario: la proposta degli industriali, secondo i calcoli della Cgil, se applicata negli ultimi 15 anni avrebbe fatto perdere lo 0,5% di salario all’anno. «Noi le retribuzioni le vogliamo aumentare. Siamo d’accordo sulla produttività, sul secondo livello, purché alla fine ci sia il segno più».

Dopo una settimana di editoriali al curaro contro di lui e la sua organizzazione, per Epifani è anche il momento di prendersi qualche soddisfazione. Su Alitalia ora «mi aspetto le scuse di chi voleva fare senza la Cgil e ci ha accusato di giocare allo sfascio», dice. «Ci hanno detto di tutto, tranne la cosa più semplice: bisognava salvare Alitalia con la dignità, dicendo no ai ricatti e facendo il nostro mestiere di sindacato». Alla fine, mentre già si smobilita, un tecnico della manutenzione di Fiumicino gli regala la sua tuta da lavoro: «Mi sono iscritto alla Cgil, lo scriva».