Unità: La democrazia è a rischio anche tra i banchi.
Non c’è più spazio per confronti aperti e discussioni accese. I dirigenti scolastici sono sotto pressione e costruiscono degli ordini del giorno in cui dei problemi non si parla più.
È in atto nella scuola pubblica un capovolgimento della democrazia e della legalità costituzionale. Alle illegittimità della Riforma Gelmini/Tremonti (lo ha scritto il Tar Lazio) offrono fedele riscontro le amministrazioni scolastiche periferiche, soprattutto dove la protesta è più forte. Quanto alla democrazia scolastica e al rispetto della legislazione scolastica, possiamo stare tranquilli: sono leciti la presa di parola da parte degli operatori scolastici, l’uso dell’ironia e, come leggiamo sui giornali, i rapporti con la stampa. Peccato che questo valga solo per i superiori gerarchici. Solo per approvare le scelte governative. Solo per sedare le voci critiche e non disturbare il manovratore. Non vale infatti quando a esercitare la libertà di manifestazione del pensiero (che si lega strettamente alla libertà di insegnamento) sono docenti gerarchicamente subordinati che devono svolgere il loro ruolo didattico, educativo e formativo (per legge «attraverso un confronto aperto di posizioni culturali? »), e dunque agire in modo critico e costruttivo. Quando la scuola pubblica è in crisi e il Governo la affonda, invece di rafforzarla (violando la legge - lo ha scritto il Tar Lazio - e scavalcando il Parlamento), allora vengono silenziati i docenti che non ci stanno. Quando le voci dissenzienti di studenti, docenti genitori, cittadini sono molte, questi momenti divengono conflittuali. I superiori devono negarlo. Ma gli educatori degni di questo nome (subordinati,ma non supini) conoscono bene lo strumentario gerarchico e burocratico sfoderato contro i non acquiescenti. Per prima vengono stravolte le regole dell’autonomia scolastica e della vita democratica: nei collegi dei docenti e negli organi collegiali chi ha a cuore la scuola come bene comune non può dire quello che pensa, né dentro né fuori la scuola. Gli organi collegiali non vengono riuniti. Il Dirigente costruisce l’ordine del giorno escludendo i temi caldi che interessano i più. Si impedisce la presentazione di mozioni critiche. Viene ostacolata la consultazione dei verbali. Nei confronti di chi non cede si rispolvera il potere disciplinare. Dobbiamo essere consapevoli di come in questo modo si sta deteriorando la quotidianità scolastica e la funzione stessa promozionale della scuola. Dobbiamo reagire per ripristinare ogni legalità violata. Altrimenti gli enti locali, pressati dalle esigenze concrete, verranno indotti a supplire ai tagli servendosi di servizi convenzionati e estendendo le privatizzazioni (sussidiarietà?). Le Regioni continueranno ad affidarsi solo alla mediazione politica con il governo, limitandosi a salvaguardare per via giudiziaria solo i loro poteri di autonomia legislativa in materia scolastica (federalismo scolastico?). Così riusciranno solo a strappare qualche posto in più, ma non riusciranno a contrastare lo sfascio complessivo.