Unità: La fabbrica delle lauree?A Enna tutto in discesa:«gratis» 124 crediti su 180
«Magia» della superconvenzione tra l’Università «Korè» e i dirigenti della Regione Sicilia: già centinaia di richieste
I laureati lampo di Enna
Marzio Tristano
I contatti, dicono ad Enna, finora sono stati centinaia.
Richieste di informazioni, di moduli di iscrizione, e di versamento delle tasse universitarie da parte di impiegati e funzionari attirati dal miraggio dei supercrediti.
Si parte a settembre, con l’anno accademico 2006-2007, tre i corsi di laurea abilitati: Scienze della comunicazione multimediale, Studi internazionali e relazioni euromediterranee ed Economia aziendale.
Gli studenti più fortunati sono i dirigenti della Regione siciliana D5 e D6 di prima, seconda e terza fascia: entrano direttamente al terzo anno.
CREDITI PER TUTTI E a loro vengono automaticamente riconosciuti 124 crediti formativi su 180, due terzi del cammino già compiuto per portare a casa una laurea triennale in economia aziendale. Ma anche i funzionari di livello inferiore e gli istruttori hanno le loro buone chances: rispettivamente 100 e 80 crediti riconosciuti non appena mettono piede all'Università «Kore» di Enna, fiore all'occhiello della formazione siciliana, con un occhio verso il futuro euromediterraneo e qualche maneggio antico per perpetuare privilegi da prima repubblica reclutando, nuove, facili iscrizioni.
È anche alla «Kore», infatti, che il ministro dell'Istruzione Fabio Mussi probabilmente pensa quando dice basta alle lauree addomesticate, agli accordi tra le università italiane e le pubbliche amministrazioni per «laureare l'esperienza». Le due convenzioni, con regione Sicilia e assemblea regionale firmate nel gennaio scorso prevedono il riconoscimento di professionalità in misura considerevole anche per i dipendenti degli enti vigilati dalla regione, e cioè camere di commercio, consorzi di bonifica, ausl. Vennero subito bollate, dal capogruppo del Prc, ora deputato, Francesco Forgione, con un aggettivo: «scandaloso». «Si fa del titolo di studio merce da campagna elettorale clientelare - disse Forgione - con un metodo da prima repubblica si ottiene per i dipendenti regionali la possibilità di passare di livello e diventare dirigenti con laurea e per l'Università di Enna un facile canale di nuove iscrizioni. Un metodo inaccettabile che svilisce e offende il ruolo della formazione pubblica in Sicilia». Gli fa eco, adesso, il presidente del corso di laurea palermitano in scienza della comunicazione, Nino La Spina: «Il rischio non è solo quello di svendere le lauree, ma anche di rovinare la reputazione di istituzioni universitarie di giovane età».
Alla «Kore» giurano che il numero considerevole di crediti è solo un tetto massimo, e non un automatismo d'ingresso. «A valutare i curricula e i titoli dei singoli iscritti sarà una commissione di docenti nominati dal Senato Accademico - dice Cataldo Salerno, presidente della Provincia di Enna e del consiglio di amministrazione dell'università, finanziata da provincia e comuni dell'ennese - però il problema esiste. Noi ne abbiamo già parlato con il ministro Mussi quando è venuto a Palermo, e a lui abbiamo consegnato una copia del regolamento e una serie di altri appunti che descrivono la situazione delle altre università italiane».
Già, perchè «laureare l'esperienza» non è un'invenzione siciliana. Cominciarono gli atenei di Torino, Bologna e Siena, capaci, anche, di condurre alla prova di laurea dipendenti pubblici che mai avevano sostenuto un esame ma in grado di pagare tasse «straordinarie». Piano piano si accodarono gli altri. Ma la diga didattica è crollata con il ministro Moratti,che ha acceso il semaforo verde per le università telematiche, spesso gusci vuoti con il solo scopo di fornire lauree facili agli studenti svogliati o diplomi utili, a volte raccolti in un vero e proprio catalogo destinato al mercato degli insegnanti in cerca di titoli per scalare le graduatorie. Per ogni corso di laurea occorrono nove docenti, a questi atenei, decretò la Moratti, ne bastano tre. «Non si sa sulla base di quale criterio» sostiene Salerno.
L'allarme lo lanciò nel febbraio scorso la Cgil: in Italia si stanno diffondendo dei veri e propri «laureifici». «Sta nascendo - disse il segretario generale Enrico Panini - un mercato parallelo di atenei che utilizzando il meccanismo dei crediti formativi gonfia l'accesso degli studenti al solo scopo di poter chiedere un incremento di fondi da parte dello Stato». Che, in questi anni, non ha esercitato alcuna vigilanza: così, casualmente, a fermare una di queste iniziative «avventurose» ci ha pensato persino il Papa, che un mese fa ha cacciato il rettore di uno dei laureifici più attivi, l'Università degli studi europea, con sede a Roma, promossa dalla congregazione dei Legionari di Cristo. Era coinvolto in un'inchiesta per pedofilia, il Papa lo ha invitato a meditare lontano da una cattedra.