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Unità:La flessibilità piace ai giovani se non cancella i diritti
Una ricerca dell’Ires-Cgil su un campione di lavoratori sotto i 35 anni. Il bisogno di una maggiore libertà
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di Nino Gorio/ Milano
I DIRITTI Flessibilità, sei benvenuta; ma solo se non calpesti come uno schiacciasassi i diritti fondamentali di chi lavora. Secondo l’Ires, l’istituto di ricerca del-
la Cgil, questo è l’atteggiamento prevalente con cui i giovani guardano all’evoluzione del mondo del lavoro. La conclusione nasce da un’indagine condotta su un campione di 1.600 lavoratori, 1.350 dei quali sotto i 35 anni: il 34,6% degli intervistati si è detto contrario alla flessibilità; il 9,3% l’ha definita “un’opportunità” tout- court; ma la maggioranza assoluta (56,1%) l’ha promossa con un preciso «sì con ma».
Cosa siano questi «ma», è chiaro: «Il lavoro flessibile può essere vissuto positivamente, perché dà maggiore libertà - osserva il presidente dell’Ires, Agostino Megale - Ma perché ciò accada si devono garantire al lavoratore alcuni diritti fondamentali, come le ferie, il riconoscimento della malattia e la pensione».
Va notato che dalla ricerca emerge un dato significativo: nella classifica delle aspirazioni degli intervistati il superamento del precariato selvaggio viene prima del miglioramento retributivo (al secondo posto).
L’indagine dell’Ires non ha affrontato solo il tema della flessibilità: agli intervistati è stato chiesto anche cosa pensassero di altri temi di attualità: per esempio della globalizzazione e del processo di unificazione dell’Europa,
Sulla globalizzazione il mondo giovanile appare diviso: il 30,3% la considera un mero strumento di dominio da parte dei Paesi ricchi; un altro 30,1% pensa che può essere un fatto positivo, a patto che sia ispirata da criteri di solidarietà invece che dalle spietate leggi del mercato; il 13,5% è invece favorevole senza condizioni; gli altri sono incerti.
Abbastanza divisa anche l’opinione sull’Europa: 55 intervistati su cento ritengono che l’unità del continente rappresenti un’opportunità positiva; gli altri 45 rimproverano invece all’Ue pesanti carenze, soprattutto su certi temi di politica internazionale (iniziative pacifiste) e sul welfare.
I risultati completi dell’inchiesta finiranno ora in un volume, intitolato «L’Italia dei giovani al lavoro», che sarà presentato il prossimo settembre alla Festa nazionale de l’Unità a Pesaro. «La fotografia che ne esce - commenta ancora il presidente dell’Ires - rivela un mondo del lavoro giovanile piuttosto diverso, nelle aspettative e nei valori, da quello tradizionale. Il sindacato deve prenderne atto e adeguarsi alla realtà in tempi rapidi, se vuole restare al passo e dar voce alle nuove generazioni di lavoratori».
Del resto, che qualcosa vada cambiato, nelle linee della politica sindacale, lo dichiarano esplicitamente gli stessi intervistati: il 64% del campione Ires, infatti, considera il sindacato «una struttura chiusa».