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Unità-La frontiera dell'odio

08.08.2004 La frontiera dell'odio di Piero Sansonetti Non c'è da stupirsi, credete, se sua eccellenza Calderoli, ministro della Repubblica , mischia il problema dell'immigrazione con quello del...

09/08/2004
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l'Unità

08.08.2004
La frontiera dell'odio
di Piero Sansonetti

Non c'è da stupirsi, credete, se sua eccellenza Calderoli, ministro della Repubblica , mischia il problema dell'immigrazione con quello della difesa dal terrorismo. E chiede la chiusura totale delle frontiere italiane agli stranieri poveri. Probabilmente le sue dichiarazioni faranno inorridire qualche esponente del centrodestra. Magari Pisanu, o il presidente Casini, o Follini - l'eroe dell'estate - che se lo sono scelto per alleato. Noi non ci troviamo niente di straordinario: è solamente il logico sviluppo del pensiero politico-filosofico della Lega. Pensiero semplicissimo, e per questo di una certa presa. Si può riassumere così: "Noi siamo noi, e questa è roba nostra, la Padania è roba nostra, l'Italia è roba nostra, l'occidente, l'oro, la ricchezza sono roba nostra. Loro sono lì, sono poveri, sono invidiosi e vorrebbero venire qui da noi a disturbarci e a portarci via le nostre proprietà: coi loro barconi strabocchevoli di disperati, o con i kamikaze, coi bambini, o con gli attentatori, coi musulmani e i loro vestiti strani, i chador, la dinamite: blindiamo i confini, respingiamoli".

È difficile da capire questo ragionamento? No, è facilissimo. Dice solo questa verità: se non ci difendiamo, loro metteranno in discussione le nostre sicurezze e i nostri privilegi: vogliamo permetterglielo? Se decidiamo di impedirglielo c'è un modo solo per farlo: le maniere forti. Che i nemici siano terroristi o poveri migranti cambia le cose dal punto di vista del giudizio che si da su di loro, ma non dei metodi che dobbiamo usare per respingerli: fortificarci, armarci, sospendere i liberalismi e i garantismi illuministi. E dobbiamo abolire le politiche solidaristiche favoleggiate da cristiani, socialisti e comunisti.

È un pensiero che ha una forte capacità di mobilitazione, perché si fonda su una analisi vera degli interessi di ampi gruppi di popolazione. È vero che la ricchezza è tutta qui in occidente ed è vero che settori sempre più ampi di popoli meridionali e orientali vorrebbero impossessarsi di una parte di questa ricchezza. E vengono qui per impossessarsene: qui nella nostra terra. Alcuni vengono per lavorare, alcuni solo per servire noi occidentali in cambio di pochi soldi, alcuni per prostituirsi, per fare gli schiavi, per prendere ordini dalla malavita, alcuni vengono armati, pieni di rabbia, e vorrebbero ucciderci, ferirci, vorrebbero distruggere le nostre ricchezze, vederci piangere, farcela pagare. Alcuni sono dolcissimi, amabili, mansueti; altri sono feroci, vendicativi. Però tutti vogliono la stessa cosa e noi dobbiamo decidere se e in quale misura vogliamo dargliela, oppure se preferiamo armarci per respingerli. La Lega non ha dubbi: preferiamo armarci.

E allora se sua eccellenza il ministro Calderoli, luogotenente di Umberto Bossi, dice che bisogna sospendere (o abolire) tutte le leggi ordinarie perché non sono repressive abbastanza, e che bisogna chiudere le frontiere - cioè cambiare direzione all'orologio della storia - dov'è la meraviglia? Calderoli, come pochi, rende conseguente la linea della Lega. E siccome è un uomo politico accorto, sceglie bene anche i tempi. Voi direte: ma come? Di fronte alla tragedia di Siracusa e alla pietà che le scene del naufragio dei disperati suscita in chiunque abbia un po' di sentimento, proprio di fronte a questa tragedia e a queste emozioni di massa Calderoli lancia la sua sfida? Sembra un errore di valutazione, in effetti, ma non lo è. Il dato fondamentale della giornata non è la tragedia reale di Siracusa ma è l'allarme virtuale lanciato da tutti i giornali sulla base di qualche dichiarazione di settori del terrorismo arabo. Bin Laden ci attaccherà tra dieci giorni, tra sette giorni, tra cinque giorni, dicono i giornali. Come in Spagna, come in America come in Arabia Saudita. C'è pericolo, cresce il rischio, è emergenza: chiudiamo le frontiere, fermiamo gli arabi, ricorriamo a misure straordinarie. È questione di vita o di morte (nostra), mettiamo da parte i sentimentalismi e siamo concreti. Rinunciamo a qualche spicchio di libertà, di solidarietà, di giustizia, in cambio della sicurezza: lo scambio vale. La questione (virtuale) di vita o di morte (nostra) conta di più della questione (reale) di libertà, o della questione (altrettanto reale) di vita o di morte (loro). Non è così? C'è qualche errore nel ragionamento?
Il problema, per noi che non vogliamo cedere al leghismo, e che non vogliamo che l'Italia diventi come quei regimi dittatoriali che chiudono le frontiere (non fu questo uno degli orrori del comunismo sovietico e cinese?) è che non ci si può opporre al leghismo contrapponendogli un po' di buonsenso e sollecitando moderazione. Su quel piano vincono loro. Se si accetta il loro modo di ragionare si va fino in fondo, non c'è una via moderata. C'è un solo modo per opporsi al leghismo. Dire la verità: il problema dell'immigrazione va trattato non come un problema di ordine pubblico ma come una questione di diritto. Di diritto internazionale e di diritto umano. Dobbiamo fare delle leggi che garantiscano il diritto dei migranti ad andare via dalla loro terra se lo vogliono (e se decidono di affrontare - loro, non noi - il terribile dolore e le sofferenze che l'esilio comporta) e che garantiscano loro sicurezza e pieni diritti nei paesi dove si stabiliranno. Dobbiamo aprire le frontiere, non chiuderle. E dobbiamo sapere che questo comporterà dei prezzi per l'occidente. Cioè per tutti noi. Dei sacrifici, una perdita di privilegi. Con quale contropartita? Quella di rendere il mondo un po' più giusto: pochissimo più giusto, un grammo, ma è qualcosa.

Chissà se l'Ulivo, nel programma di governo, saprà farsi carico di questa esigenza. Rivedendo anche alcune sue scelte prudenti del passato. Se non lo farà, vincerà la Lega, perché è una pura illusione credere che il pensiero di Calderoli sia folclore. Nel centrodestra il pensiero di Calderoli è il più forte, il folclore è quello del buon centro cattolico berlusconiano moderato, che non conta niente.