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Unità-La povertà minorile è uno scandalo. Solo la destra non lo sa

"La povertà dei bambini esiste da sempre". Queste le parole di Maria Grazia Sestini a commento della reazione preoccupata di molti, rispetto ai dati di una recente indagine dell'Unicef sull'aumen...

08/10/2005
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l'Unità

"La povertà dei bambini esiste da sempre". Queste le parole di Maria Grazia Sestini a commento della reazione preoccupata di molti, rispetto ai dati di una recente indagine dell'Unicef sull'aumento della povertà minorile in Italia. Se esiste da sempre, questo il pensiero del Sottosegretario, perché la povertà minorile deve destare scandalo? Sì, è vero che i bambini poveri, le famiglie povere non nascono con il centro-destra. Ma è scandaloso - è vero- lo riteniamo uno scandalo - che il centro-destra ritenga ineluttabile la povertà. Proprio questa concezione di fondo delle politiche di welfare, non solo non è in grado di contrastare la povertà minorile, bensì all'opposto ha come sua conseguenza un suo aumento. Sempre in quell'indagine l'Unicef riportava anche dati riferiti ad altri paesi che, insieme all'Italia ,detengono il triste primato- tra i paesi più industrializzati- della povertà dei bambini: gli Stati Uniti e l'Inghilterra. Quei dati dicevano che questi paesi con politiche mirate avevano ristretto, a differenza dell'Italia, la forbice della povertà. L'indagine ora dell' Istat conferma, purtroppo, quei dati.
Del resto già nell'ultimo Rapporto sulle Politiche contro l'esclusione era stato dato molto rilievo all'incidenza della povertà tra i minori. Se, in effetti, guardiamo attentamente tutte le inchieste recenti, il dato che le accomuna è la crescente correlazione tra famiglie minori e povertà e la correlazione tra l'età più giovane, fino ai 18 anni, e la più anziana, oltre i 65 anni. Quindi le famiglie sono più povere se ci sono più bambini e anziani e i cittadini sono più poveri se non hanno raggiunto la maggiore età o hanno raggiunto l'età della pensione. Solo tra il 2003 ed il 2004 sono aumentate di 270 mila le famiglie povere: nel 2003 la povertà toccava il 10,8%, nel 2004 il 13,2%. Nel Mezzogiorno questo dato raggiunge un livello intollerabile: il 25% , e nelle coppie giovani, con uno o più figli, l'incidenza raggiunge il 13,9%. Nella concezione della destra sull'ineluttabilità della povertà c'è, in qualche misura collegata, l'idea che i soggetti deboli appartengono strutturalmente alla società moderna. Il mercato ed il rapporto con esso determina la debolezza o meno dei soggetti. La debolezza può essere transitoria o meno, ma è un dato ineluttabile. Questo modo di ragionare e soprattutto di orientare le politiche pubbliche, non solo è profondamente ingiusto verso milioni di persone ed il loro destino, - e già sarebbe più che sufficiente a contrastarlo- ma di più, è anche un modo che può offrire al paese solo risposte arretrate, inadeguate per proiettarlo nel futuro.
Un grande paese, se vuole rimanere tale, non può agire come se il calendario fosse quello della settimana, del mese, dell'anno. Il respiro cortissimo fa compiere pochi passi e spesso all'indietro. Una strategia, con qualche possibilità di successo, contro la povertà dei bambini e delle famiglie non può non porre al centro moderne politiche per il Mezzogiorno, per le famiglie e per ogni singolo individuo. La povertà delle famiglie, quella dei bambini e degli anziani, insieme al tasso di istruzione insufficiente, come quello dell'occupazione femminile e quello demografico, non trovano una loro risoluzione se non unendo estensione dei diritti, dignità sociale e innalzamento della competitività del paese.
Nell'epoca dell'economia della conoscenza il capitale umano è la ricchezza e ciò che fa la differenza. La vita dei bambini di oggi , a partire da quelli del Sud, ci riguarda oggi ed è un investimento certo per il futuro. Le politiche contro il peso dell'eredità sociale, per esempio, da strategia indispensabile contro le disuguaglianze, sono anche l'unico modo perché questo capitale possa costituire il motore di un' Italia giusta e moderna.