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Unità: La «vendetta» di Maroni:chiede all’Arci 50.000 euro

I tempi Un anno e mezzo dopo il ministro cita per danni l’associazione per un comunicato p Sembra una ripicca: pochi giorni fa il titolare del Viminale era stato contestato a Milano...

20/10/2009
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l'Unità

Marco Bucciantini
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha citato per danni l’Arci, l’associazione di volontariato che si finanzia con le tessere dei soci e con alcuni sponsor. Ha ripescato un comunicato stampa di 16 mesi fa, e già questa è circostanza anomala. Ne ha dato notizia agli interessati (l’associazione stessa e l’autore dello scritto, Filippo Miraglia, responsabile per l’immigrazione) con un documento di32 pagine - 31e mezzo in più del comunicato. Chiede all’Arci40 mila euro, e 10mila a Miraglia. A pagina 26-27 il ministro viene definito dagli avvocati che lo rappresentano - per qualificarlo come parte lesa di spessore - «laureato, avvocato, consigliere comunale a Varese, iscritto alla Lega Nord, assessore, e poi parlamentare, ministro di dicasteri diversi (Lavoro e Interni), capogruppo, membro di varie commissioni...». Non ha fatto il militare a Cuneo,ma si è fatto valere, questo il messaggio. Quindi l’Arci non può toccarlo. CITAZIONE Perché il punto è questo (poi vedremo l’oggetto della citazione per danni): comemai la denuncia arriva a così tanta distanza dal fatto? Il plico all’Arci è spedito il 29 settembre scorso. Tre giorni dopo la contestazione subita dal ministro a Milano, allorquando - intervenendo alla Cattolica - Maroni attaccò l’Europa: «Sul contrasto all’immigrazione clandestina la Commissione europea ha agito poco e male. Su questi temi l’Europa ha una voce flebile ». Il discorso fu interrotto «da una breve contestazione», come riportano le agenzie di quel pomeriggio. Alcune donne appellarono il ministro come «buffone», e continuarono: «No all’identificazione e no ai respingimenti ». Le contestatrici erano vestite con grembiuli imbrattati di vernice rosso- sangue e sono tutte iscritte all’Arci. «Avete fatto il vostro show...», le liquidò quel giorno il ministro. Che poi si fece risentire il 29 settembre andando a ritrovare quella posizione pubblica - peraltro ripresa da diversi quotidiani, compreso il nostro, e da molti siti, tutti per ora estranei dalla citazione per danni. Il 14 luglio del 2008, durante il 14esimo meeting su immigrazione e integrazione che l’Arci consuma ogni estate nella pineta di Cecina, Miraglia raccolse l’allarme di due maestre (l’una di Modena, l’altra della Puglia) che lamentavano una novità. Accanto alla “normale” prassi - sempre costituita dal governo di destra, nel 2003 - di dover fornire ai prefetti l’elenco degli studenti stranieri, vi era la specifica distinzione dell’etnia Rom. «Già il Ministero della Pubblica Istruzione pubblica ogni anno un rapporto sugli alunni stranieri che frequentano gli istituti scolastici», scrisse Miraglia, per il quale quella «ulteriore schedatura» si giustificava solo «con una volontà intimidatoria nei confronti dei dirigenti scolastici, degli insegnanti e delle famiglie di ragazzi stranieri, funzionale alle politiche discriminatorie e razziste perseguite dal ministro». Erano i mesi in cui l’Europa condannava la volontà di Maroni di raccogliere le impronte digitali, comprese quelle dei bambini, ai residenti nei campi nomadi. In quel clima, la novità fu letta dall’Arci come «una disposizione odiosa, anche perché del tutto inutile». Queste sono le frasi che il ministro adesso reputa lesive, che possono «innescare reazioni di ogni tipo» (addirittura) - si legge nella denuncia - e comunque hanno creato (ai danni di un ministro sovraesposto e le cui idee sono quotidianamente dibattute sui maggiori media) «disagio nello stesso ambito familiare, avendo il ministro Maroni figli in età scolare, che hanno avvertito le diffidenze, le reazioni e le rimostranze dei propri compagni». Un anno e mezzo dopo, però.