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Unità-Le fantasie di Letizia Moratti, punto per punto

Le fantasie di Letizia Moratti, punto per punto Marina Boscaino Leggo un'intervista alla Moratti su Panorama di questa settimana. Stupisce, ma non troppo, la complicità di intervistatori ...

17/09/2004
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l'Unità

Le fantasie di Letizia Moratti, punto per punto

Marina Boscaino

Leggo un'intervista alla Moratti su Panorama di questa settimana. Stupisce, ma non troppo, la complicità di intervistatori compiacenti, attenti ad escludere tutti i temi "caldi" e ad offrirle l'occasione di sciorinare cifre roboanti, che descrivono un sistema dell'istruzione prima catastrofico ora quasi ottimale. Preoccupa, allarma il candore con il quale il Ministro continua a mentire, ostinatamente avvinghiata ad una costruzione artificiale di cifre e luoghi comuni ai quali - ormai - crede solo lei. Ognuna delle risposte meriterebbe un commento, una rettifica. Su un'unica cosa mi sembra di potere essere davvero d'accordo: come recita il sottotitolo, questo ministro "è pronto a tutto".
Ho tolto dalla strada 70mila ragazzi.
Un titolo che è tutto un programma e che delinea l'immagine quasi messianica che il ministro tende a dare di sé, in questa come in altre interviste.
Abbiamo recuperato 70 mila ragazzi sui 300mila che non vanno a scuola.
È un dato quantomeno fantasioso. La Moratti dovrebbe indicare con precisione quale capitolo del Bilancio dello Stato è dedicato alla dispersione scolastica. L'ultima indicazione in questo senso risale alla legge 440/99 che istituiva un fondo per l'offerta formativa che viene modulato ogni anno dalla Finanziaria e ridotto progressivamente dalle Finanziarie della Moratti. Alla dispersione scolastica ha contribuito invece notevolmente l'abbassamento dell'obbligo scolastico a 13 anni e mezzo previsto dalla riforma (l 53/2003).
Da quando sono ministro l'anno scolastico inizia regolarmente.
Lo dimostrano le valanghe di ricorsi arrivate ai Provveditorati e il conseguente avvicendamento di docenti che certamente si verificherà durante l'anno.
Abbiamo triplicato, in 3 anni, la diffusione del pc: da uno ogni 28 studenti a 1 ogni 10.
Da 3 anni nel bilancio dell'Istruzione non c'è stanziamento per l'informatica (la scuola delle 3 i...). Con il decreto legge Berlinguer del 2000 e la Finanziaria 2000-01 vennero stanziati rispettivamente 150 e 180 mld. Si tratta degli unici finanziamenti di cui ha potuto disporre il governo di centro-destra per le attività di aggiornamento e le strutture di comunicazione. I computer in particolare sono stati introdotti nelle scuole nel '97 con il Piano Sviluppo Tecnologie Didattiche, promosso e realizzato con l'investimento di 1000 miliardi che ha portato 10 computer in tutte le scuole di Italia.
Dal 2001 la spesa complessiva per l'istruzione è in costante aumento.
La Moratti si riferisce a cifre assolute, ma dimentica di dire che il dato risulta negativo rispetto al rapporto con PIL e l'inflazione, come è stato efficacemente dimostrato sulla rivista "Gli Argomenti Umani" da Giorgio Macciotta su cui occorrerà ritornare. Le 62.000 assunzioni dell'agosto 2001 di cui la Moratti si attribuisce il merito erano state decise e finanziate dal centrosinistra. Il Ministro farebbe bene inoltre a dire dove è andato a finire il finanziamento previsto nel piano approvato dal Consiglio dei Ministri a sostegno della riforma.
Abbiamo un numero di docenti superiore alla media europea.
Uno degli argomenti su cui la Moratti torna più frequentemente: vale la pena di suggerirle che nella media europea non compaiono i 21000 insegnanti di religione cattolica (pagati dallo Stato) e i 58000 di sostegno. E' strano che il Ministro abbia dimenticato i primi; gli altri (considerate le recenti cifre sui tagli) non li ha dimenticati davvero.
Penso che ognuno sia libero di esprimere le proprie convinzioni religiose anche attraverso l'abbigliamento.
Salvo adattare l'intero sistema scolastico italiano alla visione dell'"antropologia cristiana", secondo i recenti accordi con il cardinal Ruini.
Le funzioni dei tutor non limitano le responsabilità dei docenti, anzi le rafforzano.
Come? Rappresentando, poiché il tutor deve svolgere almeno 18 ore all'interno della classe, una figura largamente prevalente e alterando il criterio di collegialità al quale si è improntato finora l'insegnamento? Oltre alla ben nota questione della figura non contrattualizzata e alla logica del risparmio che sta alla base di questo provvedimento tutt'altro che didatticamente motivato, si introduce una gerarchia inconfutabile all'interno dei consigli di classe dalla quale far partire un'ondata di carrierismo e un'alterazione dei rapporti sui quali la felice esperienza della scuola elementare italiana si è basata.
La famiglia attiva dovrà partecipare, in equilibrio con i docenti, alle scelte dei ragazzi.
Falsa sollecitazione di una finta libertà: i genitori chiedono certezze che solo un ambiente competente e professionale può garantire. Chiedono di affidare i figli ad uno spazio di crescita come persone e cittadini, di sviluppo della coscienza critica, di conoscenza dell'altro, di integrazione. Sono già previste e non superate le forme con cui i genitori possono collaborare nella scuola con tutti i docenti.
Apriremo al più presto il confronto con i sindacati, le amministrazioni regionali, le associazioni. Non voglio assolutamente strangolare questa fase del dialogo (si riferisce alla riforma del ciclo superiore).
Il che conferma che la fase precedente - quella relativa alla scuola elementare - è stata brutalmente assassinata. Confronto è una parola di cui la Moratti non conosce il significato. Dagli Stati Generali in poi, il confronto sulla scuola è stato abolito. Nonostante le critiche di insegnanti (richiamati all'ordine da una minacciosa circolare del direttore generale del Ministero) genitori, sindacati, comuni, opposizione, la Moratti ha continuato in solitudine a suonare la marcia trionfale di una delega sottratta al dibattito parlamentare, priva di qualsiasi copertura economica, sgradita allo stesso mondo della scuola. E i suoi soliloqui televisivi e radiofonici sono l'antitesi di qualsiasi confronto. Ci sono tanti modi per confrontarsi. Un'idea: chiediamo al padrone delle televisioni e ai suoi zelanti sottoposti di farci ascoltare il ministro che ripete le cifre e i concetti gloriosi che ha sciorinato davanti, che so?, ad Angela Nava (CGD), a Domenico Chiesa (Cidi), ad Alba Sasso o Chiara Acciarini (DS), a Pierluigi Bergonzi (Comunisti. Italiani), Loredana Fraleone (Rifondazione), Mauro Romanelli (Verdi); o ancora a Enrico Panini (CGIL) o Piero Castello (Cobas). È gente che ha studiato. Non sono tutti insieme; fanno ognuno il proprio lavoro, vedono tutti la scuola dal proprio punto di vista. Seppure alcuni sono comunisti, nessuno di loro è pericoloso. Dietro di loro c'è gente che lavora nella scuola e per la scuola. Tanto; seriamente. Che conosce la scuola. E che sa qual è la differenza tra la scuola pubblica e uno spot pubblicitario.