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Unità-Le urla leghiste? Mostratele a scuola

Claudio Fava Andrebbe proiettato nelle scuole padane, il video della seduta di ieri a Strasburgo. Sarebbe un filmino divertente e costruttivo. Anche sull'estetica leghista. Prendete le camicie ve...

06/07/2005
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l'Unità

Claudio Fava

Andrebbe proiettato nelle scuole padane, il video della seduta di ieri a Strasburgo. Sarebbe un filmino divertente e costruttivo. Anche sull'estetica leghista. Prendete le camicie verdi d'ordinanza con cui si sono presentati in aula i tre deputati della Lega: tutte diverse! Da lontano sembravano una macchia di sottobosco mediterraneo. Da vicino, tre figuranti arruolati per uno spot sui benefici del candeggio: dal verde scolorito di Speroni, lavaggio per tessuti delicati, al verde intenso e ottuso del Borghezio, lavaggio a 60° gradi per lo sporco molto resistente...
Andrebbe proiettato il video di tutta la giornata, non solo lo spot leghista con fazzolettoni e cori alpini improvvisato per accogliere il presidente Ciampi. Di buon'ora, per esempio, poco prima di sbeffeggiare il Parlamento Europeo, i tre giovinotti erano in aula, seduti ai loro banchi, silenti e compitissimi come scolari perchè c'era da votare sull'immunità parlamentare del loro capo Umberto Bossi. E guai a sgarrare. Direte voi, che razza di coerenza c'è in chi sbertuccia l'Europa mezz'ora dopo averla invocata per sfangare i propri guai giudiziari in Italia? Nessuna coerenza: è la Lega, ragazzi. Da un quarto di secolo orgogliosamente scettica sull'Europa, sulla moneta unica, su Schenghen, sull'allargamento e sui cavoletti di Bruxelles ma sempre ben determinata, da un quarto di secolo, a rispedire lo steward Francesco Speroni a Strasburgo ad ogni tornata elettorale. Magari affiancandogli come collaboratore parlamentare il figlio del Bossi.
Un video istruttivo, ve l'ho detto. Soprattutto nei suoi fotogrammi conclusivi, quando il presidente Borrel ha finalmente espulso dall'aula il trio di Pontida. A quel punto s'è posto un problema: come fare a uscire dignitosamente di scena senza poter contare nemmeno sulla bandiera leghista sequestrata dai commessi (quella, per intenderci che pare un punto e una figura con l'immagine stilizzata della marjuana)? Ci ha pensato Borghezio: "Bossi! Bossi! Bossi!" e se n'è andato così, a passo dell'oca, scandendo il nome del grande capo come se si trattasse di Mandela o del Che Guevara. "Bossi? Who is he?", m'ha chiesto il mio vicino di posto, "A prisoner? An historical hero? A Catholic martyr?".
Già: chi è Bossi? Cosa vuole la sua tribù? E se ce l'hanno tanto con l'Europa, che diavolo ci vengono a fare qui?