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Unità-Leggi da scordare

Leggi da scordare GIULIANO GIULIANI Qualche giorno fa, Nando Dalla Chiesa è venuto a Genova a presentare il suo prezioso volumetto sulla scuola napoletana di via Pasquale Scura (ma è più ...

06/07/2004
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l'Unità

Leggi da scordare

GIULIANO GIULIANI

Qualche giorno fa, Nando Dalla Chiesa è venuto a Genova a presentare il suo prezioso volumetto sulla scuola napoletana di via Pasquale Scura (ma è più giusto dire sul valore della scuola pubblica, sulla funzione educativa, sulla capacità di accogliere e non di respingere, sull'etica del lavoro, sulla necessità di un mondo capace di stabilire rapporti e non odio fra le persone, e così di seguito). C'è stata occasione per uno scambio di considerazioni sul presente, in particolare su una questione: si sente dire che, una volta al governo del Paese, il centrosinistra non cancellerà le leggi (o molte leggi) approvate dalla destra, ma si prefiggerà di "migliorarle". Dalla Chiesa mi ha fatto l'esempio della Cirami: con qualche opportuna modifica potrebbe essere persino una buona legge. La stima e il rispetto che nutro per Dalla Chiesa (non dimenticherò mai che il 21 luglio era al cancello di casa, per capire e soprattutto per offrire la sua solidarietà di uomo e di cittadino) mi hanno permesso di limitarmi a deglutire. Ma, al di là della battuta, è stato possibile riflettere e, così mi è parso, condividere un approccio alla questione.
Mi intendo assai poco di leggi, e quindi posso solo credere a quello che mi dice Nando, che cioè anche la Cirami sia emendabile, e forse anche altre decisioni dell'attuale maggioranza. Ma il punto è: come presentiamo questo modo di operare alla collettività, al Paese, a tutti quei cittadini che aspettano di cantare in tutte le piazze "Bella ciao"?
Io credo che si debba partire dal modo di intendere il maggioritario. Una opzione è che esso rappresenti la traduzione elettorale del sistema dell'alternanza. Oggi governo io, domani governi tu, in base agli umori degli elettori o al grado di maggiore o minore soddisfacimento.
Brutta cosa. Perché è persino ovvio che, se è così, si tratta soltanto di opzioni gestionali di un'unica impostazione di fondo. Da qui le critiche più dure: la legge 30 (con malizia attribuita tutta a Biagi) affonda le sue radici nel pacchetto Treu; la Bossi-Fini ha solidi punti di riferimento nella Turco-Napolitano; la riforma Moratti ha soltanto peggiorato la riforma Berlinguer. Per non parlare dell'ordine pubblico, di Napoli prima di Genova, eccetera.
C'è un'altra opzione, quella di considerare il maggioritario, qui ed ora, nella situazione italiana data, come una strumentazione elettorale per l'alternativa. I diritti del lavoro, la socialità, le protezioni sociali, l'accoglienza, la tutela dei deboli sono questioni che richiedono lo stare con nettezza da una parte. Ma anche la ricerca e l'innovazione, lo sviluppo compatibile, le politiche fiscali, la crescita culturale richiedono scelte politiche e pubbliche nette, incompatibili con il dilagare del pensiero unico liberista, che tanti guai ha già prodotto. I programmi, i progetti devono sapere offrire un quadro convincente di questa volontà di alternativa, e essere capaci di riconquistare a un voto cosciente e alla partecipazione quella parte consistente di "poveri" delusi dal centrosinistra e illusi dal berlusconismo.
Allora, anche se per rendere buona la Cirami fosse sufficiente spostare tre virgole e aggiungerne una, dovremo dire che così facendo non l'avremo migliorata, ma avremo fatto una legge nuova. Non è una questione di tattica, se quelle quattro virgole avranno davvero completamente stravolto e modificato l'impostazione originaria.