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Unità: Lo Stato deve alle scuole un miliardo di euro

Crediti che gli istituti vantano da moltissimo tempo, ma che non ritornano Intanto proseguono i tagli: 40 milioni in meno per l’offerta formativa

20/10/2009
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l'Unità

Bianca Di Giovanni
Le autonomie scolastiche vantano crediti per un miliardo nei confronti dello Stato, che non provvede a trasferirli. Con quella somma i vari istituti sparsi sul territorio fanno fronte alle spese quotidiane di gestione: anticipano le risorse, ma la copertura ancora non arriva. È solo l’ultima cifra del «salasso scuola » dell’era Gelmini-Tremonti. Una raffica di tagli, di ogni ordine e grado verrebbe da dire. Oltre al miliardo, denunciato dagli amministratori locali di Legautonomie in un recente convegno, L’ultima novità riguarda l’offerta formativa, quel «tesoretto» che le scuole utilizzano per sostenere formazione di personale, handicap, innovazione e alternanza scuola-lavoro. Già nel 2010 ci sarà un taglio di 40 milioni, che sarà seguito dalla stangata del biennio successivo. Alla fine della sforbiciata, quella «dote» sarà ridotta a un terzo: 99,5 milioni contro i 274 stanziati in origine. Ancora tagli, per un comparto che contribuisce alla manovra per circa tre miliardi nel triennio. Un taglio drastico, che arriva a toccare la pelle dei lavoratori. DECRETO PRECARI Le cifre del «sacco» della scuola pubblica arrivano mentre la Camera si appresta a votare oggi il decreto Gelmini sui precari. Il provvedimento riguarda «18.000 insegnanti chenonavranno néun incarico temporaneo né annuale», ha spiegato ieri in aula la relatrice Paola Pelino (Pdl). Il testo prevede una corsia preferenziale di accesso al le supplenze brevi per i docenti rimasti fuori dalle supplenze: le scuole dovranno chiamare prima loro. Possono poi essere promossi in accordo con le Regioni (5 si sono già dette favorevoli) e con le risorse di queste ultime, «progetti della durata di tre mesi prorogabili ad otto». In seguito alle modifiche avvenute in commissione, poi, le graduatorie sono state bloccate: i docenti non si possono spostare, chi va in un'altra provincia finisce in coda e non viene inserito in base al punteggio. Tra le altre modifiche c'è l'estensione della platea: potranno godere dei benefici previsti anche i docenti che lo scorso anno «hanno conseguito, attraverso le graduatorie di istituto, una supplenza temporanea di almeno 180 giorni». si parla almeno di altre 4.000 persone. Alla camera è stato ripresentato l’emendamento già proposto al Senato che favorisce il prepensionamento volontario dei docenti di ruolo, liberando così i posti per i giovani precari. Fonti vicine al Tesoro giudicano la proposta troppo costosa per essere praticata. Tecnici dell’Economia valutano invece che se si consentisse il prepensionamento di chi ha già raggiunto i 40 anni di contributi, si potrebbero liberare 2mila posti. PROTESTE Il decreto arriva al voto in un clima barricadero. Oggi due sit-in di protesta sono stati annunciati dall’Anief, l'associazione professionale e sindacale dei docenti, che aveva già capitanato i ricorsi al Tar del Lazio contro la decisione del ministro di inserire in coda i precari che si spostano nelle graduatorie di province diverse dalla propria. Nel frattempo sono gli enti locali a dover affrontare quotidianamente le emergenze dell’anno scolastico. «Noi non siamo contro i risparmi - ha dichiarato al convegno sulla scuola di Legautonomie Umberto D’Ottavio, assessore alla provincia di Torino - Ma decidere i tagli senza un solo incontro con noi, scaricandoci addosso responsabilità pesanti come quella della sicurezza, ci sembra davvero troppo». Proprio il caso sicurezza è ancora «caldo» in Piemonte, dove in primavera in una scuola di Rivoli è caduto un cornicione. In quell’occasione il governo annunciò controlli a tappeto. Ma i controlli si pagano: per farli bene ci vuole tempo. In Piemonte si è arrivati alla mappatura del 2% degli istituti in agosto. Per completarla servirebbero cinque anni. Senza risorse, inutile fare annunci.