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Unità: «Meno servizi, così pagano gli studenti»

GUIDO TROMBETTI Rettore dell’Università Federico II e presidente della Conferenza dei Rettori (Crui)

27/07/2006
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l'Unità

di Massimiliano Amato / Napoli

Arrabbiato, presidente Trombetti? «Non proprio: mi sento, e con me tutto il mondo universitario italiano, beffato. Diciamocela tutta: il maxiemendamento ha il sapore di una provocazione. Riservando le esenzioni solo a un certo tipo di enti e escludendo noi, è come se il governo affermasse a chiare lettere che non considera l'Università strategica per lo sviluppo del Paese. Ne prendiamo atto ma, naturalmente, non possiamo esserne contenti». Da buon matematico Guido Trombetti, rettore dell'Università Federico II di Napoli e presidente della Conferenza nazionale dei rettori, non ha avuto difficoltà a quantificare i tagli che si abbatteranno sugli atenei italiani: «Duecento milioni di euro all'anno, un'enormità».

Faccia tre esempi

«È presto detto: la mia università, la più grande del Mezzogiorno, dovrà tagliare le cosiddette spese intermedie per 8-9 milioni l'anno. La Sapienza per 12-14 milioni. Milano Bicocca per 7-8 milioni. Attenzione, parliamo di spese intermedie, cioè di spese che influiscono direttamente sul corretto funzionamento degli atenei».

Cioè?

«Glielo spiego subito. Tra le spese intermedie ci sono l'energia elettrica, i servizi di pulizia, l'acqua, la carta. Mi si chiede di tagliare il 20%. E che significa? Che su dieci aule dovrò farne pulire solo otto? Che devo spegnere parte dei frigoriferi nei laboratori di ricerca per risparmiare corrente? Che devo ridurre i consumi idrici? Ma la vera beffa è un'altra... ».

Ci spieghi...

«A Napoli, come in gran parte delle università italiane, abbiamo contratti di fitto di aule e strutture per la ricerca e la didattica che sono pluriennali. Che dobbiamo fare: rinegoziare i canoni? O dismettere parte delle strutture in locazione? Qualcuno mi spiega, per favore, come si fa a tagliare i contratti pluriennali? Come se non bastasse, i tagli previsti dal maxiemendamento agiscono anche sui fondi esterni. Vale a dire che se io, come Federico II, ottengo un contributo da privati per acquistare, poniamo, dei computer, potrò spenderne solo l'80%».

Morale?

«Se passasse, questo provvedimento assesterebbe un colpo decisivo all'autonomia dell'Università. E il governo di centrosinistra, che pure aveva dato l'impressione di comprendere le difficoltà in cui versano gli atenei italiani arrivando a sostenere la necessità di ricorrere a risorse aggiuntive, partirebbe con il piede sbagliato».

Finché c'è Mussi c'è speranza, però...

«Abbiamo molto apprezzato la sua posizione. Con il ministro si è stabilita da subito una condivisione piena, di strategie e obiettivi. La sua caparbietà ci fa intravedere qualche spiraglio».

Dando per scontato che non scenderete in piazza per protestare, e men che mai picchierete qualche ministro, in che direzione vi muoverete?

«È ovvio che la nostra protesta sarà sempre molto civile. E, già che siamo in tema, mi permetta di sottolineare una cosa... ».

Prego.

«Noi non ci stiamo arroccando a difesa di privilegi corporativi. Chiediamo solo di lavorare meglio, per il bene della ricerca e della didattica. Quanto alla protesta, aspettiamo la ripresa delle attività dopo la pausa estiva. Ma fin d'ora la Conferenza dei rettori italiani affida una delega piena a ministro Mussi, che resta il nostro interlocutore privilegiato. Ha compreso perfettamente le nostre esigenze. Mi auguro che, anche in altri settori del governo, riesca sempre a prevalere la ragionevolezza».