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Unità: Napolitano di Adro: Giusto rimuovere quei simboli

Da Parigi il Presidente parla dell’anniversario dei 150 anni: «Occasione per il rilancio dell’unità». Sulla vicenda della scuola il Colle ha apprezzato «il passo compiuto dal ministro Gelmini»

29/09/2010
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l'Unità

Marcella Ciarnelli

I 150 dall’Unità d’Italia sono «l’occasione per un rilancio del sentimento e della consapevolezza dell’unità nazionale ». Lo ha voluto sottolineare il presidente della Repubblica, incontrando quanti lavorano all’Ambasciata italiana a Parigi. Così, con un richiamo al tema dell’unità nazionale che a Napolitano sta particolarmente a cuore è cominciata la visita ufficiale a Parigi del Capo dello Stato che oggi lo vedrà all’Eliseo per una colazione di lavoro con Nicolas Sarkozy, il presidente di un Paese che ha condiviso fin dall’inizio il progetto di un’Europa unita e che ora si trova a doverlo rafforzare e gestire impegnandosi a «superare chiusure ed egoismi nazionali». Non sono mancate, anche in questi ultimi giorni, le polemiche sull’importanza di un’Italia unita nel rispetto delle differenze che, anzi, possono essere il motore di un autentico federalismo che però non passa certo per iniziative come quelle prese ad Adro. Ai genitori che si erano rivolti al Capo dello Stato è arrivata la rassicurazione che la vicenda «della clamorosa esibizione del sole delle Alpi sulla nuova scuola» viene seguita «con grande attenzione» e che è stato «apprezzato il passo compiuto dal ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini» che ha invitato il sindaco di Adro«a rimuovere quelle esibizioni ». Lo ha comunicato con una lettera il segretario generale del Quirinale che ha riferito la convinzione di Napolitano che «nessun simbolo identificabile con una parte politica possa sostituire in sede pubblica, quelli della nazione e dello Stato, né questi possono essere oggetto di provocazione e sfide». Eppure non è mancata, ancora una volta da parte leghista, la polemica affidata a battute scontate su Roma. Basta rifarsi a quanto sempre affermato da Napolitano, l’ultima volta quando in Campidoglio gli è stata conferita la cittadinanza onoraria della città, per comprendere a fondo quell’invito ad «essere consapevoli » dell’importanza di un evento che a 150 anni di distanza bisogna «rilanciare» nell’interesse collettivo. Nei confini nazionali. Ma anche oltre, dato che l’Europa unita è anche conseguenza del lavoro comune e dell’impegno portato avanti tra i primi dall’Italia e dalla Francia. Questo il filo, tra politica e cultura, lungo cui si sta svolgendo la visita di Napolitano a cui ieri alla Sorbona è stato conferito un dottorato honoris causa. Nel ringraziare per l’alto riconoscimento il presidente non ha voluto mancare di ricordare quello che è stato l’impegno di tutta la sua vita, «servire il mio Paese» con l’azione politica sempre e attraverso quelle «responsabilità istituzionali» già avuto in passato, anche da presidente della Camera, e che «ora ho più che mai», negli anni già trascorsi al Quirinale, in quelli che verranno, e in questi giorni in cui non ha voluto in alcun modo commentare le vicende di un governo, pur granitico nei numeri, che si è trovato a fare i conti con una crisi senza precedenti e oggi si avvia alla fiducia al termine di un dibattito finalmente approdato in Parlamento che è il luogo in cui sarebbe bene si svolgesse sempreil confronto. Nei parlamenti nazionali che debbono però «contribuire a rinforzare l’Unione, la sua politica estera e di sicurezza comune, il suo bilancio ». Italia e Francia hanno in comune il destino di rendere più coesa e più forte l’Unione europea. È conseguenza di quella «missione comune che i nostri sue paesi sono chiamati ad adempiere nell’Europa e nel mondo di oggi. Una missione di arricchimento e di integrazione, di valorizzazione rinnovata e diffusa dei nostri patrimoni storici e culturali e di superamento di chiusure ed egoismi nazionali, di rafforzamento deciso e conseguente dell’Unione che insieme abbiamo fondato come unione di stati e popoli». E Napolitano ha voluto insistere sulle «affinità che incisero fortemente anche nel percorso che condusse, 150 anni fa, l’Italia ad unirsi e a farsi Stato, con l’apporto determinante di ispirazioni ideali e di sostegni politici attinti dalla Francia».v