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Unità: Napolitano: sulla scuola garantisco io. Gelmini al Colle

Il presidente agli studenti di Padova«Criticate, protestate, ma siate vicini alle istituzioni» Il ministro spiega che ci saranno i concorsi per ricercatori entro la fine dell’anno

06/11/2008
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l'Unità

Il presidente della Repubblica incontra a Padova studenti e ricercatori. «Qualcosa nel decreto cambierà» e «io ce la metterò tutta». In serata il ministro Gelmini sale al Colle per illustrare le modifiche decise.«Criticate, protestate, dimostrate pure. Ma siate vicini alle istituzioni per rendere più salda la nostra democrazia». Giorgio Napolitano, in visita al liceo Tito Livio di Padova, quello dove da “sfollato” conseguì nel 1942 la maturità classica in base ai voti riportatati durante l’anno «perché in piena guerra non si facevano esami», ancora una volta, come sovente è accaduto in questi giorni, si è rivolto ai giovani per cercare il dialogo, da tutte le altre istituzioni fin qui negato se non osteggiato. Per parlare a viso aperto con una generazione che ha in sé, nelle proprie aspettative e nelle proprie speranze, il futuro del Paese che «sarà garantito solo se riusciremo a parlarci». Ed in serata, rientrato a Roma, per far sì che questo dialogo ci sia ha ricevuto al Quirinale il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini che gli ha illustrato alcune delle misure che intende proporre e che, anche se ancora in minima parte, sembrano accogliere le richieste avanzate in questi giorni da studenti e docenti e di cui il presidente si è fatto portavoce confermando la voglia di dialogo che lui stesso ha verificato nei tanti incontri di questi giorni.

Ad attendere il presidente, nel chiostro cinquecentesco della scuola, c’erano i vecchi compagni, emozionati, anzi commossi, e i più di mille liceali che frequentano il Tito Livio. In prima fila la terza C, la sezione di Napolitano. Sessantasei anni fa era solo maschile. Oggi è mista. «Anzi ci sono più ragazze che ragazzi» precisa la preside, Daria Zangirolami, che per l’illustre ex allievo ha fatto preparare una riproduzione del registro di classe in cui sono riportati i brillanti voti dello studente modello venuto da Napoli. «Non credo che le ragazze siano superiori ai maschi solo per il numero» dice sorridendo Napolitano ad alcune delle liceali che gli si sono avvicinate. C’è poi una battuta per tutti, un ricordo commosso da condividere con quelli che furono ragazzi con lui, uno sguardo di sincero apprezzamento per un luogo a cui è molto legato, nonostante la breve permanenza. «E’una bellissima scuola. Onoratela, tenetela cara».

Gli studenti del liceo. I ricercatori precari che lo attendono fuori, sul marciapiede, armati simbolicamente di valigia e biglietto di viaggio che li porterà lontano, lì dove ancora è possibile scommettere su un futuro che in Italia sembra precluso. I ragazzini delle elementari che a Villa Giusti, nel luogo dove fu firmato l’armistizio, che fanno a gara per farsi fotografare con il presidente. Ecco gli interlocutori privilegiati della mattinata padovana, e non solo, di Giorgio Napolitano. «Il mio assillo è quello di rafforzare il Paese nell’unità e nel rinnovamento ma, innanzitutto, che ci sia un rapporto autentico tra i giovani e le istituzioni. Chi ha fatto un lungo percorso come il mio si domanda fino a che punto si riesca a parlare alle nuove generazioni. Quanto siamo distanti e quanto è possibile avvicinarsi». Lui è convinto che il confronto sia possibile, anzi, debba esserci. «Nei giorni scorsi ho incontrato altri studenti di Roma, di Milano. E un dialogo positivo c’è stato. Non è vero che le manifestazioni di questi giorni siano a difesa dell’esistente, all’insegna solo del no. I giovani sono consapevoli che ci sono prove complesse da superare come quella del risanamento dei conti pubblici. E me lo hanno detto. Ma io li ho rassicurati che gli investimenti giusti restano quelli per la formazione e la ricerca».

Ragionare, dunque. Confrontarsi. Fare proposte. Questo l’invito che il presidente ha fatto con molto calore anche ai ricercatori che gli hanno dato un volantino su cui c’era scritto «è una cura che ci ucciderà». «Alcune norme del decreto saranno riviste” dice loro Napolitano che ha aggiunto per rassicurarli «io ne sarò garante e farò tutto quello che posso» perché il fondamentale diritto allo studio non venga travolto dalle «difficoltà dell’insieme delle nostre istituzioni» ma sia assicurato «nel confronto che deve esserci rispettando il pensiero di ognuno e le singole diversità». L’imperativo è quello di riuscire a parlare il linguaggio dell’unità «superando l’eccesso di partigianeria» che il presidente addita come «una malattia di cui bisogna liberarsi». L’esempio arrivato dagli Stati Uniti nella notte è quello che per Napolitano va seguito.

Ed in serata il ministro Gelmini è salita al Colle per illustrare al presidente i punti salineti del decreto che si accinge a presentare e che sembra aver superato la logica del muro contro muro. Nelle “disposizioni urgenti per il diritto allo studio” i concorsi che erano stati previsti per la fine dell’anno dovrebbero avere luogo. E quindi docenti e ricercatori che vedevano a rischio il loro posto possono tirare un sospiro di sollievo ed allentare la tensione. Sembra siano state studiate alcune misure correttive della 133 per favorire la ricerca. Il ministro avrebbe approfittato dell’occasione per giustificare il suo comportamento di questi giorni. Il confronto con i rettori lei lo ha tenuto sempre aperto. E per quanto riguarda i fondi non dipende da lei ma Da Giulio Tremonti. E’ lui il ministro contro cui protestare. Lei non ha nessuna colpa.

MARCELLA CIARNELLI

INVIATO A PADOVA

mciarnelli@unita.it