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Unità: Neolaureati, disabili, precari, la campanella non suona per tutti

Storie di licenziamenti, di supplenti messi alla porta, di sovraffollamento e risorse centellinate col contagocce. «Neanche i soldi per la carta igienica»

31/08/2010
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l'Unità

a cura di Giuseppe Rizzo

Per chi suonano le campanelle? Per i disabili scarsamente assistiti, per i professori precari, per il personale Ata, per i genitori che non riescono a star dietro alle spese dei libri e del materiale didattico necessario per i propri ragazzi e per i dirigenti scolastici che in alcuni casi non hanno soldi neanche per la carta igienica. Da Palermo ad Aosta, le campanelle stanno per suonare e, come molti di ci hanno scritto a unisciti@ unita.it e sulla nostra pagina Fb, sono campanelle foriere di brutte notizie per la scuola. I tagli della Gelmini, tra i banchi, si trasformano in storie di licenziamenti, di precari decennali messi alla porta, di classi sovraffollate e risorse centellinate col contagocce. Per tutta l’estate ci avete scritto, segno che i portoni delle scuole si son chiusi solo per il ministro e non per voi. Continuate a farlo, a scriverci cosa sta succedendo nelle vostre scuole e noi pubblicheremo i vostri racconti.

Sui disabili solo promesse Informo di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano a proposito della situazione di degrado e abbandono in cui mia figlia, disabile grave, è costretta durante la giornata, assieme ad altri quasi 70 minori, presso la Scuola Speciale Statale ospitata dalla Fondazione Don Gnocchi di Milano. Negli anni, io e altri genitori abbiamo più volte segnalato alla Direzione Didattica e alla Fondazione le gravi carenze di servizi e di personale, senza peraltro vedere soluzioni, ma solo promesse. La Fondazione riceve migliaia di euro dall’Asl a rimborso della permanenza dei bambini che in cambio ricevono poco e niente. Sono a disposizione per ulteriori informazioni e per fornire copia dell’esposto di cui sopra. Ringrazio in anticipo se potete dare voce alla mia protesta affinché in un Paese che si dichiara civile anche i diritti dei disabili vengano rispettati.

MARA UGENTI Precario dall’86, ora a casa Sono un insegnante di Scienze Motorie dal 1986. Ho insegnato negli ultimi dieci anni con incarichi annuali, nel senso di assunzione a settembre e licenziamento a giugno, tuttavia ero soddisfatto, anche se questa situazione creava una condizione di umiliazione. Dopo tanti anni, quest’anno, insieme a oltre20000 colleghi, in particolare del Sud, a seguito della Riforma Gelmini (Ministro della Pubblica Istruzione) siamo stati messi fuori dalla scuola, io sto lavorando con poche ore settimanali, con uno stipendio da fame. Nel mese di Agosto, facendo seguito ai tanti movimenti di precari in lotta sorti in tutta Italia per contestare questa riforma, ho creato ad Avellino il CPS, Coordinamento Precari della scuola. Insieme a circa 200 precari abbiamo dato luogo ad una serie di manifestazioni, scioperi, assemblee, presidi permanenti, tutto in perfetta sintonia con le azioni dei tanti movimenti di precari in Italia. Dopo 11 anni, mi penso triste senza i ragazzi Sapevo che sarei stata un’insegnante già a sei anni. Lo sapevo e lo volevo. Mi sono laureata in filosofia e ho sempre lavorato in ambito educativo dall’età di ventun’anni, perché per me è una reale passione. Dopola laurea ho conseguito due abilitazioni con il massimo dei voti alla SISS... nella SISS di un’altra regione, perché i miei corsi, nella mia regione non c’erano. Mi sono sobbarcata fino a 400 km al giorno, tra andata e ritorno e ho cominciato con le supplenze. Una gioia che non posso raccontare, una gioia che ancora oggi, dopo undici anni, accompagna il mio quotidiano lavoro. Ho collaborato e ho litigato con molti colleghi, quasi tutti persi per strada, data la mia condizione di precarietà. Quest’anno non so cosa accadrà, sono qui e davvero tremo dentro, non tanto e non solo per la paura di non avere uno stipendio, qualcosa troverò - continuo a ripetere a me stessa e alla mia bimba di quattro anni che qualcosa troverò nel caso, anche se in certi momenti non ci credo molto, ho quasi quarant’anni, chi mi si prenderebbe? A questa gente fa comodo distruggere definitivamente uno degli organi pulsanti della nostra democrazia: una scuola pubblica e laica, che zoppica ma ancora c’è. Mi penso senza i ragazzi, senza le ore trascorse con loro, senza la possibilità di lavorare con loro sui punti di forza e di debolezza e mi sento davvero mancare il respiro. Egoisticamente penso che non potrò più mettermi continuamente in discussione grazie al mio lavoro e mi sento di colpo vecchia a 37 anni.

LUCIA DONAT CATTIN Io precaria, mio figlio in classe con altri 27 e una sola maestra Sono una trentacinquenne "precaria"da 9 anni. Prima in graduatoria da tre anni in Umbria, nessuna immissione in ruolo e condizioni di lavoro in peggioramento... Specializzazione nel sostegno, tre master...Potrei essere annoverata tra le docenti meritevoli? Qualcuno ha forse chiesto il mio curriculum, ha controllato il lavoro svolto in classe... Parole vuote meritocrazia., selezione per competenza.... La scuola italiana è il vostro più grande fallimento, peggiorata al punto da avere 33 ragazzi in aule che non sono neppure a norma e ai quali sarà destinata una sempre minor offerta formativa.. Per non parlare di mio figlio di 4 anni che all’asilo si ritrova con altri 27 bambini ed una sola maestra in parte della giornata.... Neolaureato: noi neanche riusciamo a essere precari Ho26 anni, mi sono iscritto alla facoltà di Lettere a 19 anni con la speranza di diventare insegnante perché l’ho sempre considerato un lavoro difficile ma meraviglioso. Quando mi sono laureato nel Marzo del 2009, le SICSI, scuole di specializzazione all’insegnamento, erano state già chiuse dalla Gelmini e non c’è stato modo per me, e per tutti i laureati degli ultimi2 anni di tutte le facoltà, di abilitarci all’insegnamento e di essere così inseriti nella prima fascia delle graduatorie scolastiche.Hofatto l’inserimento nelle graduatorie di terza fascia della provincia di Treviso (dato che alSud non c’era alcuna speranza)ma nell’anno scolastico 2009-2010 non ho ricevuto nemmeno una telefonata. In passato anche i non abilitati di terza fascia venivano chiamati, laddove c’era carenza di personale, per delle supplenze. Oggi è impossibile, nessuno dei miei ex compagni di università ha avuto una chiamata da una scuola. Per questo motivo inviterei tutti a ricordarsi che non ci sono soltanto migliaia di precari che non possono più insegnare a causa dei tagli, ma ci sono migliaia e migliaia di giovani che non hanno avuto mai la possibilità di entrare nella scuola e di fare le prime esperienze di insegnamento.

ANTONIO SIRAGUSA Tagli: niente più compresenze o aiuti ai bimbi in difficoltà Nella mia scuola, storicamente a tempo pieno, il prossimo anno, causa mancanza insegnanti, andremo ad attuare una modularizzazione con l’uso delle ore di compresenza in classi diverse dalla propria. Questo comporterà una diminuzione della qualità dell’offerta formativa, nell’impossibilità di usare tali ore per il recupero dei bambini in difficoltà, per le attività in piccolo gruppo e per le uscite sul territorio.

VALERIA PRITONI Tagli agli Ata

Danoi diminuito, a Villagrande Strisaili, in Ogliastra, è stato tagliato il personale Ata, finendo per schiavizzare il personale in servizio!

GIULIA CONTU Perdere il lavoro a 52 anni Vedere una collega precario da più di dieci anni, praticamente disoccupato con la totale certezza di non poter più lavorare a scuola, a 52 anni, sposato con tre figli all’università, a me ha spezzato il cuore.

CLEMENTE MAZZÙ Tutti in piazza Stanno smantellando tutto con un’ossessione patologica,ma davvero l’Italia è un paese anomalo! Qui dovremmo scendere tutti in piazza o sbizzarrirci con mille e più iniziative di protesta e invece come ebeti, frastornati e impotenti, aspettiamo "a cuccia" la prossima razione di fango del nostro "pseudogoverno".

PASQUALE DANIELE Bagni come fogne A Napoli, rione Sanità, la situazione è questa: la scuola non è neanche più vista come un passaggio fondamentale della vita di un ragazzo. È una perdita di tempo. E noi, per incentivarlo in questa sua idea che facciamo? Niente, tagliamo i loro professori, li costringiamoa ore buche perché non ci sono soldi per pagare gli studenti, a chiedere di organizzare spettacolini per comprare gessetti e lavagne, a scongiurare i genitori di non avere troppe pretese e non prendersela con noi se i figli non possono neanche entrare nei bagni tanta è la puzza di fogna. Gli affiancamenti e i corsi pomeridiani per i più bisognosi ce li sogniamo.

MARIA CONCETTA, NOVARA