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Unità: Niente contratto? Il pubblico impiego verso lo sciopero generale a ottobre

Per i rinnovi il governo sinora ha messo sul piatto un miliardo di euro, ma i sindacati sostengono che servono invece 3 miliardi e 700 milioni

28/09/2006
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l'Unità

di Felicia Masocco

C’è una prima intesa sulle pensioni tra governo e sindacati. Nove articoli su due pagine che segnano il perimetro della discussione che inizierà in gennaio. Fuori dalla Finanziaria, dunque, e questo significa che nelle poche ore che mancano al varo della manovra almeno non c’è da superare questo enorme ostacolo. Anche i tagli alla scuola sembrano rientrati dopo la levata di scudi contro la bozza circolata nei giorni scorsi e poi smentita dal ministero dell’Economia. Sale invece la tensione per i contratti dei lavoratori pubblici: servono 3 miliardi e 700 milioni, l’ultima cifra fuoriuscita dalle stanze di via Venti Settembre e confermata nel vertice dell’altra notte a Palazzo Chigi è ferma a 1 miliardo. È probabile che il pressing, i contatti incessanti tra le confederazioni e i palazzi ministeriali produca qualche aggiustamento. Del resto, con la concertazione assai riservata che ha partorito il memorandum sulla previdenza, i sindacati hanno dimostrato molta buona volontà a portare a compimento le riforme degli anni Novanta. E ora Cgil, Cisl e Uil si aspettano che la stessa mano tesa venga dal governo per il rinnovo dei contratti. Se non dovesse accadere, il primo sciopero dei lavoratori pubblici potrebbe essere proclamato già ad ottobre dall’assemblea dei delegati e quadri, cinquemila, fissata per il 23 a Roma.
Ovviamente la speranza è che tutto si risolva prima, ma tra gli uomini di Cgil, Cisl e Uil lo stato d’animo non è dei più ottimisti, le ore si alternano con docce scozzesi, prima spiragli poi chiusure che vertono sempre su un punto: dove reperire le risorse, che cosa sacrificare. «Due ore fa ero più tranquillo, ora sono invelenito», sbotta un sindacalista in una pausa dell’incontro che si è tenuto fino a sera a Palazzo Vidoni con il ministro Luigi Nicolais. Si è parlato di stabilizzazione dei precari, non se nè è venuti a capo. Intanto si rincorrevano le indiscrezioni dalle sedi ministeriali e di partito, e se c’è stato un filo conduttore non è stato positivo: dovendo scegliere, se c’è qualcosa da sacrificare e qualcosa da «salvare», l’orientamento è di salvare la scuola che suscita molta più solidarietà del lavoratore pubblico preso nel suo generico e sempre identificato con lo statale «improduttivo» e «fannullone».
Come riferito dal leader della Cisl Raffaele Bonanni , ancora ieri sera le distanze tra i conti del governo e i calcoli dei sindacati erano «enormi». «Si sta profilando una finanziaria che nega l'applicazione dell'accordo del 23 luglio '93 ai lavoratori di scuola, sanità, enti locali, stato, parastato e aziende» ha detto il segretario confederale della Cgil Paolo Nerozzi, «sarebbe molto grave perché metterebbe in discussione l'intero sistema contrattuale del mondo del lavoro» e la risposta del sindacato allora «non potrebbe che essere una forte mobilitazione con i necessari scioperi». «O sono 3,7 miliardi o sarà sciopero» taglia corto il leader della Uil Luigi Angeletti, ricordando che si sta parlando del «semplice rispetto delle regole» fissate dal governo con l'inflazione programmata». Cioè del protocollo del luglio ‘93. Stando a questa lettura, il conflitto potrebbe estendersi anche ai settori privati. Perché applicare regole diverse al rinnovo dei contratti pubblici sarebbe un precedente che Confindustria, ad esempio, non si lascerebbe scappare «sarebbe la riscrittura del modello contrattuale» spiega Nerozzi. Una revisione che semmai dovrebbe scaturire dalla concertazione, come del resto il governo ha sempre garantito.
Per il sindacato la via da battere è un’altra. È tracciata in quel «patto» per i lavoro pubblico con risparmi e maggiore efficienza già offerto al governo e rilanciato ieri dai segretari generali di Fp-Cgil Carlo Podda, di Cisl-Fp Rino Tarelli, Uil-Flp Carlo Fiordaliso e Uil-Pa Salvatore Bosco. Ci mobilitiamo, spiegano, perché invece dei possibili, e da noi auspicati e proposti, risparmi, sono previsti tagli indiscriminati al funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi.Quanto ai precari è il segretario confederale della Uil Paolo Pirani a sintetizzare l’esito, deludente, dell’incontro al ministero della funzione pubblica: «L’impianto che ci si presenta è di una tendenziale riduzione degli organici nella pubblica ammnistrazione: negli anni successivi si prevede un parziale sblocco del turn over, però il numero dei neo assunti e dei precari stabilizzati sarà inferiore alle uscite per pensionamento».Intanto le Rdb-Cub il loro sciopero lo hanno già proclamato per il 20 ottobre.