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unità: Noi, figli della Costituzione

di Raniero La Valle

31/05/2006
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l'Unità

Tappa culminante e risolutiva della battaglia per la difesa della Costituzione sarà il referendum del 25 e 26 giugno, al quale sarà sottoposta la riforma costituzionale voluta dalla destra.

Per la Costituzione del 1948 si tratta dell'ultimo appello prima della condanna definitiva. Per i cittadini si tratta dell'estrema possibilità di salvare la Repubblica costituzionale costruita in Italia come alternativa storica al fascismo.

Nell'intraprendere questa battaglia dobbiamo però avere chiaro qual è l'esatta situazione politico-istituzionale nella quale ci troviamo, e qual è il ruolo che il popolo è chiamato a svolgere. Siamo in uno stato di "Costituzione vacante" e il popolo è chiamato a svolgere un ruolo costituente.

Noi non siamo infatti più in Italia nella situazione in cui eravamo fino al 16 novembre del 2005, con una Costituzione ancora pienamente vigente e un progetto in corso per modificarla.. Oggi la Costituzione vive in regime di proroga, fino al referendum; ma almeno per quanto riguarda il Parlamento, nelle sue due Camere, essa è stata già cancellata - nella passata legislatura - e sostituita con un'altra, la cosiddetta Costituzione di Lorenzago, che il 16 novembre 2005 ha completato appunto il suo iter con l'ultimo voto del Senato. Essa abroga e sostituisce l'intera seconda parte della Costituzione del 48 e, come dimostrano i testi di questo libro, ne travolge inevitabilmente anche la prima parte con i suoi principi fondamentali, i suoi diritti e i suoi valori. Dunque noi siamo propriamente in un regime di eclisse costituzionale; la Costituzione formalmente c'è ancora, ma essa è stata ripudiata e delegittimata dalla parte - fino a poco fa - dominante della classe politica italiana, dai presidenti delle due Camere, dal presidente del Consiglio, dalla maggioranza parlamentare e anche dal sistema informativo che nel suo complesso ha oscurato l'operazione facilitandone il compimento; mentre nulla hanno potuto fare per difenderla gli altri poteri dello Stato, e nulla ha potuto la minoranza di centro-sinistra, al di là della sua ovvia e pur vigorosa opposizione in sede parlamentare. Dunque allo stato delle cose la Costituzione del 48 è già stata sconfitta al livello politico-istituzionale, benché non ancora a livello popolare. (..)

Se poi si mette insieme legge elettorale e nuova Costituzione, si vede come la prima realizzi in anticipo l'ideologia antiparlamentare della seconda. La suddivisione della Camera dei Deputati in due corpi distinti, che trova la sua origine nel momento elettorale, si prolunga infatti nella Camera disegnata dal nuovo assetto costituzionale, mediante una separazione funzionale e istituzionale dei due settori parlamentari, quello dei deputati di maggioranza e quello dei deputati di opposizione; i primi hanno "prerogative" (art. 64), gli altri hanno "diritti" (sostanzialmente limitati peraltro al diritto di tribuna); i primi decidono della fiducia o sfiducia al governo e possono designare un altro primo ministro, i secondi anche se votano a favore del governo non contano, i loro voti sono considerati contaminanti e non vengono computati perché non vengano a ledere le prerogative del governo e della maggioranza (art. 94); il rapporto tra governo e Parlamento è in realtà un rapporto di dominio esclusivo tra il primo ministro e il settore di maggioranza della Camera che è eletto con lui e dipende da lui, l'altro settore non potendo avere alcun ruolo nella ricerca di soluzioni alternative, che è la ragione per cui in questo nuovo sistema governo e Camera stanno insieme e cadono insieme, e il primo ministro sempre può sciogliere l'Assemblea (art. 88).

Questo processo di deterioramento costituzionale è andato di pari passo con l'indebolimento delle norme e degli istituti di garanzia. Basti pensare alla facilità con cui è stato aggirato l'art. 11 della Costituzione, mediante la soluzione puramente formalistica che è stata data al problema dell'invio di una forza di occupazione italiana in Iraq al seguito delle truppe di invasione anglo-americane, in continuità con un atto di aggressione e prima ancora di una qualsiasi acquiescenza dell'ONU ai fatti compiuti. Mentre non si è fatto alcun cenno alle garanzie procedurali che escludono la partecipazione a una guerra in mancanza della delibera e della dichiarazione dello stato di guerra (artt. 78 e 87 Cost.), la questione di sostanza è stata risolta con la dichiarazione del Consiglio Supremo di Difesa secondo cui la partecipazione italiana all'impresa sarebbe avvenuta in condizione di "non belligeranza".

Il deperimento della Costituzione, che si è massimamente manifestato durante tutto il corso del governo Berlusconi, ha avuto peraltro una più lontana origine nel riposizionamento del potere che si è intrapreso in Italia e in Occidente dopo la rimozione del muro di Berlino.

La situazione nella quale il popolo è chiamato a votare nel referendum, risulta dunque di tutti questi elementi. Cadute le linee di difesa del patto costituzionale, venuti meno i pastori posti a presidio dei cittadini, il popolo rimane ora l'ultimo depositario della legittimità costituzionale e l'ultima risorsa, l'ultima istanza in grado di salvare la democrazia rappresentativa nel nostro Paese. Esso è investito di un vero e proprio ruolo costituente. Non dovrà semplicemente "difendere" la Costituzione del '48, che la sua rappresentanza politica già gli ha sottratto, ma dovrà instaurarla di nuovo. Non dovrà solo sottrarla all'oscuramento cui oggi è condannata, ma riscoprirla e illuminarla come mai ha fatto finora. Proprio come la luce del sole, che non è mai tanto amata ed osservata come nel momento dell'eclisse, così potrebbe avvenire per la Costituzione in questi mesi, di rifulgere e farsi conoscere come mai era avvenuto nei decenni trascorsi.

In tal modo l'atto che il popolo compirà quando nelle urne ne respingerà la liquidazione, sarà un vero e proprio esercizio di potere costituente. Sarà lui, il popolo, che riprenderà in mano gli ideali del mondo nuovo che animarono i padri costituenti del 1947, e che i figli hanno lasciato cadere. Sarà lui che riprenderà ed eseguirà il mandato delle generazioni che attraverso l'esperienza dei fascismi e dei militarismi, da Danzica ad Hiroshima, avevano concepito l'alternativa del primato del diritto e del ripudio della guerra. Sarà lui a farsi nelle urne Assemblea costituente e a istituire di nuovo l'Italia come "una Repubblica democratica fondata sul lavoro".

Questo articolo è tratto dall’introduzione di Raniero La Valle al volume «Salviamo la Costituzione», a cura di Domenico Gallo e Franco Ippolito