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Unità-"Non saremo moderati in difesa di salari e pensioni"

I sindacati annunciano un autunno di lotte. Epifani: "Non si recupera il costo della vita". Pezzotta: "Non resta che affidarci ai rapporti di forza" "Non saremo moderati in difesa di salari e p...

13/08/2004
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l'Unità

I sindacati annunciano un autunno di lotte. Epifani: "Non si recupera il costo della vita". Pezzotta: "Non resta che affidarci ai rapporti di forza"

"Non saremo moderati in difesa di salari e pensioni"

Felicia Masocco

ROMA "Il sindacato non può far finta di niente" se il Dpef preannuncia una manovra che richiama alla memoria quella lacrime e sangue targata Amato '92. La Cisl lo fa sapere dal proprio sito Internet cui affida la pubblicazione di un documento in cui comunica al governo che a settembre "presenterà il conto" a cominciare dagli "accordi non rispettati". In simultanea, il leader della Cgil Guglielmo Epifani sintetizza le proposte del suo sindacato e anche lui avverte che se le cose non cambieranno "è impensabile che il sindacato resti fermo".
Sarebbe tempo di sdraio e ombrelloni invece rullano tamburi di guerra, troppe cose si concentreranno nelle settimane di settembre, riguarderanno l'economia del paese e le condizioni dei lavoratori, non c'è da stare allegri e tantomeno da essere ottimisti come gradirebbe il premier. Tra la manovra correttiva approvata in luglio e la Finanziaria tracciata nel Dpef si arriva a quota 31,5 miliardi di euro in un anno e mezzo, calcola la Cisl, "una manovra imponente" fatta, peraltro, di misure che promettono di essere più "depressive" per l'economia di quanto lo furono quelle della Finanziaria di dodici anni fa. "Finirà col rendere i lavoratori e i pensionati un po' più poveri", è il timore di Epifani in un contesto in cui - osserva - la produzione industriale resta "sotto zero". Ferma, immobile quando pure complessivamente si registra una lievissima ripresa. Sono posti di lavoro che si perdono. Mentre l'economia del Sud segna il passo dopo anni di crescita, e i salari e le pensioni "non ce la fanno recuperare il costo della vita".
L'analisi della Cisl è molto simile. Ma gli uomini di via Po hanno con questo governo qualche conto in sospeso. Non hanno dimenticato il Patto per l'Italia firmato e rimasto lettera morta per gli impegni presi sul Mezzogiorno, per quelli sulle infrastrutture, sull'innovazione, sugli ammortizzatori sociali. A Savino Pezzotta non è andato giù, il suo sindacato si assunse una grossa responsabilità di fronte ai lavoratori visto che il perno di quell'accordo fu la modifica dell'articolo 18. Il bilancio si è fatto più pesante, al governo la Cisl addebita l'abbandono della politica dei redditi e della concertazione, e l'aver presentato un Dpef "inutile e irreale".
Iniqua è dannosa è poi la riforma fiscale, la riduzione generalizzata delle tasse è avversata dalle confederazioni. Non va bene, non in questo contesto. Il sindacato di via Po indica la strada degli sgravi contributivi sul lavoro, di un intervento sull'Irap, di un'imposta negativa a favore degli incapienti oltre alla restituzione del fiscal drag. La Cgil mette in conto anche agevolazioni per le aziende che investono nel loro sviluppo e un intervento su parte della ricchezza accumulata: "Una patrimoniale bassa, omogenea, progressiva sulle grandi ricchezze sarebbe più giusta di tanti interventi, come questo ultimo sulla seconda casa", argomenta Epifani.
Se la politica dei redditi non è più attuale per il governo, i sindacati si dicono pronti a far calare il sipario sulla moderazione salariale. Sull'argomento le preoccupazioni sono speculari, il ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, teme che "un incremento significativo dei salari creerebbe problemi alla competitività all'industria italiana". Ma i sindacati hanno un altro punto di osservazione. Partono dall'inflazione programmata fissata nel Dpef all'1,6% per il 2005 (quella reale è al 2,3) e non ci stanno a veder scaricati i costi della crisi ancora sul lavoro dipendente. Se la politica dei redditi non esiste più "al sindacato non resta che affidarsi ai rapporti di forza", è la minaccia della Cisl. Sono da rinnovare i contratti del pubblico impiego, quello dei bancari, degli autoferrotranvieri e con il 2005 si ritroveranno con il contratto scaduto altri 2 milioni e mezzo di lavoratori, metalmeccanici compresi. "Se a settembre non abbiamo l'accordo generale - afferma il leader della Cgil riferendosi alle vertenze di 3 milioni e mezzo di lavoratori pubblici - il rischio che salti la tornata contrattuale è reale". E il governo si scordi di poter far riferimento all'inflazione programmata che per Epifani "non solo si discosta da quella reale di oltre un terzo. Ma non c'è dubbio - spiega - che l'indice Istat sottostimi la vera dinamica del costo della vita". Nella seconda metà del mese prossimo i sindacati terranno l'assemblea unitaria dei delegati, le iniziative di mobilitazione verranno decise in quella occasione. Per il leader della Uil Luigi Angeletti "non ci sono dubbi, siamo pronti e determinati a tutto perché un sindacato che non è capace di negoziare il salario dei lavoratori non ha ragione di esistere".