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Unità: onda, il governo preferisce le sommosse

studenti e tensione

20/03/2009
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l'Unità

Giuseppe Provenzano
S’era placata l'Onda, in questo lungo inverno sonnolento. Ora è tornata che è quasi primavera, ma coi colori più stinti, caricata di burrasca come un quadro di Courbet. Così ha sperato la destra italiana. Le parole di oggi del modernissimo Brunetta, apprese a lezione da Cossiga, vorrebbero condurre subito ai fatti di domani, quelli di quarant'anni fa. Il governo scherza col fuoco, e col fuoco minaccia di fare sul serio. Caccia gli studenti fuori dalle mura, chiamandoli guerriglieri. Come se il patto sociale non li avesse già esclusi. Come se la crisi non fosse già carne e sangue della condizione giovanile. Eppure s'è già visto in Grecia. Tutto era cominciato con le minacce del governo. Poi l'autorità ha sparato, ucciso e listato a lutto un paese intero. Alla fine, bontà loro, hanno rimosso i ministri all'Interno e all'Istruzione. Poco dopo la rivolta, un giovane greco, Dimitris Mavridis, dottorando alla Paris School of Economics - citarlo così dice molte cose - scriveva: "Dopo aver finito un'università legata a modelli anacronistici di didattica e ricerca, non riescono ad accedere al mercato del lavoro o, se vi accedono, guadagnano 700 euro per 60 ore di lavoro settimanali... La pervasiva corruzione dell'establishment, le pratiche clientelari del settore pubblico, e i monopoli privati tolgono ossigeno alla forza lavoro. È inimmaginabile una carriera che consenta di riavere il benessere dei genitori, di realizzare il sogno piccolo-borghese di una casa, un'automobile, una famiglia e dei figli. Il welfare state è assente per i giovani, le tasse sono ai livelli della Francia, ma non ci sono sussidi al budget familiare: il debito pubblico è enorme e l'evasione fiscale è incontrollata. Non c'è una visione del futuro. L'atmosfera è semplicemente soffocante". La Grecia, l'Italia. A scrivere queste stesse parole, poteva essere uno dei tanti nostri eccellenti connazionali che nell'Università irriformabile (qui si parla di tagli, non di riforme) non hanno trovato il loro posto. È la stessa generazione che poi nelle strade non è sempre capace di raccontare e raccontarsi questa condizione nella maniera opportuna. La relazione tra studenti e società ci dice molto del destino della vita pubblica in questo temibile paese che l'Italia è diventato. Bisognava fare tesoro di una generazione che solo poco fa applaudiva il Presidente delle Repubblica e fischiava il tribuno italico di turno Beppe Grillo, dare fiato a tanta consapevolezza e maturità. Ma il governo preferisce le sommosse, per poi magari invocare sicurezza. I figli, però, non sono nemici innocui come gli stranieri. Dimitris, parlando della rivolta in Grecia, avvertiva: "è il pianto di un bambino cha ha fame, e il resto della società lo confonde col pianto di un bambino irritato". È la Grecia, l'Italia di domani.