Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-Paritarie" trucchi e ricatti dell'altra scuola

Unità-Paritarie" trucchi e ricatti dell'altra scuola

Paritarie" trucchi e ricatti dell'altra scuola Roberto Monteforte ROMA "Busta paga" leggera per chi insegna nella scuola "paritaria" (un arcipelago che va dalle materne alle superiori), ta...

06/12/2004
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Paritarie" trucchi e ricatti dell'altra scuola

Roberto Monteforte

ROMA "Busta paga" leggera per chi insegna nella scuola "paritaria" (un arcipelago che va dalle materne alle superiori), tanta precarietà e un obiettivo: quei 12 punti l'anno da conquistare ad ogni costo per guadagnare posti nella graduatoria pubblica. Perché una cattedra in una scuola statale è quello a cui ambisce la stragrande maggioranza dei docenti della scuola "paritaria". Nella privata, "paritaria" inclusa, il destino è di stipendi bassi e a "soffietto". Vi sono i contratti nazionali siglati da Cgil, Cisl, Uil e Snals a tempo indeterminato, vi è qualche regola in più, vi dovrebbero essere i controlli degli ispettori del ministero e degli ex provveditorati, ma quello che conta è il numero degli iscritti (l'ultimo dato li stima in poco meno di un milione).
Da questa variabile dipendono,infatti, stipendi e numero degli docenti assunti che dovrebbero essere circa 40mila sotto contratto Fism (l'associazione delle materne cattoliche), altrettanti con contratto Agidae e Fidae (primarie e secondarie sempre di area cattolica), mentre si aggirano sui 20mila i "dipendenti" Anusei (le scuole di area laica aderenti alla Confindustria). Il totale dovrebbe essere di circa 100mila docenti.
La giungla. Il fatto è che la concorrenza tra gli oltre 12 mila istituti è selvaggia. È una gara a chi offre la retta più bassa. Vi è il dumping di chi non rispetta le regole, di chi per comprimere i costi, sottopaga i dipendenti. Di chi assicura esami facili: per questi istituti è semplice "rubare" iscritti alle scuole più serie. Non sempre il sindacato riesce ad essere presente nelle piccole realtà per tutelare i diritti di chi lavora. Non sempre la parola "contratto" corrisponde alla stessa cosa, ad esempio ad una assunzione a tempo indeterminato. Per questo chi insegna in una scuola "paritaria" racconta la sua condizione ma preferisce restare anonimo. Troppi rischi a uscire in prima persona.
Se le classi spariscono... Parla un'insegnante di 34 anni, corriculum in regola: laurea in lingue, abilitazione all'insegnamento e biennio di specializzazione universitaria. "Lavoro da sei anni in un istituto della Capitale gestito da religiose che ospita un ciclo completo di insegnamento, dalle primarie al liceo classico e scientifico. Qui si applica il contratto Agidae. Siamo quasi tutti assunti a tempo indeterminato" spiega. "Insegno inglese alle superiori e spagnolo alla prima media. La mia retribuzione - aggiunge - è di 15,90 euro lorde l'ora. L'anno scorso erano di 13 euro. L'ultima busta paga per le mie 16 ore è stata di circa 890 euro. Non è molto, però l'anno scorso erano 740 euro. L'aumento è dovuto a quell'ora di spagnolo".
Non si lamenta anche se la crisi c'è e se le iscrizioni calano questo ha i suoi effetti, visto che "l'istituto vive delle rette". "Se vi è una riduzione delle classi si può arrivare a un minor numero di ore per i docenti. In questo caso viene favorito l'insegnante che ha la maggiore anzianità di servizio. Per i più giovani questo vuol dire rischio di licenziamento". La speranza di questa insegnante è tutta legata a quei 12 punti necessari per arrivare ad avere una cattedra nella scuola statale. "Con l'inglese non ho possibilità, siamo troppi. Spero con lo spagnolo. Se ne parla tra una decina di anni...".
Trucchi... Vi è pure chi ha passato una vita, quasi trent'anni, nelle "private" ora "paritarie". È una professoressa di lettere: "Le private dovrebbero applicare i contratti firmati con i sindacati confederali e con lo Snals per avere la qualifica di "paritaria", ma non sempre è così. C'è chi aggira la norma. Vi sono i contratti "capestro" firmati dalle scuole aderenti alla Filins e alla Fiinsei con l'Ugl-scuola che consente lavoro a tempo determinato e collaborazione coordinata. La legge prevede che queste prestazioni, molto più vantaggiose per i gestori, siano al massimo il 25% del totale, ma questo limite spesso viene superato e il ministero controlla poco".
... e ricatti. L'altro trucco è quello del punteggio per le graduatorie del ministero. "Per vedersi assegnare il punteggio sono necessarie almeno 5 ore di lezione settimanali. Ecco che scatta il ricatto del "gestore": ufficialmente paga solo questo "minimo" ad insegnanti che invece devono lavorare molte più ore". "Ci sono docenti reclutati soltanto per le commissioni d'esame - aggiunge - costretti ad esaminare un numero di studenti che superano di molto il numero massimo previsto". "Il meccanismo è semplice - spiega - alcune scuole paritarie hanno un numero finto di studenti iscritti che in realtà frequentano "regolarmente" le private. Si fanno vedere qualche volta nella "paritaria", per poi presentarsi come "interni" alla maturità. A Roma una scuola ha presentato oltre 500 "privatisti". Per quell'esame si è dovuto utilizzare il Palazzetto dello Sport".
I diplomifici. Le deficienze sono tante. Sulla precarietà del lavoro insiste in modo particolare: "È inquinante. Se si applica il contratto di lavoro che assicura il tempo indeterminato, il problema non si pone, perché il lavoratore è tutelato. Ma quando viene ignorato e mancano i controlli allora tutto è possibile". È la zona grigia dove trovano terreno fertile i "diplomifici" che fanno concorrenza sleale alle scuole sane. "È un problema - rileva - che interessa in modo particolare le scuole cosiddette "laiche". Quelle "religiose" applicano il loro contratto nazionale che impone il rispetto di determinati "comportamenti sociali" anche nella sfera privata. Porte chiuse, ad esempio, per i divorziati".
Buste paga di serie B. L'altro punto negativo è la busta paga: "Siamo pagati un venti per cento in meno dei colleghi statali. Di fronte alla richiesta di aumenti bisogna fare i conti con il bilancio dell'azienda e questo rende difficile la contrattazione". Dice la sua anche un docente di un istituto commerciale "paritario" di area "laica". Dopo 13 anni è in procinto di passarre alla statale. Sa che dovrà cambiare provincia, ma è un sacrificio che affronta volentieri. È uno "sindacalizzato". "È grazie ai sindacati se abbiamo un contratto nazionale di lavoro Aninsei. Deve essere rispettato - sottolinea - altrimenti interviene il sindacato. Ci sono stati ricorsi contro le irregolarità e le situazioni sono state sanate". Anche per lui il punto dolente è quello dei "contratti anomali". "Lì la situazione è veramente difficile: gli insegnanti sono sotto pagati e hanno contratti a tempo determinato. Sono ricattabilissimi".
Gli effetti sono evidenti. "Hanno una busta paga del 30% più bassa della nostra. Vi è addirittura chi è pagato ad ore: è una vergogna". Gli altri "problemi" sono le irregolarità nel pagamento degli stipendi ("vi sono scuole che pagano dopo quattro mesi"), il pagamento delle ferie e la durata dei contratti ("si è assunti a metà settembre per essere licenziati a giugno").
Sopravvivenza. Si chiama "solidarietà difensiva": orario ridotto e busta paga più magra per difendere l'occupazione. Anche così si è fronteggiata la crisi delle "paritarie" colpite dal calo iscrizioni. Lo ha sperimentato un'altra insegnante di un istituto commerciale romano. "È stata una prova difficile, l'abbiamo superata. Abbiamo matenuto il posto di lavoro". Si lamenta anche lei per la busta paga "magra". Lei, che è della vecchia guardia con contratto a tempo indeterminato, denuncia la condizione dei giovani neo assunti: "Per loro vi sono i contratti a prestazione, quelli Co.Co.Co. e le assunzioni a tempo determinato. Sono più deboli, pur di fare punteggio accettano qualsiasi tipo di contratto". "Con loro - rileva - il rapporto è difficile. La loro sensibilità sindacale è ridotta".