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Unità-"Per me un futuro "a tempo": l'unica strada è l'estero"

Ricercatore precario di Fisica teorica a "La Sapienza" "Per me un futuro "a tempo": l'unica strada è l'estero" di Marcello Lembo ANDREA CAPOCCI Cinque giorni di protesta con...

11/10/2005
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l'Unità

Ricercatore precario di Fisica teorica a "La Sapienza"

"Per me un futuro "a tempo": l'unica strada è l'estero"

di Marcello Lembo

ANDREA CAPOCCI

Cinque giorni di protesta contro un ministro che vuole distruggere l'università pubblica. A "La Sapienza" di Roma studenti e ricercatori precari si sono riuniti ieri mattina alle otto per dare inizio al blocco della didattica annunciato nei giorni scorsi. In mezzo a loro c'era anche Andrea Capocci, 32 anni, ricercatore precario di Fisica teorica. Il suo contratto di collaborazione a progetto scade tra un mese e dopo non si sa, forse sarà costretto a lasciare l'Italia come tanti hanno dovuto fare prima di lui.
"Oggi, prima si è riunito un corteo per protestare contro il ddl Moratti - racconta Andrea - e poi si è deciso di occupare la facoltà di Fisica per aprirla al dibattito sui problemi di studenti e ricercatori"
Come è stata accolta la vostra protesta?
"Il senso di insoddisfazione è diffuso. Credo che qualsiasi iniziativa di protesta venga in qualche modo ben vista all'interno dell'Università. Altre reazioni non c'è ne sono state se non il plauso di alcuni professori che ci appoggiavano".
Il tuo contratto è in scadenza, quali sono le prospettive future della tua vita lavorativa?
"La speranza, dopo tanti contratti a termine, è quella di entrare in pianta stabile nel mondo dell'università, ma è un'ipotesi improbabile per la cronica carenza di finanziamenti e di buone intenzioni da parte degli organi accademici che cercano solo di far avanzare chi è già dentro in maniera stabile. Con la Riforma Moratti, poi, questa situazione verrà istituzionalizzata. La posizione di ricercatore, che è quella a cui aspiriamo noi precari, verrà cancellata e, quindi, potrebbe aspettarmi una vita da precario fino al momento in cui, fra i 50 e i 60 anni, potrò aspirare a una posizione di docenza".
L'alternativa qual è, trasferirsi all'estero?
"Sì l'alternativa è quella perché in Italia gli investimenti nella ricerca non se ne fanno, né nel settore pubblico né in quello privato. Visto il sistema produttivo italiano è difficile spendere le proprie competenze, sia nelle università che nelle imprese, quindi non resta che andare fuori".
C'è chi ipotizza che il ddl Moratti sia una specie di vendetta nei confronti del mondo dell'università, i ricercatori sono vittime di questo scontro?
"Nel mondo dell'università c'è anche quella lobby baronale con cui la Moratti va a braccetto ogni volta che le fa comodo. A me pare che la vendetta sia rivolta solo contro chi ha fatto emergere il problema della precarietà e ha fatto notare che questa riforma non risolve i problemi ma, piuttosto, li aggrava".