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Unità: Piccola disabile senza maestre La madre deve arrangiarsi

In una elementare romana una bambina si è trovata senza insegnanti né assistente. La mamma «L’istituto funziona, c’è umanità, ma è un segno delle difficoltà delle scuole»

17/04/2010
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l'Unità

Stefano Miliani

Una scuola a Roma, nel bel quartiere di San Giovanni, una scuola elementare (anzi primaria) dall’ingresso stondato che fa angolo tra due vie. Qui ieri una bambina di dieci anni, con un handicap pesante, si è ritrovata senza nessuno che la seguisse. Alle due del pomeriggio la madre ha dovuto andare a prenderla di persona. Per puro caso, ieri non lavorava. Altrimenti era nei pasticci. Racconta cos’è successo ma chiede espressamente l’anonimato.

LE TELEFONATE La bambina è stata operata per un tumore al cervello appena venne al mondo. Ha difficoltà a camminare da sola, ha ritardi psichici, in sostanza ha bisogno, come dicono a scuola, di «uno a uno», di una persona che le stia dietro. La piccola ha un’assistente comunale e, lei e tutti gli altri bambini, ha l’insegnante. L’assistente ieri mattina ha dovuto affrontare un problema urgente e serio con la figlia,non potendo lavorare ha avvertito la scuola e, di persona, la madre. Quell’assistente peraltro si occupa anche di altri piccoli disabili. E, garantisce la madre, ce la mette tutta. Alla scuola mancavano insegnanti. Hanno telefonato di qui e di là. Alle 2 hanno chiamato la madre: doveva riprendersi la piccola, non avevano alternative. «La presidemi darà una relazione scritta lunedì tuttavia quello che voglio dire è altro - avverte la madre - La scuola di mia figlia ha sempre lavorato egregiamente, a partire da chi insegna, la maestra è brava in quattro anni non ho avuto mai un problema così. Ma le risorse della scuola sono diminuite moltissime, lo vedo anche al liceo frequentato da mio figlio. Come mancano due persone in contemporanea sono guai. E ci rimettono i ragazzi: quelli con handicap, quelli che non ne hanno». 26.118 CATTEDRE IN MENO Un piccolo fatto, dirà qualcuno. Ma segnala bene il terremoto in corso nelle scuole italiane. Le difficoltà delle scuole pubbliche sono in crescita esponenziale. Sono sempre più a corto di persone. E il futuro riserva giorni ancor più grami: 26.118 cattedre in meno per l’anno scolastico 2011-12 (8.711 alla primaria, 3.661 alle medie, 13.746 alle superiori mentre l'infanzia ne guadagna 560), e oltre 15 mila tra amministrativi, tecnici e ausiliari: «Sono dati del ministero, non si salva nessuno: si tagliano le cattedre, il personale non docente, si riduce il tempo pieno», avverte Francesca Puglisi, responsabile Scuola Segreteria nazionale Pd. Nel solo Lazio salteranno 590 insegnanti delle elementari. Alla Bonghi riescono ancora a seguire i piccoli disabili. Faticano. Anche gli insegnanti però possono sentirsi male. E quando manca qualcuno la faccenda si complica. Il disguido di ieri si origina lì. D’altronde il ministero vuole che i presidi chiamino meno supplenti possibile: per risparmiare, perché si dice che i soldi per la scuola pubblica non ci sono (per quella privata si trovano, lo svelò bene tempo fa un reportage su Milano e la Regione Lombardia di Presadiretta di Raitre). E il preside che più risparmia più si fa bello, agli occhi di viale Trastevere. Non tutti i presidi stanno a questi «ordini». Molti responsabili di istituti, e soprattutto gli insegnanti, si dicono sempre più delusi, arrabbiati, mortificati. Perché ci tengono, alla scuola pubblica. Loro.