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Unità: Pisa, la Normale non occupa. Ma si preoccupa del futuro

La Normale sta nell’Onda. Anche se qui non si occupa perhé i ragazzi stanno già dentro. ma si fanno i conti sul quanto perderà la ricerca a tutti i livelli. E come si spezza il futuro di una generazione

28/10/2008
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l'Unità

La Normale sta nell’Onda. Anche se qui non si occupa perhé i ragazzi stanno già dentro. ma si fanno i conti sul quanto perderà la ricerca a tutti i livelli. E come si spezza il futuro di una generazione.
Ha resistito fino alle tre e mezzo del pomeriggio. Poi, inzuppato di pioggia e strattonato dal vento, lo striscione dei "normalisti" è venuto giù. Adesso un pezzo ondeggia sfiorando il marciapiede di Piazza dei Cavalieri. E' la parte alta dello striscione. Spiegava che "un paese vale quanto ciò che ricerca". La parte che stava sotto, un tazebao alto tre piani, non c'è più. E' lì che c'era la classifica di quanto valgono i paesi. Di quanta parte del Pil spendono in ricerca. Prima gli Usa: 2,9%; ultima l'Italia: 0,9%. A chiudere la fonte: dati Ocse. Perfetto stile Normale: niente retorica, nessuno slogan ad effetto. Un concetto chiaro (i turisti in carrozzella si fermano col naso all'insù) spiegato con numeri certificati. Perché alla Normale non si urla. Si fanno i conti e poi si protesta. Anche con forza. Ma niente occupazione, "difficile farlo visto che già viviamo qua dentro" scherza il rappresentante degli studenti Eugenio Refini. Né blocco delle lezioni.
Alessandra Zarcone non ha ancora 23 anni e a marzo si laurea in lettere. E' arrivata da Palermo 5 anni fa. Ha vinto la durissima selezione per entrare alla Normale e da allora ha tutto pagato: tasse universitarie, alloggio e mensa. Le danno anche un po' di soldi con le cosiddette "150 ore". Dà una mano all'ufficio stampa per 7,5 euro l'ora. Il suo lavoro però è studiare. E vorrebbe continuare a farlo. E' brava. Ma dopo marzo non sa che fine farà. "vorrei fare il dottorato di ricerca - spiega - ma chissà se ci sarà. Nelle altre università hanno già iniziato a tagliare le borse. A Pisa sto bene, però temo di non riuscire a restare qui". Anche Eugenio ha "un piede qui e uno fuori". Ha già fatto esperienze all'estero (a Ginevra e Parigi) e non esclude che la prossima tappa siano gli Usa. Se ne vanno perché gli spazi nell'università si stanno chiudendo sempre più. La Normale era stata creata (da Napoleone nel 1810 come gemella dell'E'cole Normale di Parigi) proprio per formare una elite intellettuale basata solo sul merito. Ogni anno ci provano in un migliaio e ne passano una sessantina. Non conta il voto di maturità, men che meno il cognome. Conta superare bene le prove scritte e orali. E poi, una volta dentro, tenere una media del 27. Da Piazza dei Cavalieri sono passati non solo i premi Nobel Carducci, Fermi e Rubbia, i Presidenti della Repubblica Gronchi e Ciampi e personalità come D'Alema e Sofri. Ma soprattutto sono usciti e escono i migliori professori e scienziati italiani. Un circolo di intelligenze che adesso Tremonti-Gelmini vogliono infilare in un imbuto strettissimo. Meno soldi alla ricerca vuol dire meno ricercatori. Un professore assunto ogni 5 in pensione vuol dire meno professori nuovi. Significa meno possibilità per chi esce dalla Normale. Il che metterà a rischio, come dice il professore Lorenzo Foà (vedi articolo a fianco), lo stesso scopo della Normale. E i colpi saranno duri. La Normale deve già contare un taglio da 1,4 milioni di euro nel bilancio 2009. Riduzioni di traferimenti che aumenteranno via via fino a arrivare a 5,5 milioni di euro nel 2013. Cioè circa il 20% di tutto il bilancio della Normale che è di 30 milioni. Togliere l'ossigeno vuol dire far crescere il timore, sempre presente, che una grande istituzione pubblica, aperta a tutti, senza distinzioni di censo o classe, possa essere privatizzata trasformandola in fondazione."Da noi a Lettere alla Normale - spiega Tommaso Alpina, 22 anni di Trani , 4° anno di filosofia - entro il 2011 quasi la metà dei 22 docenti andrà in pensione. Quanti ne potranno riassumere?".
Già oggi in Normale sono obbligati a discutere di come ridimensionare ricercatori e personale tecnico e amministrativo. Cominciando ovviamente dai precari.

VLADIMIRO FRULLETTI

INVIATO A PISA

vfrulletti@unita.it