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Unità-Politica, finanza, tecnologia I poteri che minacciano la scienza

Politica, finanza, tecnologia I poteri che minacciano la scienza di Cristiana Pulcinelli C inque secoli fa l'imperatore della Cina, preoccupato dei possibili disordini che le nuove scoperte...

24/09/2005
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l'Unità

Politica, finanza, tecnologia I poteri che minacciano la scienza

di Cristiana Pulcinelli

C
inque secoli fa l'imperatore della Cina, preoccupato dei possibili disordini che le nuove scoperte avrebbero causato, ordinò ai suoi navigatori di smettere di esplorare il mondo fino ad allora sconosciuto. Nello stesso periodo, dall'altra parte del mondo, Cristoforo Colombo riceveva il sostegno della Spagna per intraprendere il suo viaggio. Quale di queste civiltà fece la scelta giusta? Con gli occhi di oggi non possiamo che dare ragione alla regina Isabella, ma a ben guardare le cose non sono molto cambiate da allora (salvo forse per il fatto che i ruoli si sono rovesciati, con la Cina nella parte di chi scommette sulla conoscenza). La domanda a cui ci troviamo a rispondere è sempre la stessa: dobbiamo fidarci della scienza o averne paura? Kathleen Kennedy Townsend, figlia maggiore di Robert ed ex governatore democratico del Maryland, è entrata subito nel vivo della questione con il suo intervento alla "Conferenza sul futuro della scienza" che si è chiusa ieri a Venezia. Il tema è forse il più critico da affrontare: i rapporti tra la scienza e il potere. Il potere della tecnologia, il potere dell'economia e, infine, il potere della politica. Tre poteri che si intrecciano tra loro.
Il potere della tecnologia è aumentato così tanto negli ultimi anni da aver trasformato quella che si pensava una semplice applicazione della scienza da mezzo a scopo, ha affermato il filosofo Emanuele Severino. La tecnologia sembra divenuta un processo infinito che rende fattibile ciò che non lo era. Ma proprio questo, ha sostenuto Giuliano Amato, ha spaventato la società: "In realtà il nostro rapporto con la scienza è contraddittorio: la scienza è vissuta sia come promessa, sia come minaccia. Ad essa affidiamo il nostro futuro perché trovi nuove fonti di energia o nuove cure per le malattie, ma di essa abbiamo paura. Del resto, 60 anni fa fu costruita la bomba atomica: tecnologicamente era un progresso. Ma quali furono i suoi effetti?". Il potere politico reagisce a questo sentire della società in modo a sua volta contraddittorio: da una parte promuove la scienza, dall'altra pone dei limiti, cercando di rispondere a un problema etico: cosa è giusto fare?
Possiamo chiederci se sia il politico a dover decidere cosa sia giusto o cosa non sia giusto ricercare. Certo è che quando il potere della politica interferisce in modo forte con la scienza si creano guasti seri, come la stessa storia della bomba atomica sta a dimostrare. E allora, sarà lo scienziato stesso a decidere quali limiti porsi? O la comunità democratica? La vicenda del referendum sulla procreazione assistita, sia pure in una chiave italiana, può aiutarci a capire qualcosa. "La cosa che mi ha lasciato attonita della vicenda del referendum italiano - dice Kennedy - è che la propaganda diceva di non andare a votare. Questo è molto pericoloso. In democrazia bisogna aver fiducia nel fatto che le persone capiscano cosa sta succedendo. Invece, in questo caso si è incitato le persone a non prendere posizione e quindi a non documentarsi. Negli Stati Uniti abbiamo assistito a un fenomeno opposto: la presa di posizione di Nancy Reagan a favore della ricerca sulle staminali ha fatto sì che le persone volessero saperne di più". Se si vuole che vinca la democrazia, quindi, bisogna coinvolgere tutti i cittadini. Senza fare l'errore di dividere chi crede in Dio da chi crede nella scienza. Gli scienziati però devono fare la loro parte e spiegare chiaramente cosa stanno facendo: "Francis Bacon diceva che la conoscenza è potere - aggiunge Kennedy - e gli scienziati a volte non vogliono rinunciare a questo potere". E, a proposito di poteri, rimane l'ultimo potere da cui la comunità scientifica è blandita e minacciata. Il potere economico. La minaccia arriva da strade diverse. Una è quella che mette in discussione l'essenza stessa della scienza: la libera circolazione delle idee. Alla fine del XVI secolo, ha ricordato l'economista americano Paul David, la scienza ha scoperto i vantaggi dell'Open science, la scienza aperta. Usciti da una fase storica in cui le conoscenze erano segrete e chi le possedeva si riuniva in piccole cerchie, gli scienziati hanno scoperto valori diversi: la cooperazione e l'universalismo. Questo ha dato forte impulso alla formazione di nuove conoscenze. Purtroppo, però, oggi l'Open science si sta perdendo. Il sistema dei brevetti sta facendo crollare secoli di metodo cooperativo. Si torna alla segretezza con grave danno anche per la produttività scientifica.
Naturalmente la produttività scientifica viene danneggiata anche da altri fattori che dipendono dal potere economico. Paula Stephan, economista della Georgia State University li ha ben delineati nella sua relazione. Per essere produttivi bisogna avere un ambiente adeguato: una strumentazione efficiente, colleghi con cui discutere, sicurezza di finanziamenti, un certo grado di autonomia e, infine, bisogna anche essere giovani. Si è visto infatti che, nel caso dei ricercatori, il rapporto tra l'età e la produttività è importante. Purtroppo tutte queste cose si stanno perdendo. Negli Stati Uniti la probabilità di essere assunti e di mantenere un posto permanente è crollata negli ultimi anni, mentre è aumentata l'età media in cui i ricercatori possono avere una posizione lavorativa sicura. Vogliamo parlare dell'Italia? I ricercatori temporanei nel 2003 erano il 50%, mentre l'età media dei ricercatori universitari era di 45 anni. Il futuro della scienza passa anche attraverso la capacità di attrarre e dare lavoro alle nuove generazioni. E su questo sono tutti d'accordo. "Attrarre i giovani vuol dire anche ricondurre all'Italia la ricerca finalizzata dell'industria - conclude Amato -. Chi facesse questo potrebbe avere grandi risultati".

COME PUÒ la ricerca difendere la propria autonomia dalle interferenze? Su questo tema caldo e attuale si è chiusa ieri a Venezia la Conferenza per il futuro della scienza