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Unità: Precari, decreto incostituzionale

Nuovo strappo sulla Finanziaria

05/08/2008
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l'Unità

di Bianca Di Giovanni / Roma

In un’aula semivuota il governo chiede la fiducia sulla manovra in terza lettura alla Camera. Durante il dibattito riesplode la questione precari dopo che gli uffici della commissione Bilancio giudicano a forte rischio di incostituzionalità la norma sulla sanatoria delle vertenze in corso. Contrasta con il principio di uguaglianza. Ma il governo tira dritto. La fiducia si voterà oggi alle 15. La partita si sarebbe chiusa anche prima con una votazione ordinaria: al terzo passaggio si esaminano solo le parti modificate, obiettivamente poche. «Si chiede la fiducia per sottolineare l’importanza del provvedimento - spiega in Transatlantico Elio Vito - È un testo a cui il governo tiene e se ne assume tutte le responsabilità». Questa una versione. L’altra, quella sussurrata da tutti, è che Giulio Tremonti non si fida affatto della sua maggioranza: i malumori si tagliano a fette tra i ministri (si pensi alle proteste di Sandro Bondi) e tra i parlamentari. Tremonti lo sa, così blinda tutto e mette il turbo alla partita d’autunno. È sempre Vito a confermare che oggi il consiglio dei ministri esaminerà in anticipo le tabelle della Finanziaria: proprio quello che il Quirinale aveva chiesto di evitare. Certo, il varo arriverà solo in settembre, come richiede la legge. Ma sta di fatto che gli strappi di Tremonti continuano.
Tutta l’opposizione in Aula attacca a testa bassa la proposta Tremonti. A cominciare dalle misure sul welfare. «Tagli e attacchi ai deboli. Il governo ha sbagliato tutto. Nel mirino la scuola, la sanità, gli enti locali e i deboli in generale - dichiara Marina Sereni (Pd) - E per finire si colpiscono i precari con una norma sulla quale i tecnici della Camera già esprimono dubbi di costituzionalità». Ancora più tranchant è Antonio Di Pietro. «La norma antiprecari è incostituzionale, iniqua, ingiusta, immorale - dichiara il leader Idv - La manovra ha tolto ai poveri e ha dato ai ricchi. Non ha eliminato gli sprechi, ma ha colpito nel mucchio quelle fasce deboli della società che non hanno la possibilità di difendersi». Attacca a tutto campo anche Bruno Tabacci dai banchi dei centristi. «La terza lettura della manovra smaschera in parte gli inganni introdotti dal Governo. Di fronte a una prospettiva così negativa della crescita dell’economia italiana continuiamo a nutrire molte perplessità sui contenuti del provvedimento, dai quali emergono solo proclami roboanti - dichiara Tabacci - come Robin tax, perequazione fiscale, carta sociale e tessera per i poveri, utili solo a Berlusconi per annunciare che esercita una politica di sinistra. In realtà è un provvedimento in cui prevale più la paura che il coraggio: forte con i deboli, ma debole con i poteri forti».
La replica sui precari è molto debole. Il portavoce Pdl Daniele Capezzone si limita a ribattere che il governo ha già modificato la norma. Roberto Cota, leader della Lega, smentisce gli uffici assicurando la costituzionalità della disposizione. Il sottosegretario Giuseppe Vegas e Giuliano Cazzola (pdl) insistono: norme di questo tipo ci sono già state. Mentre Italo Bocchino mente: è stata modificata con il consenso di tutti. In realtà l’opposizione non ha mai consentito. Lo ripettono i capigruppo alla Bilancio e alla Finanze Pierpaolo Baretta e Alberto Fluvi: la sanatoria dei precari va eliminata. Ma a minacciar eil lavoro non c’è solo quel comma «incriminato». Lo sa bene Cesare Damiano, che attacca il suo successore accusandolo di voler scardinare tutte le politiche di stabilizzazione avviate dal governo Prodi, e accusa Tremonti di voler attaccare lo stato sociale. In realtà proprio l’articolo 21 oltre alla sanatoria sulle vertenze ancora in corso al momento dell’entrata in vigore della legge, elimina anche i paletti imposti per legge sui contratti a termine. Insomma, non si cancellano solo i diritti di chi oggi è in causa, ma si rende molto più difficile ottenere un contratto a tempo indeterminato. A questo si aggiungono i tagli ai servizi pubblici. Una ricetta «sbagliata in tempo di crisi» avevrte Damiano. Ma Tremonti non la pensa così: oggi loc hiarirà ai colleghi ministri.