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Unità-Preside confonde i jeans a vita bassa con il burqa

Preside confonde i jeans a vita bassa con il burqa Avezzano, circolare in un liceo contro i pantaloni sexy delle ragazze. Gli esperti: basta con i divieti Maria Zegarelli ROMA Se ...

12/10/2004
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l'Unità

Preside confonde i jeans a vita bassa con il burqa

Avezzano, circolare in un liceo contro i pantaloni sexy delle ragazze. Gli esperti: basta con i divieti

Maria Zegarelli

ROMA Se ci dite che non vi piacciono perché esteticamente non sono granché possiamo capire - e forse condividere (ma basta pazientare perché la moda sta cambiando, questione di pochi mesi). Se sostenete che d'inverno possono far male alla salute perché quella strisciolina di pelle che resta fuori, tra l'inguine (va bene, un po' più su dell'inguine) e l'ombelico, è esposta alle intemperie, siamo d'accordo. È vero, soprattutto da quando non si trovano quasi più magliette che arrivano più in basso dello stomaco. Si fermano tutte prime. Ma non associate i pantaloni a vita bassa con il burqa. Questo no. Poi, si può essere d'accordo oppure no sul fatto che lasciando scoperto (dipende dal modello) il sedere possono indurre in "distrazione" gli studenti dietro i banchi di scuola (va a capire se il turbamento arriva pure dietro la cattedra) e fargli sballare i conti, saltare il verso, invertire la formula. Ma con il burqa non c'entrano niente. E forse, sono anche meno "scottanti" dei drammi della scuola targata Moratti. Ma qui entrano in campo le diverse sensibilità.
Il dibattito. Il preside di un liceo scientifico di Avezzano (l'Aquila), Angelo Bernardini, ha le sue. È convinto di una cosa: "Dal burqa al sedere scoperto" (questo il titolo di una sua circolare) non ci vuole niente a "superare i limiti della decenza". Ecco perché ha vietato l'uso dei pantaloni a vita bassa scatenando una prevedibile, intensissima e affollata polemica molto "made in Italy" facendo scendere in campo sociologi, associazioni di genitori e di consumatori, sacerdoti e stilisti. Forse i ragazzi, e le ragazze, avrebbero dovuto di loro iniziativa mettere i pantaloni sì a vita bassa ma non tanto bassa, o coprirsi con una maglietta un po' più lunga della zona addominale. Sta di fatto che tutto questo non è successo e allora è arrivata la circolare.
Eccola qui: "Ogni luogo ha le sue regole anche per il modo di vestire: non si va con il cappotto in spiaggia, né con il bikini in Piazza Risorgimento: l'abbigliamento ha uno scopo e una funzione e va adeguato anche alle caratteristiche del luogo e alle attività che si devono svolgere. Il problema del momento riguarda alcuni modi di vestire che rischiano di superare i limiti del buon gusto e creano disturbo e imbarazzo nell'ambito di una vita comunitaria: mi riferisco particolarmente ai pantaloni a vita bassa che lasciano scoperte parti del corpo che, per buona educazione, nella particolare situazione della vita scolastica, è bene che siano coperte".
Ah, il vecchio grembiule... Il preside ricorda anche il vecchio grembiule, "uguale per tutti che pure risolvere un problema democratico di uguaglianza". E poi, "se è stato ritenuto eccessivo, per la nostra sensibilità e non rispettoso degli altri, coprire con il burqa il proprio volto, così deve ritenersi oltre i limiti della decenza indossare dei pantalonai che, quando ci si mette seduti, lasciano il sedere scoperto. Non so in altri ambienti quale potrebbe essere l'impatto, ma a scuola è certamente negativo. A scuola occorre dare una dimostrazione - scrive il preside - di buona educazione e di buon gusto perché non si debba assistere, tra l'altro, a scene da Ultimo tango a Zagarolo come accaduto ad un ragazzo durante una gita che ha perso i pantaloni troppo lenti".
Qualche giornalista è andato anche fuori dal liceo "Marco Vitruvio Pollione", per vedere quanto bassi fossero questi pantaloni. Una agenzia Ansa delle 15.30 ha registrato: "Oggi comunque, all'uscita degli alunni dall'istituto, non erano molte le ragazze con un abbigliamento, per così dire, stravagante". E qui si potrebbe aprire tutto un altro capitolo sulla definizione di stravagante, ma una polemica per volta.
Ecco quelle di ieri: secondo Don Antonio Mazzi, fondatore della comunità Exodus, quello dei pantaloni a vita bassa "è un falso problema. Questa nuova polemica - dice - non è altro che un ennesimo esempio di una cultura punitiva che ha fatto sentire i suoi effetti per anni. Ancora non si capisce che i giovani non hanno bisogno di aut-aut, ma di esempi e modelli di riferimento". Saro Trovato, di Meta Comunicazione ed esperto di media e tendenze, aggiunge: "Siamo alle solite: un intervento come quello del preside del liceo di Avezzano sembra trascurare i modelli più forti che i giovani si trovano ad affrontare. Come possiamo pensare che tengano un abbigliamento diverso da quello che tengono nel tempo libero?".
Istituti fatiscenti. Secondo il Codacons, "i presidi farebbero meglio a preoccuparsi della fatiscenza degli istituti", mentre l'Associazione dei sogiologi sdrammatizza: "I ragazzi hanno sempre seguito la moda e questa non è una colpa". L'Osservatorio sui minori esclama: "Che il peggior sistema scolastico esistente si occupi del vestiario è roba dell'altro mondo", mentre il Coordinamento dei genitori democratici ritiene che la "circolare è un intervento autoritario che dimostra mancanza di dialogo tra docenti e studenti"
Altra la posizione del Moige, il Movimento italiano genitori. Il coordinatore regionale dell'Abruzzo, Vittorio Gervasi, dice: "Come genitori ci rendiamo conto di quali problemi possa creare un abbigliamento non adeguato in un luogo dove tutto dovrebbe favorire la concentrazione, siamo pienamente concordi con la decisione presa dal preside".
Come lui la pensa anche Klaus Davi, l'esperto di comunicazione: "Sono d'accordo sulla necessità di un controllo nel modo di vestire, perché le adolescenti sono spinte dalla moda a un look ipersexy che non è consono alla scuola. La moda delle adolescenti è fuori controllo: bisogna limitare il look esagerato delle minorenni istigato dai media che non è in linea con chi tiene una lezione scolastica".