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Unità: Provveditorato, in centinaia in fila. Per un anno di supplenza

Senza certezza di una cattedra e di uno stipendio, dopo il Ssis e i corsi di specializzazione. In Puglia e in tutt’Italia

26/09/2008
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l'Unità

di Paola Natalicchio/ Bari

In coda davanti al Provveditorato, per un posto precario nella scuola, una semplice supplenza annuale: 12 punti in graduatoria, 1200 euro al mese. Un giro di giostra in più, con la speranza che prima o poi qualcosa succeda: un nuovo concorso, un’onda di pensionamento di massa. Chissà. È questo, in tutta Italia, il settembre angoscioso di decine di migliaia di insegnanti «a gettone». Precari della scuola appesi a un filo, senza la certezza di una cattedra e di uno stipendio a fine mese. Se un anno fa la situazione era pesante, quest’anno la crisi è piena, soprattutto al Sud. Qui la scure dei tagli in Finanziaria si è fatta sentire più che altrove. E un’intera generazione di trentenni che ha investito sulla formazione arranca.
In Puglia, ad esempio; qui aumentano i laureati, aumenta la domanda di impiego nel settore scuola e diminuiscono le possibilità. Quest’anno gli aspiranti supplenti sono passati da poco più di 17 mila a 18.730. I tagli in graduatoria, però, sono stati 1400, in buona misura dovuti dalla diminuzione della popolazione scolastica: 7000 alunni in meno rispetto all’anno scorso. Qui non ci sono molti immigrati come al Nord a riempire le classi e il decremento demografico della popolazione giovanile inizia a farsi sentire.
Per l’anno prossimo non si vede luce. Anzi. «La riforma Gelmini triplicherà il problema, fino alla catastrofe di 5000 tagli previsti per l’anno scolastico 2009-2010», spiega Paolo Peluso, segretario regionale di Flc-Cgil. Che aggiunge: «Il paradosso è che non stiamo liberando la scuola da personale inadeguato o da nuovi fannulloni, ma stiamo sprecando giovani talenti, altamente specializzati e potenzialmente in grado di migliorare la qualità dell’offerta didattica».
Ieri mattina, in fila al Provveditorato di Bari, per la terza e (per ora) ultima «chiamata» per le supplenze alle superiori c’erano un centinaio di professori in cerca d’autore: età media tra i 30 e i 40, moltissime le donne. Francesca, 32 anni, ha una laurea in lingue, un dottorato, la Ssis e due corsi di specializzazione. Eppure è tra gli ultimi nella graduatoria di inglese. Senza una cattedra qui, domani parte per Bergamo, dove è stata chiamata dalle graduatorie d’istituto. Ce la fa per un pelo. Scoppia a piangere, le tremano le mani. Nella lotteria delle supplenze, "vince" una cattedra di qualche ora a Putignano, la città del carnevale. Cento chilometri da casa, ma che importa: «Ancora non ci credo, avevo già iniziato a fare le valigie». Anche Lella, 29 anni, riesce ad avere uno "spezzone": 9 ore di insegnamento a Modugno, zona industriale di Bari, dopo un dottorato, la Ssis, tre corsi di specializzazione, un anno all’estero e un assegno di ricerca. «Mi hanno svuotato le tasche, però. 3000 euro per la Ssis, dai 600 ai 1000 euro per ogni corso di formazione. Per quest’anno ne è valsa la pena, ma fra un anno arrivano i tagli della Gelmini, e quasi certamente resterò fuori». Mario, 40 anni, la guarda con un sorriso amaro. Stesso curriculum di Lella, ma in più una moglie, due gemelli appena nati, un mutuo. «Tento di giocare una doppia partita: qualche supplenza a scuola superiore e qualche contratto in università. Anche lì la situazione non è facile. A me è appena scaduto un assegno di ricerca e il massimo che mi hanno garantito per quest’anno è un corso di sei mesi a 2000 euro totali. Se non prendo una cattedra oggi non so davvero come fare». Purtroppo rimane a mani vuote. Come Adriana, 30 anni. Lei il dottorato non ce l’ha e sono 12 punti in meno. Ha "solo" una laurea, un master, due corsi di specializzazione: «È impossibile che mi chiamino, ma sono venuta lo stesso. Non si sa mai e sono sei anni che sono disoccupata, a parte qualche call center, Ma l’anno prossimo me ne vado al Nord. Ho degli amici che insegnano a Brescia, altri a Treviso. Lì si lavora. Stare qui è perder tempo».