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Unità-Pubblico impiego, il 21 sciopero generale per il contratto. E non solo

Interessati due milioni e 200mila lavoratori. I 240mila dipendenti delle università e degli enti di ricerca, oltre ai medici, aspettano il rinnovo dal 2001 Pubblico impiego, il 21 sciopero generale ...

18/05/2004
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l'Unità

Interessati due milioni e 200mila lavoratori. I 240mila dipendenti delle università e degli enti di ricerca, oltre ai medici, aspettano il rinnovo dal 2001
Pubblico impiego, il 21 sciopero generale per il contratto. E non solo

Felicia Masocco sull'Unità

ROMA Il record spetta al personale tecnico e amministrativo delle università, degli enti di ricerca, dei conservatori, delle accademie, e poi ai medici. Si tratta di 240mila persone che aspettano il rinnovo del contratto dalla fine del 2001: tradotto, i loro stipendi sono fermi a più di tre anni fa mentre, come è noto, il costo della vita ha messo il turbo.

Sono solo una parte dei quasi tre milioni che venerdì prossimo sciopereranno per otto ore e manifesteranno a Roma in due cortei che confluiranno in piazza san Giovanni. Un altro caso è quello dei dipendenti delle Agenzie fiscali e della presidenza del Consiglio (15mila lavoratori) il cui contratto è stato firmato sul finire dell'anno scorso, ma non ha ancora terminato l'iter presso la Corte dei Conti. A tutti loro si aggiungano i lavoratori della scuola (1 milione e 100mila), della sanità (700mila), dei ministeri (250mila) del parastato (65mila), dei monopoli (35mila), dei vigili del fuoco (35mila), di tutte le aree della dirigenza (altri 100mila).

Hanno in comune la scadenza del biennio economico, il 31 dicembre dell'anno scorso, quindi le loro buste paga dovrebbero già contenere i nuovi adeguamenti salariali. Invece non c'è neanche l'ombra di un negoziato in corso. È bene ricordare che nel pubblico impiego la controparte diretta è, appunto, pubblica, Stato o Regioni che siano. Il diritto al contratto è dunque al primo punto dello sciopero generale che Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno proclamato per venerdì.

Altre questioni toccano il comparto ma in realtà si impongono per la loro generalità: la manifestazione che si preannuncia massiccia sarà infatti anche un'azione di contrasto che i sindacati mettono in campo contro la riforma delle pensioni. Un attacco al sistema previdenziale che, nel caso del pubblico impiego, diventa doppio: è infatti spuntato un emendamento, scavalcando la verifica del 2005 prevista dalla riforma Dini, penalizza questi dipendenti decurtando le loro pensioni.

Infine c'è un disegno di legge che prevede l'abolizione delle Rsu, i rappresentanti sindacali di base, nella scuola. In altre parole la maggioranza di governo ha dichiarato guerra alla rappresentanza sindacale che nel pubblico impiego è regolata, proprio quando Cgil, Cisl e Uil tentano di dare una regolamentazione anche al settore privato.

Per i contratto lo scenario che si va profilando è un dejà-vu. Moltissimi lavoratori pubblici, della sanità ad esempio, hanno visto rinnovato il contratto nazionale con 23 mesi di ritardo, nel novembre scorso. E non è andata meglio alle altre categorie. Per il biennio economico bisogna attendere altri 23 mesi? Il governo ha previsto in Finanziaria risorse che non coprono neanche la metà delle richieste avanzate dai sindacati, ovvero aumenti dell'8%: il 2,2% per il recupero dello scarto tra inflazione reale e programmata nel biennio precedente; l'1% per la contrattazione collettiva di secondo livello e il 4,8% per la copertura dell'inflazione negli anni 2004 e 2005.

Il governo ha però fissato nel Dpef l'1,7% di inflazione per il 2004 e l'1,5% per il 2005, molto al di sotto dell'inflazione reale. Conclusione le risorse previste in Finanziaria basterebbero a garantire aumenti pari al 3,6%.

"È l'ottavo sciopero generale dal 2002, una media altissima che da una parte testimonia la pervicacia con cui il governo attacca questo settore, dall'altra la nostra volontà di resistere - spiega Carlo Podda, segretario generale di Fp-Cgil -. Obiettivo del governo è devastare il lavoro pubblico e scardinare i diritti che questo lavoro garantisce, la sanità, la scuola, il welfare locale. Va da sé che se c'è non c'è il lavoro pubblico non c'è neanche questo". "Siamo pronti ad inasprire la lotta" promette il leader della Cisl Savino Pezzotta "se l'esecutivo insiste con le sue inadempienze" sui contratti pubblici. Gli fa eco il leader della Uil Luigi Angeletti: "Dopo lo sciopero del 21 maggio ci aspettiamo che la situazione si sblocchi. Altrimenti non ci fermeremo".

"Lo sciopero è inevitabile, a meno che non arrivi una convocazione con il preciso obiettivo di firmare un protocollo d'intesa che coinvolga anche le regioni e gli enti locali", aggiunge il segretario confederale della Cgil Gianpaolo Patta che resta scettico sulla possibilità "che questo si possa fare in tempi brevi e, soprattutto, prima dello sciopero". L'attenzione, per il futuro prossimo si sposta sul Dpef: "Se non ci saranno indicazioni chiare che tengano conto delle esigenze del pubblico impiego - conclude Patta - avremo un anno durissimo".