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Unità-Pubblico impiego, nessun accordo sul contratto. I sindacati: "Sciopero confermato"
.03.2005 Pubblico impiego, nessun accordo sul contratto. I sindacati: "Sciopero confermato" di red. "L'aumento del contratto dei pubblici dipendenti resterà intorno al 4,3% fissato in Finanziar...
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.03.2005
Pubblico impiego, nessun accordo sul contratto. I sindacati: "Sciopero confermato"
di red.
"L'aumento del contratto dei pubblici dipendenti resterà intorno al 4,3% fissato in Finanziaria e potrà eventualmente crescere di pochi decimali". Già dalle dichiarazioni rilasciate da Silvio Berlusconi nel salotto di Porta a Porta, era chiaro che il nodo del pubblico impiego non si sarebbe sciolto. E che il tavolo convocato martedì sera a Palazzo Chigi per evitare lo sciopero nazionale del 18 marzo avrebbe assunto i contorni della farsa. Così è stato: la delegazione formata da Cgil, Cisl, Uil e Ugl ha ascoltato ed è uscita sbattendo la porta. La mobilitazione nazionale di venerdì rimane confermata.
"Stasera andremo a vedere, ma non eravamo già arrivati al 5,1%?", aveva commentato prima dell'incontro il segretario generale della Cisl Savino Pezzotta. Obiezione sensata: nei mesi scorsi il vicepremier Gianfranco Fini, allora incaricato della trattativa, si era spinto in un vertice informale con i sindacati a ipotizzare aumenti intorno al 5,1%. Ipotesi rilanciata nei giorni scorsi dal ministro delle Politiche comunitarie Gianni Alemanno.
"Le parole di Berlusconi tolgono autorevolezza a questo tavolo - aveva aggiunto il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo - Non è un problema di decimali, ma di trovare una proposta soddisfacente per il rinnovo del contratto". "Non capisco a questo punto che ci hanno convocato a fare", era stata la conclusione del segretario confederale della Cgil, Gianpaolo Patta. Reazioni perplesse: un aumento "intorno al 4.3%" è infatti ben lontano dall'8% chiesto dalle parti sociali per il biennio 2005-2006. Risultato: la speranza che venga revocato lo sciopero nazionale del pubblico impiego, proclamato per venerdì prossimo, si assottiglia visibilmente.
Vince la linea poco flessibile condivisa da Lega e Forza Italia a discapito dell'asse An-Udc. La riunione interministeriale di lunedì era stata decisa proprio per dirimere i contrasti tra alleati sulla spinosa questione degli aumenti. Il ministro Maroni aveva sdrammatizzato: "Non c'è nessuno scontro con Alleanza Nazionale - aveva detto, ribadendo però la validità del tetto del 4.3% - Se qualcuno vuole dare più soldi ci dica come, certamente non lo si può fare attraverso sanatorie o condoni previdenziali né tantomeno aumentando le tasse e la pressione fiscale".
Dichiarazioni ben diverse da quelle distribuite a destra e a manca da esponenti di Alleanza Nazionale e Udc. Dal ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione che ammoniva: "I dipendenti statali non possono essere considerati come una palla al piede del Paese". Al vicepremier Marco Follini che consigliava: "Il governo deve mettere in campo tutta la disponibilità di cui è capace per chiudere positivamente la vertenza degli statali". Fino al ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri che auspicava "la definizione di una proposta migliorativa rispetto a ciò di cui si è parlato finora, senza inseguire obiettivi irrealistici".
I dipendenti pubblici, 3 milioni in tutto, aspettano da 15 mesi il rinnovo del loro contratto.