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Unità: Pubblico impiego, scatta l’allarme per i contratti

Fp-Cgil: l’esecutivo trovi le risorse per i rinnovi o sarà conflitto aspro. Ma a preoccupare è anche il fenomeno del precariato

31/05/2006
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

Se c’è da tagliare non si pensi ai contratti dei lavoratori pubblici. È grosso modo questo il messaggio che i sindacati cominciano ad abbozzare dopo che il tam-tam delle indiscrezioni insiste sull’ipotesi del sacrificio dei rinnovi per mancanza di fondi. Già nel 1992, premier Giuliano Amato, i conti in profondo rosso portarono al blocco di contratti. Il ministro dell’Economia non ha taciuto che le casse dello Stato stanno oggi più o meno come stavano allora, di qui il timore che la storia si ripeta. Altro motivo di preoccupazione è il precariato negli uffici pubblici. A differenza di quanto si possa ritenere non è infatti l’industria la fucina dell’insicurezza: qui abbiamo il 5% dei precari, il grosso lo troviamo nei servizi e poi agli sportelli pubblici, nella sanità, nella scuola, nella ricerca. I precari «pubblici» sarebbero 30-40 mila e considerato che l’ultima Finanziaria dispone che per loro non si può superare il 60% della spesa sostenuta nel 2003, la preoccupazione di perdere il lavoro non è una paranoia. Infine c’è un nodo di questi giorni ed è il riassetto dei ministeri, «spacchettati» come il Welfare, ad esempio, e quindi da riordinare pena un bel po’ di confusione.

Il nuovo ministro per le Riforme e l’Innovazione nella pubblica amministrazione (ex Funzione pubblica), Luigi Nicolais ieri ha incontrato il collega all’economia Tommaso Padoa-Schioppa e si è detto «preoccupato» per le criticità del comparto che guida. La settimana prossima incontrerà i sindacati. Che già sono in allerta. Lo è la Fp-Cgil che con il segretario generale Carlo Podda adombra «uno scontro aspro in mancanza di un chiarimento» sulle risorse necessarie per i contratti e la soluzione del precariato.

Anche la Uil-Pa a congresso a Roma è intervenuta sull’argomento e conti alla mano parla di «elemosina» riferendosi ai 10 euro netti che i lavoratori pubblici si ritroverebbero in busta paga per il rinnovo dei contratti per il biennio 2006-2007. «La respingiamo al mittente - afferma il segretario generale Salvatore Bosco - è una provocazione». Tanto più che la spesa per le consulenze «si aggira intorno ad un miliardo e trecento milioni di euro. Ci farebbe piacere conoscere - ha aggiunto Bosco- quante di queste risorse sono veramente necessarie e quante, invece, vengono bruciate ogni anno per ragioni di clientelismo». La Uil-Pa rilancia la necessità di rivedere il modello contrattuale e preme su Cgil e Cisl perché si apra il confronto. Per la Cisl usa parole durissime Rino Tarelli, segretario di Fpl, che rifiuta la «trasfigurazione dei lavoratori pubblici come ventre molle in cui affondare impunemente il coltello dei tagli di spesa» e ricorda circa 800 mila dipendenti hanno contratti scaduti anche da 29 mesi nella sanità, nel fisco, nella dirigenza degli enti.