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Unità-Pubblico impiego, sciopero contro il governo

I sindacati sono stati convocati per il 3 giugno.Ma non ci sono le risorse adeguate al rinnovo. Epifani: non vedo aperture Domani fermi tre milioni di lavoratori per il contratto. Grande manifestaz...

20/05/2004
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l'Unità

I sindacati sono stati convocati per il 3 giugno.Ma non ci sono le risorse adeguate al rinnovo. Epifani: non vedo aperture

Domani fermi tre milioni di lavoratori per il contratto. Grande manifestazione a RomaMILANO Il governo tenta di mettere una pezza al disastro della vertenza per il pubblico impiego, ma i sindacati confermano senza esitazioni lo sciopero di otto ore proclamato per domani, che complessivamente interesserà circa tre milioni di lavoratori degli enti pubblici di tutta Italia. Ieri il ministro della Funzione pubblica Luigi Mazzella ha annunciato una convocazione per il 3 giugno al tavolo di Palazzo Chigi dove siederanno il vicepresidente del consiglio, Gianfranco Fini, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta e ilministro dell'economia Giulio Tremonti. Le premesse non sembrano comunque le migliori ("I sindacati - dice infatti Mazzella - ritengono inadeguate le risorse stanziate, il governo ha una veduta diversa ma speriamo di trovare un punto di equilibrio "), ma sembra già un primo effetto preventivo della grande mobilitazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil. Secondo il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego "allo stato non ci sono nè segnali nè spiragli di apertura" e "la situazione è al palo". E ha proposito dello sciopero di domani, Epifani aggiunge: "È una giornata importante per i lavoratori del pubblico impiego e della scuola che rispondono ai ritardi del governo e perché non si vede uno spiraglio di soluzione". La convocazione di Mazzella? "Credo che non abbia rilevanza - osserva il leader della Cgil - non mi aspetto novità perché per averne bisogna che il governo definisca le sue priorità nella legge di bilancio". E il Dpef "potrebbe essere una sede" per dare un segnale sulle risorse del pubblico impiego". Anche il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, si augura che il governo trovi presto le risorse per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, e a sua volta liquida così la chiamata per il 3 giugno: "C'è lo sciopero comunque. Speriamo che trovino i soldi". Lo sciopero "è confermatissimo" anche per la Uil. "Il governo ci ha convocato con qualche mese di ritardo e con una lettera di convocazione con oggetto talmente generico che non lascia trasparire nessuna conclusione - dice il segretario confederale Antonio Foccillo - in ogni caso noi andremo a quell'incontro, perché vogliamo fare i contratti, sia questi del biennio in corso sia quelli non ancora fatti relativi alla tornata precedente, per comparti strategici quali l'Università e la Ricerca, nonché per i dirigenti e i medici. Lo sciopero - conclude Foccillo - sarà molto partecipato e costituirà un segnale forte per il governo, che ha tardato a dare una risposta per ben sei mesi e che quindi dovrebbe riflettere su come viene percepito dai lavoratori questa prolungata perdita di potere d'acquisto". La richiesta sindacale di adeguamento delle buste paga dei tre milioni di lavoratori del pubblico impiego è dell'8%, circa 150 euro in media. Ma il governo offre più del 3,6%. Una distanza che non offre punti d'incontro. Anche per questo il segretario generale della Funzione Pubblica Cgil, Carlo Podda, vede dietro questa vicenda un pericolo che va al di là di una normale vertenza contrattuale: "Precarizzando ed esternalizzando i rapporti di lavoro del settore - spiega - di fatto si abbatte e si erode l'intero sistema dei servizi. Ed è questa consapevolezza che vogliamo far crescere nel paese: il nesso tra lavoro pubblico, servizi, diritti e democrazia". Una manovra, l'attacco del governo al sistema del welfare italiano, che passa anche attraverso altre iniziative: "Per esempio con il decreto che pone fine al rapporto di esclusività dei medici con le strutture pubbliche - ricorda Podda - e poi con il taglio delle risorse che la finanziaria mette a disposizione dei Comuni, che quindi sono costretti a ridurre i costi dei servizi ai cittadini. E poi non bisogna dimenticare - conclude il leader della Funzione Pubblica Cgil - che la nostra battaglia difende i redditi di persone che portano a casa non più di 25.000 euro lordi all'anno che poi se ne vanno per il 90% nelle spese per affitto, alimentazione, istruzione dei figli e sanità". Per domani, intanto, Cgil, Cisl e Uil hanno accolto la richiesta del sindaco di Roma per facilitare la mobilità cittadina e quindi ci sarà un solo corteo e non due come previsto inizialmente. Partirà (intorno alle ore 9.30) da piazza della Repubblica per raggiungere Piazza San Giovanni, dove parleranno Angeletti Pezzotta ed Epifani